mercoledì 26 dicembre 2012

Ubriacatevi di vita!

Il 31 dicembre quasi allo scadere della mezzanotte che augura il nuovo anno esprimo un desiderio. Generalmente penso a qualcosa che desidero ardentemente sperando che nel nuovo anno possa prendere forma. Lo faccio ogni anno nonostante ciò che ho desiderato non si realizza mai, trovando però per strada nel corso dell'anno cose nuove, cose che non mi aspettavo accadessero, speranze che non nutrivo ad inizio anno, cose che non desideravo ma che hanno poi arricchito la mia vita molto più di quelle che ad inizio anno speravo si realizzassero. Quasi allo scadere del nuovo anno generalmente faccio un bilancio cercando di dare un titolo all'anno che sta per terminare tra il vociare di chi puntualmente afferma che l'anno è volato in un batter d'occhio. Non so se quest'anno sia effettivamente volato come dicono, so solo che è stato ricco, così tanto da non riuscire a dargli un unico titolo, così ricco da pensare a tanti titoli diversi, uno per ogni mese, quasi come fosse un calendario. Gennaio avrà allora questo titolo: "Fare un passo avanti per non avere rimpianti". Per non averne mi sono data solo la possibilità di esprimermi, senza provare vergogna per delle sensazioni che custodivo gelosamente, per ciò che ero in quel dato frangente temporale, un passo avanti che avrebbe portato ad un no o ad un sì, molto meglio di un forse che mi avrebbe soltanto trascinato nel tunnel del rimpianto, che avrebbe solo procrastinato in fondo il momento del "no" che è arrivato comunque, appesantendo in un primo momento quell'ombra del fallimento che ho creduto mi seguisse ogni volta tentassi di instaurare un rapporto personale. Poi ho capito che se almeno ci hai provato non puoi dire di aver fallito, perchè fallisce solo chi non ci ha mai provato, chi prova un'inutile vergogna nell'accingersi a muovere un passo che serve solo a definire ciò che si sente, ciò che si è in un dato momento. Allora febbraio avrà quest'altro titolo: "Ci ho provato, non ci sono riuscita, non ho fallito, ho vinto lo stesso", perchè in fondo non ho perso nulla, ma recuperato una parte di me che se fosse rimasta nascosta avrebbe vissuto in un insoddisfacente rimpianto. I rapporti falliscono, alcuni non riescono nemmeno a decollare, ma noi no. Se abbiamo dato voce al nostro io interiore abbiamo preso il volo comunque, abbiamo vinto al di là del risultato che spesso può non dar merito al nostro palesarci. Il mese del mio compleanno è sempre stranamente confuso. Forse perchè sapere di compiere gli anni mi incute una strana sensazione di ansia, quasi come se temessi di crescere. Ma per quest'anno lo intitolerei "E' solo un anno in più, ma le esperienze sono state ancor di più". Non ho creduto che compiere 23 anni fosse sintomo di maggiore saggezza o maturità. Forse le posseggo nonostante la mia famiglia sia sempre dietro l'angolo a ricordarmi il contrario, forse queste doti non mi appartengono, probabilmente nemmeno le desidero. Ho avvertito soltanto la sensazione di essere diventata più umana rispetto l'anno precedente, ecco perchè forse il mese di marzo merita un secondo titolo: "Umanità". Ad aprile mi sono sentita stranamente leggera, il suo titolo inevitabilmente sarà : "Libertà, scoperte, viaggi ". Una sensazione quest'ultima che ha dato il titolo al mese di maggio, che intitolerei appunto "Leggerezza". Una leggerezza che a giugno mi ha trascinato in qualcosa di sorprendentemente inaspettato, a cui darei il titolo "Apri il cuore, provaci ancora". E' come se dopo quasi sei mesi la vita mi mettesse ancora una volta alla prova, nonostante la diversità delle circostanze. Mi sono tuffata, ho vinto le paure, ho idealizzato qualcosa che in realtà non c'era, ho sperimentato circostanze che da tanto non provavo, non cercavo, nè forse desideravo. Ci ho provato, non ci sono riuscita, di nuovo. Per giorni ho avvertito il peso dell'ombra del fallimento, di nuovo, ingiustamente. Ma poi senza alcun rimpianto, con un cuore che attendeva solamente di riempirsi e traboccare di me stessa e non più per volontà di qualcun'altro, ho spiccato il volo, mi sono data la possibilità ricrearmi, di vincere ancora, credendo che quando forse qualcosa va perso si vince sempre qualcosa di molto più forte ed importante. A luglio sono partita per Londra con un biglietto di sola andata ed una valigia non troppo piena che avrei voluto riempire strada facendo, una valigia che effettivamente al ritorno pesava di 60 vite, o di molte di più. Avevo perso, non fallito, capita, ma alla fine avevo anche stravinto, così tanto che i mesi di luglio agosto e parte di settembre hanno tanti, troppi titoli. Si intitoleranno: basta, ancora, ci provo, mi tuffo, emozioni, perdite, conquiste, scoperte di persone incredibilmente sorprendenti, scoperta di una me stessa che in fondo non è poi così debole, solitudine, divertimento, leggerezza, grasse risate, lacrime, non ce la faccio, ce la posso fare, andrà meglio la prossima volta, speranze, non voglio perdere nessuno, ho perso tutti e me ne infischio, ciò che conta non ci lascia mai, i cervelli vuoti sono sempre quelli che danno più aria alla bocca, lascia che le critiche ti scivolino addosso rendendoti solo più luminosa, il rintocco del Big Ben che ti dice che il tuo cuore ancora