mercoledì 31 ottobre 2012

E ti convincerai a fare a meno delle persone...

Gli animi più cinici sostengono che dovremmo imparare a fare a meno delle persone. Forse in parte è così.
Le persone cambiano, tu cambi, e succede che a volte anche le persone che ti sono state vicine per un'intera vita, che hanno condiviso con te ogni singolo momento di ilarità adolescenziale, ansie, problemi, le tue prime delusioni quando tornavi a casa e volevi solo mettere la testa sul cuscino e piangere a dirotto, quelle persone che non c'era giorno o momento della giornata che non sentivi al telefono, pian piano si allontaneranno. Le sentirai così distanti che non ci sarà più modo di tornare indietro.
Soffrirai per poi convincerti che la cosa più giusta è fare a meno delle persone. Perchè la vita degli altri può scorrere anche senza di te. Dovremmo imparare a cercare la serenità stando in silenzio ad ascoltare il cuore e lasciarci andare dove il cuore avrà scelto di condurci, per non passare accanto ad una vita che intanto scorre velocemente, ma per entrarci dentro, fino in fondo. Forse dovremmo imparare a cercare la serenità in un libro, in una tazza di tea, in una canzone, in noi stessi, ma mai negli altri. Le persone, prima o poi, vanno via, solo poche saranno quelle che ti siederanno accanto per sempre, se sei fortunato. I rapporti sono come nuvole che si avvicinano per poi allontanarsi spazzate via dal vento, e non ci sarà modo di farle congiungere di nuovo perchè la forza del vento non la si può gestire purtroppo.
Dovremmo quindi imparare a restare soli. A contare solo su noi stessi. A gioire delle nostre vittorie da soli e a piangere allo stesso modo. Dovremmo forse imparare a fare a meno degli abbracci, di quelli calorosi e confortanti che ti fanno sentire accolto in un ambiente di ristoro, come ovattato, dove qualsiasi cosa accada ce la farai a resistere anche al peggio. Dovremmo imparare forse a fare a meno dell'amore. Di quello puro, immacolato e genuino. Di quello fatto di dolci passioni incontrollabili, di amabili carezze, di parole dette piano per paura di ferire, di silenzi in cui trovi lo sguardo dell'altro, perdendoti in uno spazio silenzioso dove ogni parola sarebbe superflua. Dovremmo quindi forse imparare a non cercarlo, a non averne bisogno, perchè questo tipo di amore è raro e le possibilità di incrociarlo sono poche. A volte incontrerai persone che ti illuderanno di averlo finalmente trovato, ma poi ti deluderanno. E sì, starai male. E ti convincerai anche che dovrai farne a meno. Ti convincerai che forse sarà meglio scontrarsi con altri corpi senza che tu avverta mai niente, senza che la tua anima non si ritrovi mai in quella dell'altro. Talvolta ci si scontra solo per avvertire l'illusoria percezione della presenza dell'altro. Ma la verità è che non ne ricaviamo mai molto. Solo passioni che bruciano e simultaneamente si spengono sino a lasciare solo ceneri che a lungo andare non avremo più il coraggio di gettare via con il vento, perchè siamo stanchi di compiere anche questo gesto.
Allora a fare a meno di tutto forse si diventa niente. A fare a meno delle persone solo perchè queste maledettissime persone cambiano e rivolgono il loro sguardo lontano dal tuo volto si diventa cinici. Ma le persone ciniche, quelle che lo sono diventate soprattutto, sono forse quelle che soffrono di più. Che si sono convinte a stare soli perchè non hanno alternativa se non vogliono rimanere delusi, se non vogliono accumulare sofferenze come polvere che accantonano sotto un tappeto. Forse la prima cosa per scrollarsi di dosso questa falsa etichetta è gridare, urlare a squarciagola con tutto il dolore quanto le persone che siano andate via siano maledette. Maledette per quei vuoti che hanno deciso più e più volte di colmare senza mai riempirli totalmente. Ma l'errore più grande che si possa commettere è rintanarsi in un guscio e fare a meno di tutto. Fare a meno della possibilità di entrare dentro rapporti per paura di non poterne più uscire o uscirne troppo presto. Soli, con il cuore cupo e colmo di cinismo, si diventa brutti. Noi invece dobbiamo sforzarci, o per lo meno provare, ad essere quanto più belli possibile. Allora anche il mondo ci sembrerà più bello. Forse dobbiamo pensare ad essere belli soprattutto per noi stessi, per specchiarci ed ammirare la nostra luce riflessa che riempirà la stanza di amore, una luce che sarà come un dolce risveglio.

martedì 30 ottobre 2012

Verso isole felici.

Mare. Spiagge. Isole. Scogli. 
La nostra vita è il mare. Approdiamo su spiagge spesso sconosciute. Ci tuffiamo subito, a volte a fatica. Certe acque all'inizio sembreranno troppo fredde. Tutto starà nell'ambientarsi e calarsi in quelle acque che a lungo andare ci riscalderanno. Talvolta non riusciremo a trovar tepore in quelle acque che dunque ci imporranno quasi di uscire, asciugarci e andare alla ricerca di altre spiagge. Altre volte capiterà il contrario. Nuoteremo al punto tale da arrivare a largo, dove sarà impossibile vedere da lontano la spiaggia. Allora continueremo a nuotare. Il mare sarà calmo, i raggi di sole timidamente ci riscalderanno, e noi ci terremo a galla. Saremo soli in quelle acque. Noi, il mare piatto, il sole all'orizzonte. Ma capiterà di essere stanchi. Talvolta allora ci aggrapperemo a degli scogli che saranno per noi l'unica ancora di salvezza, l'unico ristoro per lenire la stanchezza dei nostri muscoli. In quel momento ci sembreranno tutto quello che stavamo cercando. Sono come quelle persone che spuntano nella nostra vita per darci una mano. Ma sono solo scogli, niente altro. Sono scogli a cui potremmo aggrapparci ma nient'altro. Ci aggrapperemo quando il mare sarà calmo, quando saremo stanchi di continuare a nuotare da soli. Ma quando cominceranno ad alzarsi le prime onde dovremmo trovare il coraggio di staccarci da quell'unico appiglio e continuare la nostra nuotata per evitare che quelle onde subdolamente ci sbattano sulle pareti impervie di quegli scogli, provocandoci ferite e talvolta tanto dolore. Ci hanno aiutato ma dovremmo imparare a farne a meno. Dovremmo considerarli come quelle mani tese nel momento del bisogno, che si ritraggono quando il bisogno, temporaneo, sia stato soddisfatto. E sì continueremo a nuotare. Ci ritroveremo in mare aperto, tra acque calme o più agitate, soli con il solito tepore di quei raggi che continuano a riscaldarci, o soli nel bel mezzo di una tempesta che ci porterà sott'acqua. Ma siamo arrivati fin lì e non sarà la pioggia a scoraggiarci. Quando tutto cesserà il mare ritornerà calmo e noi saremo ancora lì, a galla. Nuoteremo sino ad approdare finalmente su un'isola. Non si tratta di scogli, ma di terra ferma. Sono quelle persone che sono come le nostre isole felici. Quelle persone che ci accoglieranno qualunque sia la condizione climatica. Quelle persone che ci daranno un posto dove stare quando saremo stanchi senza metterci fretta, senza dirci per quanto rimanere, perchè non ci sarà più nessuna onda che con forza ci spingerà verso pareti impervie e rocciose sino a farci male. Sono come quelle persone che ci offriranno qualcosa per sanare le ferite, che ci offriranno un dolce riparo, che attutiranno la nostra stanchezza. E forse sì, quando saremo più forti ricominceremo a nuotare, lasceremo quelle isole felici. Incontreremo nuovi scogli e ancora tempeste per poi riprendere la nostra nuotata approdando magari su qualche altra isola per poi rituffarci, ancora e ancora. Ma sapremo sempre che lì, in quei punti, esistono delle isole felici pronti ad accoglierci senza biasimarci mai, offrendoci tutto in cambio di niente.

Mancanze.

