domenica 16 dicembre 2012

In un mondo tremendamente uguale cerca di essere diverso.

Sono un po' stanca. Sono un po' stanca di un mondo che gira sempre nella stessa direzione nonostante la mia implacabile ostinazione di andare controcorrente. Sono stanca dei "ciao come stai" seguiti da un convenzionale "tutto bene grazie", perchè in fondo a pochi interesseranno risposte a domande che molto spesso rivolgeremo solo per non sembrare disinteressati, nonostante sapranno di poco, di banale, del "così si fa, così fanno tutti". Sono stanca dei complimenti che non hanno mai seguito, dei "sei bella, sei speciale, sei intelligente" senza mai che l'altro ammetta "ma io troppo immaturo, troppo coglione, troppo uguale agli altri per volerti così come sei". Sono stanca dei mi manchi mai seguiti da un ti vengo a prendere. Sono stanca delle chiacchierate telematiche senza mai ammettere di essere diventati pigri manichini che si accontentano di poco, del non guardarsi negli occhi, del non tenere stretta una mano, troppo poco empatici, troppo in fondo omologati. Sono stanca dei corteggiamenti da quattro soldi, un paio di birre e momenti frenetici, rumorosi, fugaci come quel tempo che scorre e che quando passa ti farà sentire quasi come se in fondo non sia cambiato nulla. Sono stanca delle sigarette accese e lasciate nel posacenere, lasciando che sia il vento a fumarle come a disperdere nell'aria la cenere. Sono stanca delle parole scontate, dette a metà per paura di ferire o per timore di sembrare così simili da volersi tremendamente. Sono stanca della generazione che siamo diventati, di quelli che vivono di una serata in discoteca dove l'obiettivo sarà l'offerta di labbra o dell'intero corpo, di quelli dalle camicie sbottonate ed i capelli perfettamente in ordine, di quelli di un paio di shorts e tacchi a spillo. Sono stanca dell'inespressività di corpi che prevale sulle note melodiose di certe anime. Sono stanca dei pettegolezzi, di chi si parla alle spalle per poi apparire come figuranti in fotografie dove spiccano finti sorrisi su quelle facce ancora più finte, quasi come se l'autenticità sia oggi un bene di lusso. Sono stanca delle mie illusioni, delle mie aspettative che spesso devo chiudere in un cassetto, lasciandole tra la polvere. Sono stanca di gente che mi tira l'amo lasciandomelo tra le mani senza mai avanzare. Sono stanca di quei film che terminano con il lieto fine, dove due anime perdute si cercano per poi ritrovarsi alla fine l'uno di fronte all'altro, pronti a rimuovere le loro finte barriere, a giurarsi eterno amore, a baciarsi mentre gli schizzi sottili di pioggia scorreranno sulle loro gote, rosse dall'imbarazzo, dal troppo amore scambiato. Mi piacerebbe vedere qualcosa di più realistico, come porte sbattute, gente che si dispera, che si scambia parolacce invece dei "ti amo, ti vorrò per sempre", perchè in fondo è quello che a volte accade, nonostante riesca a sperare in qualcosa di diverso solo guardando questi film, che considero banali, ma che in fondo lasciando spazio all'immaginazione lasciano per qualche minuto ben sperare in qualcosa di diverso, in qualcosa che sembra banale eppure così bello. Sono stanca delle emozioni che nascono, che bruciano, che ti scottano al punto tale da dovertene distanziare, al punto tale da farti sentire come un fiammifero spento, inutilizzabile, da gettar via. Sono stanca delle promesse e dei sogni che pensi essere inossidabili ma per cui talvolta basta poco per accantonarli. Sono stanca di chi non va mai oltre, di chi dietro un sorriso non percepisce una lacrima, di chi dietro parole intrise di cinismo non avverte un bisogno, di chi dietro un corpo non è mai in grado di scorgere un'anima perduta, un cuore che batte. Sono stanca degli stereotipi, delle definizioni riduttive, degli appellativi che minimizzano, della necessità di misurare l'astrattezza riducendo la possibilità che ci viene concessa di esternare il nostro essere pienamente, dei pregiudizi, dei luoghi comuni, dei "così si fa, allora lo faccio anch'io". Sono stanca di quegli uomini che fanno delle donne scimmie da ammaestrare, e di quelle donne che glielo lasciano fare. Sono stanca di chi ostenta una felicità che non sarebbe necessario palesare ai quattro venti se fosse autentica, come la tristezza. Sono stanca della gente tutta uguale, che riempie spazi di parole futili senza mai contemplare il silenzio. Sono stanca della carenza di contatto, del piacersi ma mai troppo per lasciarsi andare, del cercarsi senza mai trovarsi, del volere approfondire conoscenze senza in realtà mai muoversi di un passo, stando nell'attesa, quell'attesa che ci rende troppo spesso impazienti, sempre in fondo insoddisfatti. Sono stanca di chi è stanco ma continua a non ammetterlo, continua a girare insieme ad un mondo per inerzia, non sentendosene mai il padrone. Perchè in un mondo così tremendamente uguale e rigidamente schematico nessuno mai sceglie di fare la differenza, nessuno mai cerca di essere diverso, nessuno mai si pone l'obiettivo di diventare migliore, non degli altri, ma di quella fragile corazza di cui si riveste, continuandosi a lamentare senza mai capire che solo se si diventa "migliori" si sarà in grado di attrarre persone "migliori", cessando così le inutili ed immancabili lamentele? Perchè forse si è pigri, o semplicemente poco coraggiosi e non forti abbastanza per scontrarsi con la folla che potrebbe travolgerci camminando nella direzione opposta, o perchè forse si ha paura, paura della solitudine.

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