batte, un cuore che batte troppo forte, un cuore che può fermarsi ma non sarà mai la fine, io ci sono e basta questo, le anime perdute sono destinate ad incontrarsi, pazzie, nottate che si riempiono di silenzi, parole come versi delle poesie più belle, il lavoro è duro ma tu intanto sei leggera come una piuma, abbracci che riscaldano, persone idiote e persone tremendamente affascinanti, specialità, addii che speri siano arrivederci. Quante vite ci sono in tutti questi titoli? Forse infinite, perchè infinita mi ci sono sentita anch'io quando mi sono tuffata nel tunnel dell'incertezza da sola, recuperando da sola o grazie a qualcuno la certezza di ciò che sono, il destino che per me vorrei costruire, ciò che in fondo da sempre voglio essere ma che tentennavo ad esprimere. I mesi di ottobre e novembre sono stati però incredibilmente pesanti. "Pesantezza, malinconia, nostalgia, senso del dovere" saranno i loro titoli. Ma stavolta aggiungerei un sottotitolo: "nei periodi più bui ascolta il tuo cuore ed assecondalo". Ho assecondato le richieste del cuore che mi diceva di alleggerirlo dal peso del dovere con un velato ma profondo piacere. Questo piacere ha preso il nome di "Flying Swallow", che non è soltanto il titolo di un blog. Flying Swallow è una passione eterna che aspettava di rifiorire come boccioli in primavera, per lungo tempo seppelliti dalla neve di rigidi inverni, è esprimersi nel modo per me più congeniale, è amore, sono in fondo semplicemente io. E me ne accorgo ogni volta che rileggo qualcosa che ho scritto, specchio di uno stato d'animo del momento, di quello che in quel momento mi andava di raccontare parlando talvolta di qualcosa di esteriore, improntato sul mio punto di vista, in grado di racchiudere sempre, in ogni parola anche parte di me. Sembrerà per molti un'assurdità, ma in tanti momenti in cui avrei voluto dire basta, non ce la faccio, sono stanca di tutto è stato proprio questo che mi ha dato la spinta per dire invece ancora, ce la posso fare, sono stanca di tutto ma non posso esserlo di me stessa. Tutto questo mi ha condotto al mese di dicembre con qualche consapevolezza in più su me stessa, con un pizzico di coraggio e profonda volontà senza le quali non avrei finito gli esami, giungendo ad un traguardo in fondo non completamente ultimato, in fondo piccolo, ma per me immenso, perchè è stata la conferma che quando pensi che tutto stia per crollare da un momento all'altro, se tu ci sei, se tu non crolli insieme al resto, sei in grado di reggere anche una montagna che frana. "Traguardo" è il titolo del mese di dicembre. Per la prima volta sono triste che quest'anno sia già quasi terminato, perchè voltandomi mi sono accorta di aver lasciato alle spalle troppa vita, ma al contempo spero di ripercorrere i prossimi dodici mesi che verranno nella stessa maniera, lasciando che sia, cogliendo le possibilità che la vita regala ogni giorno di cui a volte preferiamo ingiustamente farne meno o nemmeno ce ne accorgiamo, sperando di imparare ancora e di avere sempre nuove conferme, sperando di avere ancora una volta numerose ricchissime vite. Ed è questo l'augurio che faccio a tutti voi lettori. E' oltremodo scontato augurare amore, pace e serenità. E' bello ma irreale. La vita può esserlo come non. Credo che in 365 giorni sia impossibile essere sempre felici, innamorati, con pace e serenità nei cuori. La vita spesso ti porta a rifiorire solo se prima ti sarai appassito. Il mio non è un augurio cinico, ma vuole essere un augurio vero, reale, semplice, autentico, come la strada che ho scelto di seguire. Allora il mio augurio più sincero non può essere che augurare 12 vite, o anche molte di più, anche 365 vite se necessario, vite la cui prerogativa è una soltanto: esserci con tutto ciò che si è, nel bene e nel male. Svegliarsi sempre come fosse un nuovo inizio e addormentarsi come fosse sempre la fine, vivere nella semplicità dei gesti quotidiani, non disdegnando gesti estremi, nutrirsi di tutto ciò che troverete lungo il tragitto, cogliere una forma di vita ovunque e con chiunque vi troviate, calpestare erba fresca senza mai dimenticare il ruvido asfalto delle strade già percorse, non aver timore di rimanere delusi, di piangere, di sbattere porte, di urlare, di rischiare, di tuffarsi in ciò che è incerto, di dar voce ai propri sogni senza lasciare che sia la notte ad alimentarli ed il mattino seguente a portarli via, amare nonostante non si abbia un compagno o una compagna che ci renda il letto più caldo, amare significa anche ascoltare ciò che il cuore vorrà sussurrarci, riuscire a contemplare il silenzio, riuscire ad intravedere una timida luce nonostante il buio, e questo è anzitutto il risultato di amarsi, cogliendo spesso nelle proprie fragilità il proprio punto di forza. 
Solo a fine anno, al momento del mio puntuale bilancio credo che in fondo io mi sia ubriacata della sostanza più letale di tutte: mi sono ubriacata di vita ed è stato semplicemente meraviglioso, soprattutto strappare sorrisi dietro lacrime di malinconia, strappare un ancora, ce la posso fare da un basta, non potrò mai farcela. Allora è questo che auguro a voi tutti: UBRIACATEVI DI VITA, non di una soltanto, ma di tante, troppe, infinite vite.

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