Ci sono giornate in cui ti svegli già stanca. Una stanchezza che sai che non potrai lenire con una tazza di caffè. Quelle giornate che cominciano con i ricordi. Cerchi di spazzarli via tentando di schiacciarli con buoni propositi, ma la loro consistenza non te lo permette.
Ci sono giornate che iniziano con "mancanze" che sai che non potrai attutire, quelle giornate che sai già che dovranno trascorrere in questo modo nonostante tu possa provare a fargli cambiare direzione, nel silenzio di una stanza che a te a tratti sembrerà troppo rumorosa, come se fosse scattato un allarme assordante che non vuol cessare. Le mensole in ordine eppure così disordinate. Una scrivania troppo piena che invece ti sembrerà vuota. E te, che stai lì a contemplare tutto questo. Rivolgi lo sguardo verso la finestra quando tra una nuvola e l'altra c'è spazio per un timido raggio di sole, ma non riscalda e dura poco. Anche il tempo si prende gioco di te. Cominci a non tollerare il tintinnio delle lancette dell'orologio che ti ricorda che intanto i minuti passano e tu ti trovi ancora lì su quella sedia, in uno spazio che è tuo e non ti rendi conto nemmeno perchè. Quando lo è diventato? Lo hai scelto? Chi eri quando lo hai scelto?Lo senti ancora tuo?
Ci sono quelle giornate in cui speri che le lancette corrano più veloci del solito. Quelle giornate in cui speri che tutti quei ricordi e quelle mancanze che hai avvertito non ti seguano anche durante la notte per poi risvegliarti il giorno successivo con la stessa massa di pensieri che come nodi desideri sciogliere uno ad uno ma in realtà non sai nemmeno da dove cominciare. Da dove comincio. Non lo so. Non so da dove cominciare. So finire, ma non so cominciare. Le cose le inizio in maniera sempre caotica, poi col tempo prendono una giusta piega, ma dura poco, sempre troppo poco, il tempo sufficiente per poi dire basta.
Quelle giornate in cui pensi alle persone che sono andate via, una dopo l'altra, lasciando un segno solo per te, mentre per loro la vita scorre anche senza la tua presenza. E vorresti dirgli solo "Vaffanculo, chi sono stata io per te?". A tutti, nessuno escluso. Però è tardi, non lo puoi più fare. Lo faresti soltanto per toglierti un peso dalla coscienza, non avrebbe senso, perchè in fondo quando hai cominciato, nella tua maniera caotica ed eccessivamente impulsiva, sapevi anche tu sarebbe finita così, e che forse cominciare non avrebbe avuto senso. Sapevi già che sarebbe finita nel suo silenzio e nel tuo rumore, che solo tu sei però in grado di ascoltare. Perchè le persone sono come i treni. Vanno e vengono in continuazione. A volte riuscirai a trovare la giusta concidenza, salirai su quel treno spesso troppo affollato da non riuscirti a sedere se non quando qualcuno dovrà scendere alla fermata successiva. Ma al capolinea dovrai scendere e proseguire a piedi. A volte sarai in stazione per ore, alla ricerca della giusta coincidenza, senza mai trovarla. Senti una voce che continua a ripetere che il treno è in ritardo e che si scusano per il disagio. Forse conviene trovare un'alternativa. Quel treno forse non arriverà mai. O quando arriverà sarà così affollato da farti perdere il respiro e pensare che forse sarebbe stato meglio non salirci. A volte le coincidenze giuste le perdi. Il treno parte senza di te. Con tutto il fiato che hai dentro cercherai di raggiungerlo, ma forse non ci riuscirai. L'hai perso e chi sa quanto altro tempo dovrai aspettare per ritrovarlo. Forse il successivo, o forse non più.
Sono quelle giornate in cui cosa vuoi ti è più chiaro, ma non riesci a prendertelo. Non puoi gridare perchè non riusciresti forse ad emettere alcun suono. Quelle giornate in cui ti senti in colpa e non sai perchè. Quelle giornate in cui senti le gambe in delle sabbie mobili e desideri che qualcuno o qualcosa ti siuti ad uscirne. Quelle giornate in cui vorresti parlargli e dirgli che ti dispiace. Quelle giornate in cui vorresti avere spiegazioni. Quelle giornate in cui vorresti capire in cosa hai sbagliato. Quelle giornate in cui hai paura di aver rovinato tutto. Quelle giornate in cui mentre scrivi ti senti un'illusa e pensi di non volerlo fare più.

lunedì 29 ottobre 2012

Si può stare con qualcuno ed essere liberi lo stesso?

Una delle tante scuse che la maggior parte degli uomini ma anche delle donne propinano per svincolarsi da relazioni oramai fiacche e poco stimolanti è il desiderio di libertà. 
Sì, perchè è opinione di molti ritenere che non appena ci si fidanzi con qualcuno si perde automaticamente la libertà. Perchè è ancora opinione di molti che per libertà si debba intendere la possibilità di uscire con gli amici senza dover necessariamente comunicarlo a "qualcuno", la possibilità di non dover necessariamente inviare a "qualcuno" messaggi di routine non appena si aprano gli occhi e poco prima di richiuderli, la possibilità di progettare viaggi con soli amici all'insegna del divertimento più sfrenato, la possibilità di intrattenere più relazioni dal totale disimpegno. Ecco perchè oggi si fa fatica a pronunciare il termine "fidanzamento", che è stato soppiantato da un termine che si pone a metà strada: frequentazione.
Perchè la frequentazione impegna ma non troppo, ci si può sentire o meno, e al momento di progettare le vacanze estive, ognuno si sentirà libero di poter scegliere, perchè in fondo, vi state solo frequentando. La frequentazione è quel tipo di relazione "dentro ma non fino in fondo", un qualcosa che spesso non evolve, che  può rimanere anche tale, quel tipo di relazione che sebbene vi coinvolga emotivamente vi dovrete astenere dall'esprimerlo, perchè la regola vuole che l'altro sarà lì a ricordarvi quanto sia prematuro il coinvolgimento emotivo, perchè in fondo vi state solo "frequentando", e la frequentazione può prevedere belle sensazioni, ma si tratta sempre di quelle sensazioni che vi mettono "dentro ma non fino in fondo". I più furbi potranno addirittura prendere la palla al balzo per rifilarvi la solita scusa del tipo "Scusami, ma non mi sento pronto, non è scattato nulla, certe cose o scattano subito o non scattano più ". Una contraddizione in termini, quindi non la pronunciate mai, per carità. Perchè se la frequentazione si astiene da ogni coinvolgimento emotivo di una certa intensità, se contempla la modalità del "dentro ma non fino in fondo", se è solo il preludio di qualcosa ma non da' certezze ma solo probabilità, farete la figura dei vigliacchi o delle vigliacche. I veri uomini e le grandi donne non lo sono mai, preferiscono piuttosto essere onesti. Ma questo è un altro discorso.
Ecco vogliamo la libertà che come intona una canzone di Fabrizio Moro, sarebbe sacra come il pane. Sì, che Dio la benedica in effetti. Ma secondo me la libertà ha poco a che vedere con la voglia di "non impegnarsi" con qualcuno. Questo è oramai per me un concetto antico, di chi non sa più cosa inventarsi, di chi invece di ammettere che qualcuno non gli/le piace abbastanza o, ancora peggio, invece di ammettere la propria attitudine nel far fallire ogni tipo di relazione, propina la scusa banale del "voglio la mia libertà". 
In realtà la libertà è una condizione mentale. La libertà è il non dover dipendere da nessuno, ma anche il non dover essere imbrigliati in stereotipi, concezioni, valori e false considerazioni che a lungo andare potrebbero addirittura schiavizzarci. Esistono persone che credono di essere libere solo perchè non hanno alcuna compagna o compagno al loro fianco, solo perchè in questo modo credono di condurre una vita all'insegna del totale disimpegno. Ma sono le stesse persone che sebbene ne siano convinti, in realtà non sono affatto libere, perchè dipendono da quelle considerazioni schematiche e da quelle idee falsamente stereotipate che vede l'uomo libero solo se solo. In realtà molte di queste persone sono rese schiave della contorta idea che hanno della libertà. Ne dipendono al punto tale da diventare paradossalmente schiavi di questa idea. Pensano di essere liberi, ma in realtà non lo sono fino in fondo. La libertà non è un'auto-imposizione, non si pretende, ma la si vive senza nemmeno accorgersene.
Esistono invece persone che lo sono nonostante stiano con qualcuno. Sono quelle persone che si abbandonano a qualsiasi cosa la vita gli proponga: un caffè e quattro chiacchiere tra amici, una serata al cinema con l'amica del cuore, un viaggio con una divertente compagnia, ma anche lo stare in casa da soli. Sono quelle persone che si abbandonano a qualsiasi tipo di emozione, e se capita, anche all'amore. Sì anche all'amore. Perchè si può essere liberi pur amando. Perchè l'amore non rende schiavi. La dipendenza non ha niente a che fare con l'amore. Quella è ossessione, è voglia di possedere qualcuno, è il non riuscire a star soli, è l'essere schiavi di qualcuno e mai padroni di se stessi. Sono quelle persone che non avvertiranno mai il peso dell'essere vincolati ad un'unica persona, perchè l'amore non pesa, anzi rende leggeri. 
Ci sono tanti schiavi finti libertini profondamente soli. Esistono invece persone che non saranno mai schiave ma che con un'assoluta padronanza di sé riusciranno ad abbandonarsi alla vita, con estrema leggerezza, soprattutto quando sceglieranno di amare.

domenica 28 ottobre 2012

Chiamala passione, divertimento oppure vita.

Qualcuno mi ha detto che con questo blog posso solo divertirmi. E sì, in effetti mi diverto, tanto.
Non pensavo di certo di fare altro. In fondo scrivo. Non salvo vite umane, non insegno niente, non riparo automobili, non preparo caffè e cappuccini, non emetto sentenze giudiziali.
Scrivo. Non faccio nient'altro. E questo mi basta, mi diverte.
Ma forse ciò che non ha capito la persona che con fare ironico mi ha detto "Buon divertimento, solo questo ti posso dire...", è che con queste semplici parole è riuscito a condurmi entro una dimensione, non so se più vera ma di certo più concreta, che in fondo già conoscevo nonostante continuassi a fantasticare.
Alcuni lo chiamano divertimento. Altri lo chiamano hobby. Altri ancora passatempo.
Io la chiamo passione. Lo chiamo sollievo. Lo chiamo amore. La chiamo esigenza. Lo chiamo bisogno essenziale. La chiamo voglia di comunicare nell'unico modo in cui mi riesce. Lo chiamo non so cosa riuscirò a fare nella mia vita ma l'unica certezza è che non smetterò mai di farlo per il resto della vita. Lo chiamo ingresso in un mondo intimo, imbrigliato, i cui nodi sono difficili da sciogliere.
La chiama tutto, niente eppure indispensabile. La chiamo vita.
Alcuni utilizzano termini più semplici, ti liquidano con frasi lapidarie, e ti rifilano frasi concise quando trovano la cosa sciocca, solo un divertimento.
Ed in effetti non posso negare che io mi diverta anche a scrivere. Ho aperto un blog per avere uno spazio personale per dar vita a qualcosa che sarebbe stato solo mio, senza alcuna pretesa, non sono una sprovveduta, solo per divertirmi un po'. Ma cosa c'è di strano nel sognare, nel coltivare una passione, nel fantasticare di voler rendere la tua passione, quella che chiami esigenza e sollievo, perchè no, qualcosa di più? No. sembra quasi che tu non possa. Perchè ci sarà sempre qualcuno che richiamerà la tua attenzione dicendo che sebbene tu lo voglia, rimarrà solo un divertimento, niente di più. Non riuscirai a scrivere da nessun'altra parte se non su di un blog che diciamocelo, vale meno di niente. Il punto è se dobbiamo dare ascolto a chi senza nemmeno provare il benchè minimo interesse abbia deciso di tapparci le ali. Glielo possiamo consentire? La risposta è no. E la risposta è no perchè nessuno può giudicare quello che sogni di diventare. Potrai non riuscire a realizzare il tuo sogno, ma la colpa non dovrà mai essere degli altri. Gli altri non possono scegliere chi farti diventare. Perchè tu la chiama passione, sollievo, amore, esigenza, bisogno essenziale, voglia di comunicare nell'unico modo in cui ti riesce, non so cosa riuscirò a fare nella mia vita ma l'unica certezza è che non smetterò mai di farlo. La chiami tutto, niente eppure indispensabile. La chiami vita. Puoi rinunciare alla tua vita? Vuoi morire? La risposta è no.

A chi è insicuro. A chi è troppo sicuro.

Esistono persone che girano in tasca con le loro verità che considerano inopinabili. Quelli che credono di essere i detentori della verità assoluta. Quelli che credono di sapere tutto su ogni argomento. Quelli che ponendosi su di un piedistallo hanno la presunzione di indicarti quale sia la strada giusta da seguire pur rimanendo fermi. Quelli che giudicano il tuo tragitto pur avendone scelto uno diametricalmente opposto al tuo. Esistono anche queste persone, dico davvero, li ho visti. Si aggirano per le strade di piccoli paesi o di grandi metropoli. Sono quelle persone che non chinano mai umilmente il capo lasciando che qualcuno insegni loro qualcosa di diverso, perchè avranno la presunzione di metter bocca su qualsiasi tipo di argomento, anche a loro sconosciuto. Sono quelle persone che non alzano mai la mano per chiedere, perchè loro non chiedono mai, già conoscono tutto. Sono le stesse persone che camminano con le loro verità custodite sapientemente nelle tasche perchè nessuno possa strappargliele ed aggiungervi qualcosa di innovativo, qualcosa che fino ad allora non avevano ancora scoperto.
Sono quelle persone che credono di sapere tutto, invece non sanno proprio niente. Le loro verità sono come bolle di sapone, perchè se qualcuno riuscisse a togliergliele dalle tasche, queste verrebbero spazzate via con una semplice folata di vento, scoppiando una dopo l'altra. Per questo le custodiscono gelosamente.
Sono quelle persone che camminano a testa alta, troppo sicuri di sè e delle proprie sterili verità. Verità che sanno di poco eppure le mostrano con profonda convinzione. Sono quelle persone che credono di sapere ma non sanno nulla, credono di esser capaci ma in realtà non lo sono. Mostrano capacità che in realtà non posseggono, eppure se ne convincono al punto tale da convincere anche chi gli sta attorno. Sono così pieni di sè, si amano così tanto, da mostrare quel poco che hanno come fosse un tesoro inestimabile che nessun altro sarebbe in grado di detenere.

Esistono persone che posseggono un patrimonio inestimabile. Sono come fiumi in piena, come il rifluire di acque di ruscelli che non cessano mai il loro corso. Sono come quelle melodie che vorremmo non finissero mai. Esistono persone che hanno tanto, troppo dentro di sé, eppure non lo mostrano. Se ne stanno lì in un angolo credendo che ciò che posseggono non valga abbastanza, o talvolta addirittura credono di non possedere niente. Sono quelle persone così piene a cui non basta conservare verità in delle piccole tasche dei pantaloni o di una giaccia. Sono quelle persone che posseggono verità che sono come blocchi di cemento, non come bolle di sapone che scoppierebbero una volta scontratesi con il mondo esterno. Sono quelle persone che sono come una bella poesia. Ma sono le stesse persone troppo insicure, che se ne stanno in casa, o in un angolo ad ascoltare chi con poche verità nelle tasche si mostrerà loro come un oratore pur non avendone le capacità. Eppure quello che se ne starà in silenzio in un angolo ad aspettare ed ascoltare ne saprà più di lui. Sarebbe in grado di incantare la folla come nessuno sarebbe in grado di fare. Ma non lo farà perchè è troppo insicuro, ha paura. E forse non ci sarà niente che potrà fargli cambiare idea. Perchè in fondo la maggior parte delle persone si accontenta delle parole. Basta che uno si mostri sicuro di sé. Sono poche le persone che non facendosi incantare da chi si mostra senza timore rivolgeranno il capo all'indietro, scorgendo in un angolo chi è rimasto in silenzio ad ascoltare perchè è troppo umile e non è mai stanco di imparare e domandare ciò che non conosce.
Ma perchè queste persone non si fanno mai avanti e rimangono in casa custodendo gelosamente il patrimonio che hanno dentro, senza pensare di mostrarlo mai? Perchè queste persone che potrebbero mettere a tacere chi continua a farsi scudo delle poche briciole di verità conservate in tasca, che una volta gettate all'aria scoppierebbero come bolle di sapone, non lo fanno mai? Perchè meno capacità si hanno più talvolta ci si mostra essendo troppo convinti di sé, finendo per persuadere anche gli altri?
Perchè quelle persone, quelle che potrebbero innescare una melodia diversa, quelli piene di idee, quelle che posseggono verità dure come blocchi di cemento, quelle che detengono un patrimonio a loro spesso sconosciuto, non sono solo troppo insicuri, ma talvolta sono anche un po' stanchi. Sono stanchi di veder salire sul palcoscenico persone che con poco o niente riescono ad incantare la folla. Sono stanchi di rimanere dietro le quinte ma hanno paura di mostrarsi perchè temono di riuscire ad incantare solo qualcuno, perchè il resto sarà abituato a quelle poche verità, sterili e fiacche, ma che vorranno custodire perchè nemmeno loro hanno voglia di conoscere di più. Sono come chi sale sul palcoscenico. La verità è che a queste persone non importa essere dietro le quinte o sul palcoscenico di un grande teatro. Chi sa di possedere non ha bisogno di mostrare nulla, non ha bisogno di ostentare ciò che chi avrà occhi per guardare riuscirà a farlo comunque. Queste persone non sono per la folla, sono per pochi soggetti che con cura e tanta pazienza riusciranno a tirar fuori quest'immenso patrimonio. Quelli che riusciranno a far capire a chi lo possiede il suo valore. Quelli che lo renderanno di certo meno insicuro. Sono quelle persone che se si mettessero sul palcoscenico a gridare le loro verità forse sarebbero anche in grado di cambiare il mondo, non sappiamo. Ma forse il mondo è destinato a non cambiare. E certe melodie sono belle perchè solo pochi le sapranno ascoltare.





venerdì 26 ottobre 2012

Il punto di vista degli uomini sulle donne.

Con le ragazze di oggi non si può più intavolare un discorso serio.
Per avere una loro risposta devi soltanto domandare che locali frequenta, che musica ascolta, dove preferisce fare acquisti per il suo abbigliamento. Perchè se cominci a fare domande di più alto spessore culturale, cominciando magari a chiederle dell'ultimo libro letto probabilmente ti dirà che non ha mai letto niente a parte libri di scuola, se siete fortunati, altrimenti vi liquiderà dicendo senza alcun imbarazzo di essersi fermata alla lista della spesa del giorno prima.
Le ragazze di oggi ci tengono a non apparire le classiche donne dai facili costumi, che amano farsi corteggiare sino allo sfinimento, quelle che progettano quando potersi lasciare andare, dopo magari la terza o la quarta uscita insieme, perchè se lo facessero prima verrebbero subito inquadrate come discendenti della famigerata Elena di Troia. Come se solo questo servisse a distanziarsi dal tipico stile delle cortigiane.
Allora tu uomo le prime volte non ci proverai, per evitare che lei possa pensar male di te. Ma dopo un po', quando comincerai a credere che forse sia arrivato il momento di lasciarsi andare, progetterai la serata perfetta, di quelle dove è assolutamente scritto che qualcosa dovrà pur succedere. Andrete a cena, le verserai del vino camuffandoti da gentleman almeno per una sera. Dopo proseguirete in una passeggiata romantica, sosterete da qualche parte isolata, magari dinanzi un panorama da brividi, sotto un cielo stellato dove addirittura le stelle ti diranno di avanzare. Allora tu uomo, accettando il suggerimento delle stelle che fanno da cornice ad un momento che sa di magia e poesia, tenterai di baciarla. Ma lei, quella cortigiana travestita da Suor Maria Claretta, che deve a tutti i costi preservare la sua integrità da donna sostenuta che non è ma che vuol soltanto apparire, riuscirà a rompere anche quella magia sussurrandoti: "No, non me la sento ancora, non è il momento." E tu, con la faccia di un insolito rossore, vorresti gettarla giù per il dirupo pensando "Cavolo, ma cosa devo fare di più?" ed invece non riuscirai a dirle niente. Resterai in silenzio. Fin quando in un momento inaspettato sarà proprio lei magari a fare il primo passo, coinvolgendoti in un bacio così appassionato che Suor Maria Claretta non sarebbe in grado nemmeno di immaginare. Poi vi lascerà così, sperando che il giorno dopo siate voi uomini a farvi sentire. Perchè alle donne, quelle che ancora vivono di pregiudizi, di stereotipi di vecchie epoche passate, quelle diciamocelo, un po' stupide e superficiali, basta questo. Basta che sia sempre l'uomo a fare il primo passo, il come, il quando, il dove ed il perchè non contano. Devono sentirsi su un fottuto piedistallo che le vede sempre un po' sopra ma mai sotto.
Sono quelle donne emotivamente sterili, in grado di progettare come quando e dove fare l'amore, quelle che non possono essere dolci perchè credono che l'uomo se ne approfitterebbe come fosse sintomo di una fragilità innata, quelle donne che credono ancora che il distacco faccia impazzire gli uomini. Ed in parte è anche così, forse. Ma sono sempre quelle stesse donne che se mettessi nude, senza trucco, in una stanza vuota dalle pareti bianche, sole con la loro anima, senza un drink al loro fianco, non riuscirebbero a dirti niente, se non perchè si trovino in quell'ambiente neutro dove per loro sarà impossibile immaginare qualcosa di incantato. Quelle donne che sprovviste del superfluo non emaneranno alcun profumo. Quelle donne che non sanno proprio di niente. Quelle che ti fanno sudare sette camicie prima di un bacio, ma che in discoteca devono andare quasi nude perchè altrimenti, secondo la loro mentalità distorta, di chi è meretrice nel sangue, nessun uomo le guarderebbe. E questo tipo di donne non possono tollerare che nessuno le guardi in shorts e tacchi a spillo. Possono tollerare che un uomo non rida alle loro battute, che non le ascolti mentre tentano nell'eroica impresa di formulare un discorso, ma non possono assolutamente tollerare che un uomo non le guardi il fondoschiena. E' scritto. Com'era scritto per quell'uomo che ha progettato la serata perfetta che riuscisse in quel momento magico a baciarla. Ma a questo tipo di donne, poco interessa la poesia. Dicono di aspettare il principe azzurro ed intanto però procedono nell'esaminare tutto il reame.
Una come me, care donne, che ha conosciuto donne di qualsiasi tipo, di certo non può fare discorsi da moralista che non è. Ma quello che non riesco a capire è perchè vi ostiniate a seguire schemi che non vi appartengono per paura di essere giudicate, solo perchè siete tremendamente insicure. Perchè vi ostiniate ad uscire quasi nude per piacere di più, e poi se vi mettessero totalmente nude in una stanza vuota dalle pareti bianche, in quest'ambiente neutro senza un drink al vostro fianco, non riuscirete a dire niente, non trasmetterete alcun profumo, anzi comincerete addirittura a puzzare di stantio. Perchè se ne avete voglia, solo per rispettare il patto del distacco che secondo voi vi farà grandi donne, non vi lascerete andare ad un uomo che avrà progettato per voi la serata perfetta?
Ci lamentiamo degli uomini, ma queste donne cosa fanno di più per non essere disprezzate? Ridete come delle anatre, non vi si può fare un discorso serio, nel weekend dovete andare a ballare in discoteca con tacchi a spillo e shorts per "rimorchiare" come se fosse una prescrizione medica, se qualcuno vi sfilerà le calze o vi getterà qualcosa sull'abito involontariamente vi innervosirete così tanto da guastarvi un'intera serata senza mai dire "non fa niente, capita...". Si deve andare dove volete voi, ci si bacia quando l'avrete deciso voi, a fare l'amore non se ne parla perchè siete emotivamente sterili quindi deciderete sempre voi il quando e il dove. I vostri uomini dovranno addirittura tollerare le crisi da nevrotica durante il vostro ciclo mestruale, sentendosi assolutamente impotenti come fosse qualcosa di assolutamente naturale.
Vi chiederete: "Ma il resto delle donne, quelle che non sono così, dove sono?"
Ecco. Sono in una stanza neutra, di quelle con le pareti bianche, nude, senza alcun accessorio perchè non ne hanno bisogno. Si trovano lì ad ascoltare la poesia che hanno dentro. Vorrebbero comunicarla a qualcuno ma continuano a restare sole, la porta di quella stanza continua a non aprirsi.
Perchè nonostante le lamentele, gli uomini non cercano mai al di là del loro naso, a volte si accontentano. Spesso hanno quasi paura di aprire quella porta e di ascoltare finalmente una melodia diversa per paura di rimanere incantati e non riuscire a trovare più la strada del ritorno.
Esistono anche queste donne. Ma non tutti le meritano, allora accontentatevi di quelle "emotivamente sterili" che ridono come anatre.

giovedì 25 ottobre 2012

Discorsi sull'essere se stessi.

... Quella sera stranamente non avvertiva stanchezza nelle braccia e nelle gambe, nonostante i bicchieri da asciugare e le posate da lavare fossero più del solito. 
Mentre tentava di completare con cura il suo lavoro lui venne e si sedette su uno sgabello nell'angolo, poco distante da lei e cominciarono un discorso che apparentemente poteva sembrare inappropriato per l'ora e soprattutto perchè intanto si pulivano bicchieri e posate, eppure servì a dare un senso più profondo a quello che stava facendo.
Lei lo invitò per scherzo ad aiutarla a pulire i bicchieri. Lui fu reticente, poi si alzò e le illustrò il modo più veloce per farlo. Poi si risedette sullo sgabello e tra una chiacchiera futile e l'altra si cominciò un discorso diverso dal solito che confluì in una sua insolita affermazione: "Talvolta ci sono quelle ragazze belle che però non trasmettono niente. Ragazze invece che non sono lo stereotipo delle fotomodelle a volte sono in grado di prendermi come nessun'altra. Ho bisogno di conoscere una persona, di parlarci, di vedere effettivamente che testa abbia, ciò che dice, come la pensa, perchè quelle ragazzine cretine, carine sì, ma senza cervello, oramai non mi attirano più. "
Fu allora che lei, tra una montagna di bicchieri ancora da asciugare, iniziò il suo discorso: "Sai, io la penso nello stesso modo. Ho bisogno di sentire le persone. E non parlo solo di ascoltare ciò che dicono, ma di sentirle nella totale pienezza, in un combaciare di pensieri, parole, gesti, sguardi. Ci sono ragazzi così belli quanto inespressivi, da cui non riesco a sentire nulla. Non sono mai stata particolarmente attratta dallo stereotipo del fotomodello. Anche con i miei ex è stato così, forse mi sono avvicinata a loro perchè li sentivo. Li sentivo anche quando restavano in silenzio, mi trasmettevano qualcosa di forte anche senza troppe parole. Anche se poi alla fine è andata come è andata."
Lui restò ad ascoltarla. Lei poi aggiunse: "Non sono presuntuosa, ma credo di non essere una persona banale. Purtoppo questo è sempre stata un'arma a doppio taglio per me. Forse certe esperienze mi hanno portato troppo lontano dalla banalità e mi hanno trasformato in una persona a tratti, come dire, complessa. E spesso gli uomini hanno paura di questo. E' più semplice avvicinarsi a qualcuno che dice frasi banali, che ha pensieri banali, che non è, come dire, a volte così "pesante". E' più facile avvicinarvisi e anche allontanarvisi. Non ho mai trovato forse qualcuno che fosse in grado di contenere la mia persona, forse perchè non esiste, o non lo so. Non ho mai saputo darmi una spiegazione. E questo non sai quanto talvolta mi abbia procurato disagio, spesso quasi insostenibile." Il suo racconto terminò su queste parole. La feriva continuare. Sarebbe stato troppo rischioso aprire il suo cuore e continuare un discorso che le avrebbe aperto solo ferite che aveva accantonato da tempo. In fondo non era tenuta a farlo. Stava soltanto asciugando dei bicchieri. Lui terminò il discorso dicendo: "Sai a me capita lo stesso. Mi è sempre capitato di dare tanto alle persone e di essere deluso non ricevendo niente in cambio. Ma forse l'importante è sempre essere se stessi, comunque. Non puoi decidere di omologarti ad altri se l'essere te stesso ti dice di comportarti in modo diverso, soprattutto se questo ti differenzia in modo positivo. Perchè voler scadere nella banalità solo perchè credi che non esserlo possa essere uno svantaggio tale da far allontanare gli uomini da te? A che tipo poi di uomini ti riferisci? Quelli banali, certo. Ma tu ne vuoi uno così?Credimi... non è un difetto, ma un enorme dono. " Un dono da preservare, lei pensò. Sì, forse quel ragazzo seduto nell'angolo su uno scomodissimo sgabello aveva ragione. 
Intanto aveva terminato di asciugare tutti i bicchieri, ed il discorso si arrestò così, nel silenzio di entrambe, mentre lei pensò che finalmente qualcuno aveva compreso il suo discorso, nonostante non fosse stata così chiara e non avesse fatto in modo che tutti i suoi pensieri prendessero forma in parole. E sì, era felice di questo. Meravigliata, forse. Ma il suo lavoro era terminato e forse anche il pretesto per continuare un discorso dai toni così dolci e delicati. Era tempo di rimettere la maschera e andare.

martedì 23 ottobre 2012

La vita ha senso se le si dà valore, come una scatola vuota da riempire di cioccolatini.

Riusciamo a dare valore alle cose solo quando non ce le abbiamo più.
Lo stesso vale per le persone. Quando ci sono accanto spesso abbiamo la presunzione di pensare che ci saranno comunque a prescindere da tutto, che comunque vada saranno lì ad aspettarci, che c'è tempo, le diamo quasi per scontate. Non diamo abbastanza peso al tempo che scorre. E quando il nostro tempo sarà finito ci renderemo conto soltanto dopo di quanto invece quelle persone per noi contavano. Ci renderemo conto che forse gli avremmo anche fatto capire quanto bene nutrissimo, ma non sarà mai abbastanza. Spesso succede di non essere abbastanza sincronizzati e ancora più spesso di non avere i ritmi giusti.
E allora cosa ci resterà? Dovremmo solo rimanere in silenzio. Un silenzio che piange di lacrime amare perchè spesso tendiamo ad un masochismo sfrenato quasi malato e persecutivo. Tutto questo fa male. E sì non sarà mai troppo tardi per tornare indietro, è vero. Potremmo sempre rompere il silenzio con le nostre verità che non riusciremo più a nascondere al punto da gridarle in faccia a chi non si è visto valorizzato, a chi potrà a quel punto però rispondere che è troppo tardi, che il tempo è scaduto, che non ci aspetta più.
Ma perchè invece di proseguire in questa corsa senza senso, che non dona valore alla vita, a ciò che siamo, alle nostre scelte, non arrestiamo questa corsa destinata ad accumulare solo rimpianti? Fermiamoci, respiriamo e cerchiamo di capire a chi dare veramente valore.
Spesso succede di sbagliare. Di idolatrare qualcuno al punto di dargli un valore così eccessivo da negarlo a qualcun'altro. Solo col tempo, da soli, con la nostra scatola di pensieri che avremmo custodito in uno spazio accantonato nella nostra mente, ci renderemo forse conto del valore di chi è stato messo da parte. A quel punto ci si interroga sul da farsi. Credetemi, me lo chiedo anch'io. Non sono ancora riuscita a darmi una risposta se non che la vita ha senso solo se le si dà un valore. Il valore della vita deriva da ciò che ci mettiamo dentro. E' come se avessimo una scatola vuota da riempire di cioccolatini. A volte per rendere quella scatola più mista possibile ci mettiamo dentro cioccolatini di vario gusto, anche quelli liquorosi, quelli che non ci piacciono e che magari non mangerà nessuno, quelli che ci guastano lo stomaco, solo perchè dobbiamo riempire quella scatola di tutto. In quella scatola metteremo anche i nostri cioccolatini preferiti, ma per forza di cose, non potremo metterli tutti, alcuni rimarranno fuori, perchè ci sono anche quelli che non ci piacciono, quelli liquorosi, che forse nessuno mangerà. Ma perchè abbiamo fatto questo? Chi l'ha detto che quella scatola deve contenere anche ciò che non ci piace per poter essere più variegata possibile? Quella scatola non era di quelle che compriamo al supermercato, di quelle confezionate, che apriamo e possiamo trovare di tutto. Quella era una scatola che abbiamo scelto noi di riempire. Perchè questa tendenza ad un masochismo malato e persecutivo nei confronti di quella scatola vuota? Perchè pur avendo la possibilità di riempire quella scatola di soli cioccolatini gustosi, i nostri preferiti, preferiamo renderla variegata, lasciando noi sempre un po' insoddisfatti? Basta. Fermiamo questa corsa. Fermiamoci, respiriamo un minuto, ascoltiamoci, o meglio, chiediamoci cosa abbia veramente un valore per noi, a chi dare effettivamente valore nella nostra vita per evitare di rincorrere fantasmi che non esistono. Quando ci saremo interrogati e avremo avuto le risposte, se dalle nostre risposte si evince che qualcuno a cui non abbiamo dato troppo valore in passato in realtà lo meritava, non dovremo aver paura di fare un passo indietro. Nella vita si sbaglia per poi poter chiedere scusa, ed ognuno lo fa a modo proprio. E se quella persona è ancora in vita, se ancora ci è accanto, sebbene sia anche distante, significa che la vita ci ha dato una possibilità per poter rimediare ai nostri sbagli. La vita ci da' sempre un'altra possibilità, talvolta anche più di una, basta saperle riconoscere.

lunedì 22 ottobre 2012

Ci sono coppie che combaciano.

Ci sono coppie che combaciano.
Dico davvero, li ho visti. Passano il tempo a scambiarsi libri, a parlare di musica, a discutere su quale film sia il più valido nella scala dei loro film preferiti, a scambiarsi frasi divertenti. 
Combaciano.
Camminano e sanno già dove entrambi vogliono andare, il caffè quasi se lo mescolano a vicenda, le frasi senza dubbio sanno completarsele l’un l’altro, il tono che usano è pressoché lo stesso, quando parlano utilizzano lo stesso modo di fare ironia. 
Sono quelle coppie che si plasmano, che vedi passeggiare mano nella mano, che escono a 
pranzo e a cena e tornano a casa stanchi per le tante risate.
A volte poi si dimenticano di fare l'amore come se in questo non ci fosse niente di sbagliato.

Ci sono coppie che combaciano. 
Sanno aspettarsi, hanno gli stessi ritmi, non sbagliano nemmeno un tempo, indovinano sempre il momento in cui arrabbiarsi, e quello in cui fare pace. Sono sincronizzati, hanno musicalità, sono una bella poesia. 
Sono quelle persone che le incontri al bar e non ti stupisci di vederle insieme, perché è naturale che lo siano, perché loro sono in due. Bevono insieme la sera, ballano, stanno con gli stessi amici, magari si dimenticano di baciarsi ma poi dormono nello stesso letto. 
Sono quelle coppie simpatiche a cui la gente non può fare a meno di affezionarsi, anche quelli che credono di essere migliori di loro perché sanno stare lontani, persino quelli che si vantano di essere soli e liberi di fare quello che vogliono. 

Ci sono coppie che combaciano. 
Sono quelli che combaciano senza saperlo. Sono quelli che non sanno restare lontani, che fanno chilometri per raggiungersi, quelle coppie che nel silenzio, nei loro sorrisi, nei loro sguardi creano quasi una sinergia imbarazzante, eppure quando gli si chiede "State insieme?" lo negano, quasi come se lo stare insieme in quel modo non significasse altro che creare una magia destinata a non andare oltre. Talvolta capita che addirittura stiano frequentando qualcun altro, eppure avvertono lo stesso bisogno di stare l'uno accanto all'altro. Sono quelle coppie che combaciano più delle altre ma purtroppo non lo sanno. Forse non se lo diranno mai, perchè nell' unirsi hanno timore che quella fantastica sinergia possa quasi fargli perdere la loro individualità. Potrebbero invece dar vita a quell'immacolato, meraviglioso, puro amore, che siamo abituati a guardare solo nei migliori film hollywoodiani. E talvolta quando scopriranno di appartenersi troppo non sapranno come muoversi, aspettando sempre che cominci l'altro che intanto sta aspettando la stessa cosa. E vivranno nel tormento dell'altro, temendo di scegliersi per paura di ferirsi o ferire qualcun'altro. Combaceranno per sempre anche se non si diranno di amarsi, ma saranno maledettamente tristi perchè non riusciranno a pronunciarsi se non con rabbia in un faccia a faccia che li porrà nudi di fronte le loro verità, destinate a combaciare anch'esse.

Ci sono poi coppie che pur sforzandosi non combaceranno mai. Quelle coppie che non hanno argomenti, che non trovano mai il momento giusto, che hanno ritmi diametricalmente opposti. Quelle coppie che non trasmettono nessuna musicalità, che insieme non creano sinergia, che non compongono alcuna poesia quando si guardano.
Quelle coppie che stanno insieme per abitudine, che non nutrono passione per l'altro ed in primis per loro stessi. Quelle coppie che intanto sognano di essere come le altre ma non ci riusciranno mai. Quelle coppie che si perdono il meglio, eppure non riescono a trovare il coraggio per dire basta. Quelle coppie che non trascorrono un giorno distanti, sebbene non conoscano emozioni.


Esistono coppie che scelgono di non viversi. Chi sta insieme per abitudine o chi invece ha paura della troppa magia che crea lo stare insieme. Dico davvero, li ho visti.

domenica 21 ottobre 2012

Tanti anni fa, in un'epoca lontana.

Tanti anni fa in tempi di guerra le donne lasciavano partire i propri uomini, anche padri di famiglia, con la consapevolezza di non poterli forse rivedere mai più. Ma li lasciavano andare nonostante il cuore colmo di angoscia, in una straziante rassegnazione che custodivano dignitosamente quasi fosse un tesoro da preservare in uno scrigno. Li lasciavano andare pur sapendo che probabilmente non avrebbero rivisto più il loro volto, pur sapendo che quei figli sarebbero stati cresciuti senza un padre che gli impartisse lezioni di vita.
Pur sapendo tutto questo il loro amore non si fermava. Pur conoscendone il probabile triste destino il loro amore superava ogni bomba o fucile puntato, non moriva con i saluti che quasi certamente sarebbero stati degli addii. Quelle donne sole e quegli uomini chiusi in delle trincee si sarebbero aspettati. Forse l'attesa sarebbe stata vana, ma il pensiero di arrestarne il flusso nemmeno li toccava. Si dovevano aspettare, perchè si erano fatti delle promesse, perchè erano stati insieme, perchè semplicemente si amavano e nonostante i sacrifici speravano di ritrovarsi prima o poi. Tanti anni fa si spedivano lettere che non giungevano subito al destinatario, ma ci volevano settimane, a volte mesi. Ma si sapeva aspettare anche quello.
Tanti anni fa non esistevano facebook, whatsapp, skype. Tanti anni fa non esistevano nemmeno i cellulari, i telefoni fissi o i telefoni a gettone. Eppure si comunicava lo stesso. Non c'era bisogno di un mi piace o di un commento ad un post per dimostrare quanto si fosse presenti nella vita dell'altro. Tanti anni fa non si doveva dimostrare niente, o meglio, non c'era bisogno di ostentare il superfluo. Tanti anni fa c'era la concretezza di un amore che andava oltre le distanze, l'attesa di una lettera che giungeva dopo mesi, la disperazione e la paura di non ritrovarsi più l'uno nelle braccia dell'altro, ma la consapevolezza che i loro cuori e le loro menti non avrebbero trascorso un sol minuto distanti. Bastava questo. Niente altro. Perchè si vivevano i rapporti toccandosi, parlandosi, guardandosi ed anche aspettandosi. Oggi ci si  parla poco e ci si guarda ancora meno, ci si tocca troppo rendendo superflue anche quelle poche parole e quei pochi sguardi. Non ci si aspetta mai. Perchè? Cosa siamo diventati? Perchè si è perso tutto questo? Sembra quasi ripetere un copione già visto nonchè banale dicendo "Si stava meglio quando si stava peggio". Eppure, quando le donne erano costrette a lasciare i propri uomini, quando sapevano che forse il loro saluto sarebbe stato un addio, quando ogni parola detta in una straziante disperazione sarebbe rimasta incisa nel cuore, quando ogni sguardo sarebbe rimasto impresso nella mente sino al loro sperato ritorno, sapevano che si sarebbero amati comunque, nonostante le distanze. Oggi non si sa aspettare perchè viviamo in un'epoca in cui l'attesa non è consentita, dove tutto va troppo veloce, dove veloci quanto precari sono anche i rapporti, in un'epoca in cui vige il pensiero "se non mi scrive significa che allora non mi pensa...", e forse in parte è vero perchè oggi lo si può fare con qualsiasi mezzo e ovunque ci si trovi. Ma la verità è che forse solo chi sa aspettare sa veramente amare. Non sappiamo sacrificarci, nè aspettare, e diciamo di "amare" solo quando ci conviene, solo quando non dobbiamo sacrificarci nè aspettare l'altro a lungo.
L'amore sa aspettare perchè noi non lo sappiamo più fare? Perchè non sappiamo più amare, forse.

Quelle giornate che trascorrono così.

Quelle giornate che trascorrono così, come se avessi qualcosa di importante da fare ma che decidi di rimandare. Come se avessi una torta nel frigo che non puoi mangiare perchè troppo calorica e la tua dieta te lo proibisce. Come se stessi aspettando di bere un caffè che non riesci a preparare. Come se stessi guardando un film di cui conosci già il finale. Come se avessi acceso una sigaretta che in realtà non vuoi fumare. Come se dovessi andare da qualche parte, ma non sai dove. Come se volessi fare un passo ma hai i piedi legati. Come se volessi schiacciare un bottone ma le tue dita sono troppo stanche. Come se qualcuno ti aspettasse ma in realtà si è già dimenticato di te. Come se stessi tu aspettando qualcuno che non arriva, qualcuno a cui vorresti parlare ma non hai più voce per farlo. Come se tutto fosse in ordine, intatto, chiuso in una scatola che non vuoi aprire per non trovare una confusione che ti impone di rimettere tutto al proprio posto. Come se qualcuno avesse preso il tuo posto non appena tu sia andata via e non abbia fatto in tempo nemmeno a voltarti. Come se tutto fosse uguale ma così tremendamente diverso. Come quando alziamo gli occhi al cielo catturati dalla luce folgorante di una stella senza pensare che essa in realtà nello spazio già non esiste più e ci giunge solo la sua luce così forte ma inesistente. Come quando ci fermiamo a guardare un tramonto di una giornata finita e non si sa come. Come quando pensiamo troppo senza parlare perchè quello che potremmo dire fa paura anche a noi stessi. Come quando tutto era perfetto e l'abbiamo dovuto distruggere per omologarci ad una realtà che ci sta stretti ma che per dovere dobbiamo perseguire. Come quando vorremmo piangere ma alla domanda "come stai?" rispondiamo che tutto va bene, perchè in fondo non c'è niente che vada male, c'è soltanto che noi con tutto ciò che siamo o che vorremmo essere non ci siamo. Come quando amiamo e non lo sappiamo. Come quando vorremmo urlare a squarciagola ma in una caverna, al buio e soli, nessuno ci sentirebbe. Come quando le giornate trascorrono così, senza emozioni. Come quando la vita ti passa accanto e vorresti buttarti dentro, ma non puoi.

sabato 20 ottobre 2012

Tanti pensieri così complessi e poche parole così banali.

... Si trovavano spesso seduti su quei gradini. Quei gradini erano il posto dove spesso si intrattenevano a parlare. Non ne avevano tanti, quello era uno dei pochi.
Dopo qualche minuto fu lui a rompere quel silenzio chiedendole : "Come va con lui?"
Lei fece un sospiro e rivolse lo sguardo al cielo. A quella domanda si sentii spaesata, non avrebbe saputo dare una risposta precisa, perchè in realtà non lo sapeva. Cominciò a ripetere frasi fatte che poco le si addicevano, del tipo "Sì, va bene, stiamo vivendo quello che ci sta capitando senza pensarci troppo.."  oppure "Sai a volte capita che la persona sia giusta ed il momento sbagliato, o che sia il momento giusto ma la persona sbagliata, credo che per noi valga la prima ipotesi."
Fu allora che lui le rispose: "Beh beati voi.. io a volte sono un po', come dire, invidioso perchè non sono mai riuscito a trovare la persona giusta. "
Ecco. Lei non seppe rispondere nemmeno a quella affermazione. Forse in fondo era la stessa invidia che provava anche lei quando vedeva coppie innamorate, ma ebbe fretta di rispondere come se volesse dare a lei stessa delle risposte che cercava nonostante alle persone raccontasse altro, per convincersi forse di qualcosa che invece non esisteva. Non si era mai chiesta come veramente stessero andando le cose con "lui". Quella domanda la fece tornare con i piedi per terra. Non era la prima volta che le sue domande le facevano questo strano effetto. C'era un dubbio che più di tutti la assaliva : ma loro si erano veramente voluti o si erano trovati per caso?Stavano vivendo emozioni frettolose, forti, che si sarebbero presto spente senza lasciare alcuna traccia o si trattava di sentimenti più profondi?E poi è proprio vera la storia del momento giusto? Forse no. I momenti giusti non esistono, pensò. Ogni momento è giusto per viverlo con la persona che ci sembra giusta. Ma chi è la persona giusta? Lui lo era per lei? Forse no. Forse lei amava riempirsi dell'altro solo per sentirne la presenza, ma in fondo non era lui che cercava. Lui sarebbe stato solo l'ennesimo che avrebbe colmato quel vuoto che oramai faceva parte di lei. Sì, l'avrebbe colmato, poi sarebbe andato via come avevano fatto tutti, perchè questa volta doveva essere diverso in fondo. Cosa c'era in più se non lo stesso porsi l'uno di fronte all'altro a dettare preventivamente condizioni per trovarsi nel giusto spazio senza mai andare oltre, per preservare un rapporto che li vedeva dentro ma non fino in fondo. Il dentro ma non troppo, l'essere vicini ma sempre un po' distanti, i "se", i "forse", "i può darsi a meno che non" li aveva ascoltati tante volte e c'erano anche stavolta. Quelli che si vogliono sul serio si mettono dentro sino a sprofondare per intingersi completamente dell'altro in una vicinanza che diviene quasi simbiotica. Trasformano i se ed i forse in certezze perchè hanno bisogno dell'altro a qualsiasi costo. Tutto questo non c'era. Ed ecco che quindi risolse uno dei suoi dubbi: loro si erano semplicemente trovati per caso, volersi è ben altra cosa. O forse lei lo avrebbe voluto se solo avesse riscontrato lo stesso nei suoi occhi. Ma nonostante questi pensieri lei continuava a farfugliare frasi fatte, gesticolando in maniera frettolosa. La verità era invece un'altra. Le mancavano i gesti più semplici di un rapporto vissuto nel quotidiano. Le mancavano i messaggi del buongiorno e della buonanotte. Le mancavano le carezze delicate e le frasi sottovoce. Le mancavano i sorrisi, gli sguardi e quegli abbracci calorosi che ti sembrano un tesoro quando sei solo e hai bisogno che qualcuno ti conforti. Aveva bisogno di un ragazzo che le donasse il cuore, che la ascoltasse, che sapesse percepire i suoi silenzi, che rimasse accanto a lei ad ascoltare il respiro di buon mattino appena svegli. Aveva bisogno di qualcuno che l'amasse, forse basta dire questo. In fondo tutti ne hanno bisogno sebbene gli animi più cinici continuano a negarselo, forse sono loro quelli ad averne più bisogno. Ma tutto questo non poteva esprimerlo, pensò. Le donne forti, indipendenti, ambiziose non lo dicono e probabilmente forse nemmeno lo pensano, perchè forse loro non hanno bisogno dell'amore, e lei non poteva apparire fragile come una scheggia di cristallo. Allora si nascondeva dietro la superficialità della frase "Ci stiamo vivendo senza pensarci...". No, il viversi è un'altra cosa, non è "un dentro ma non troppo", ma un "fino in fondo". E poi pensò al perchè si raccontasse la storia che le donne forti non hanno bisogno dell'amore e non possono esprimere paure, piaceri, desideri, ma chi l'ha detto? Forse le donne più forti sono proprio le donne che amano. Le donne più forti non sono quelle che non chiedono mai, ma quelle che chiedono ad ogni loro bisogno per soddisfarlo. Le donne più forti sono forse proprio quelle che hanno il coraggio di mostrare anche le loro fragilità, mostrandosi non invincibili ma la verità è che anche i più forti a volte perdono. Ciò che li distingue è che le loro sconfitte le mostrano come medaglie senza avere alcuna forma di rimorso, e sì poi vanno avanti. Avrebbe voluto esprimere tutto questo, ma non ci fu tempo e allora per lei questi rimasero solo pensieri. A lui quelle poche parole di circostanza probabilmente non piacquero ma se le fece bastare. Tanti pensieri così complessi e poche parole così banali.

venerdì 19 ottobre 2012

Sentirsi tra un inizio e una fine.

Dovremmo vivere di inizi. Quegli inizi che ti fanno palpitare il cuore fino a farlo scoppiare. Di quegli entusiasmi iniziali che non riesci frenare. Di quegli inizi fatti di sguardi nascosti, di baci rubati, di carezze piene ma delicate. Dovremmo svegliarci ogni giorno pensando che sia sempre un nuovo inizio di qualcosa. Non dovremmo lasciare mai che l'abitudine prenda il sopravvento così da strapparci quell'illusoria convinzione che sia tutto magicamente perfetto.
Ma la verità è che non ci riusciamo mai. La verità è che non abbiamo tempo.
Non c'è più tempo per entusiasmarsi, per vivere un tramonto e godere dei silenzi.
Non abbiamo più tempo per accarezzarci soltanto, per ricordare a qualcuno quanto abbiamo bisogno dell'altro. Non abbiamo più tempo per essere nostalgici, tristi, pensierosi.
Ci trasformiamo in esseri cinici raccontandoci di non aver tempo per innamorarci.
A volte nemmeno gli inizi riusciamo a goderci.
Ma la verità è se ci fermiamo a volte ci sentiamo perduti. Perduti fra inizi che vorremmo e che non possiamo avere e tra fini che vorremmo spazzare via come polvere sotto un tappeto che però dobbiamo conservare.
Perduti tra un entusiasmo che ci manca ed un bisogno che non possiamo soddisfare.
Perduti tra pensieri che ci tormentano e parole che non possiamo pronunciare.
Semplicemente perduti.

Ci sono persone che giungono nella nostra vita e ...

Gwyneth Paltrow corre in metro per prendere l'ultima corsa che la condurrà a casa dopo aver perso il suo lavoro. Lo prende al volo. Accanto a lei c'è un uomo che le comincia a parlare in modo strano, quasi invadente. Lei annuisce. Poi lui le rivolge la domanda: "Sa i Monty Python cosa dicevano?Nessuno si aspetta l'inquisizione spagnola". Scendono insieme, per poi dirigersi ognuno nella direzione opposta. Lei va verso casa dove trova il suo fidanzato a letto con un'altra donna. Va via di casa, cercando di contenere dignitosamente un dolore che a volte diviene insopportabile. Cambia taglio di capelli e comincia ad uscire con lo strano tipo della metro, incontrato per caso in un pub quella stessa sera in cui aveva trovato il suo uomo tra le braccia di un'altra. Succede, per uno strano scherzo del destino, che cominceranno ad amarsi.

Gwyneth Paltrow corre, ma nonostante tutto non riesce a prendere la metro, e torna a casa in autobus, quando l'amante del suo fidanzato è già andata via. Così lei continuerà a stare con lui, tra bugie, sospetti e promesse non mantenute. Fin quando non scoprirà tutto e deciderà di farla finita. Quello stesso giorno incontra lo stesso uomo della metro, ma questa volta in un ascensore che le rivolgerà la stessa domanda: "Lo sai i Monty Python cosa dicevano? " E lei, quasi come se l'avesse già sentita: "Nessuno si aspetta l'inquisizione spagnola". Si guardano per una manciata di secondi e sorridono.

Sliding Doors è uno dei miei film preferiti. Mostra due possibili vite della stessa persona nel caso in cui riesca a prendere la metro o nel caso contrario. Ma alla fine sebbene sembra che le cose cambino, comunque vada l'esito sarà sempre lo stesso. Lei riuscirà a scoprire i tradimenti del suo uomo comunque e quel tipo strano un po' invadente, lo incontrerà comunque, in metro o in un ascensore. Credo che il nocciolo della questione sia proprio questo. Siamo noi a scrivere le pagine della nostra vita, siamo soltanto noi gli artefici del nostro destino. Talvolta facciamo scelte che sembrano apparentemente banali ma che possono contribuire a modificare il corso della nostra vita, come decidere di tornare a casa in autobus o in taxi. Ci sono però degli eventi e delle persone che non ci risparmieranno, qualsiasi strada decidiamo di intraprendere. Loro busseranno alla nostra porta e spesso se decideremo di non aprire, di far finta di niente, irromperanno dalla finestra e non ci sarà modo di negargli l'accesso.
Capita di incontrare tante persone nel corso della nostra vita: alla fermata del pullman, della metro, sul posto di lavoro, per strada, in un pub, in un bar mentre sorseggiamo un caffè. Alcune saranno di passaggio. Altre invece le rincontreremo. Sono quelle persone che modificano quegli eventi il cui corso sarà inevitabile. Quelle persone che giungono per dirci qualcosa, per trasmetterci un messaggio che faremo nostro e lo aggiungeremo alla lista di quello che dalla vita abbiamo imparato. Sono persone che giungeranno nella nostra vita per deluderci e farci del male, un dolore che spesso sembrerà lacerante e ti trafiggerà anima e corpo. Queste sono le persone più importanti perchè grazie a loro la lista delle cose da imparare sarà molto più lunga ma ci aiuteranno a crescere, maturare, a porre le basi per diventare quei grandi uomini o grandi donne che sogniamo di essere.
Poi ci sono quelle persone che giungono nella nostra vita e sembra che non ci diano niente. Che arrivano e a volte decidono di restare. Altre volte arrivano e vanno via presto e non avvertiamo nostalgia in loro assenza. Ma anche loro ci insegneranno qualcosa. Ci diranno, inconsapevolmente, di rivolgere lo sguardo altrove, dove veramente cercare per riempire la nostra vita di intensità e passione.
Poi ci sono quelle persone che incontriamo per caso, ad un bar, in un ristorante, per strada, alla fermata dell'autobus o della metro. Persone che successivamente incontreremo altrove. Già lì dovremo capire che non si tratta di persone di "semplice passaggio". Queste sono persone che generalmente rimangono poco nella nostra vita, ma riusciranno a darci così tanto che non potremmo più fare a meno di cercarli. Sono quelle persone che si perdono ma poi, per qualche strano scherzo del destino, si ritroveranno, sempre.
Sono persone venute a "salvarci" in qualsiasi modo una persona possa essere salvata: con un semplice gesto, un sorriso, una parola o più di una, un abbraccio. Quelle persone che giungono con messaggi di speranza, che ci diranno inconsapevolmente di non mollare mai, che risusciteranno nel nostro cuore passioni accantonate da tempo, che ci aiuteranno a non smettere di sognare. Queste persone parlano anche senza troppe parole. Comunicano messaggi inconsapevolmente. Dovremmo essere noi bravi a recepirli. Dovremmo noi abbandonarci totalmente e lasciare che queste persone ci salvino. Perchè talvolta nel lasciare che ci "salvino" riusciremo anche noi a salvare loro, in uno scambio inconsapevole di entusiasmo, speranza, passione, amore. Ecco. E' accaduto un miracolo. Siamo abituati a pensare ai miracoli come ad eventi sovrannaturali, che sfuggono da logiche razionali, come un qualcosa che in fondo non ci appartiene.
Credo che invece i miracoli possano accadere ogni giorno, e gli autori potremmo essere proprio noi. Recepire messaggi di speranza comunicati inconsapevolmente senza proferire troppe parole, lasciarsi "salvare" e allo stesso tempo salvare l'altro in un intercambiabile scambio di amore e passione intensa che ci fa finalmente credere che tutto può ancora succedere, che niente è finito: questo può essere un miracolo.
Chi l'ha compiuto non saranno santi, ma persone, persone speciali, destinati a restare insieme o forse a perdersi , ma mai del tutto, perchè poi si ritroveranno per dar vita ad un altro miracolo e ad un altro ancora, sempre.

giovedì 18 ottobre 2012

Una dedica speciale a TUTTI voi. Siate cuore!

Ero piccola quando qualcuno una volta mi chiese : "Cosa vuoi fare da grande?"
Io, senza alcuna esitazione risposi: "Vorrei fare la pittrice, la scultrice, no, veramente vorrei fare l'artista... per esempio... non lo so... vorrei diventare una scrittrice. "Da quella risposta sono trascorsi più di 15 anni forse. Tanti, intervallati da troppi impegni che per un po' mi hanno fatto dimenticare quella risposta che diedi. Mi diletto a scrivere ma non ho scritto nessun libro per essere etichettata "scrittrice".
Ricordo ancora quando i miei genitori ad ogni compleanno mi chiedevano: "Cosa desideri come regalo?"Se ne ero sprovvista, perchè avevo già finito il precedente, dicevo: "Vorrei un diario segreto."Amavo ricevere quei diari segreti, di quelli con il lucchetto, con le pagine ingiallite. Rappresentava un posto dove poter dare libero sfogo alle mie sensazioni, ai miei stati d'animo, anche alle vicende quotidiane. Ci scrivevo di tutto. Per me quello ero un posto, come dire, sacro. Perchè sapevo di poter scrivere e che, chiudendolo con la chiave custodita gelosamente in qualche cassetto, nessuno mai lo avrebbe letto. Ogni pagina era un pezzo della mia vita, sebbene breve per l'età che avevo, ma ogni singolo rigo rappresentava una piccola minuzia, un dettaglio, un aspetto di me. Quando le pagine finivano e le righe erano tutte piene avevo ottenuto un conglomerato di dettagli che avrebbero rappresentato un pezzo di me.Una volta, quasi per gioco, trovai un vecchio diario, completamente vuoto, sprovvisto di chiavi. Pensai che quelle pagine non potevano rimanere vuote, dovevano intingersi di inchiostro. Non avevo lucchetto, nè chiavi, dunque non potevo scrivere cose che mi riguardavano troppo per timore che qualcuno le leggesse e scoprisse "un altro pezzo di me". O molto più semplicemente decisi di dare spazio alla fantasia e cominciai ad inventare storie, tutte rigorosamente scritte a mano, credo poco più di una trentina, sino a terminare tutte le pagine di quel diario. Poi presi i pennelli e dipinsi la fodera esterna che sembrava fosse di una tinta troppo opaca e scrissi sulla copertina "Polvere di stelle": questo era il titolo che diedi e quello che rappresentava per una bambina di otto anni o poco più, il suo "primo libro".Passata la fase "diario" ho cominciato a scrivere sul vecchio blog di messanger. Passata anche quella fase ho cominciato a farlo ovunque capitasse: su fogli di quaderno, sul pc salvando in cartelle ciò che scrivevo, a volte mi è capitato di farlo anche su dei post it. Per un po' di tempo ho smesso e lo ricordo come uno dei periodi più aridi emotivamente parlando.Poi una sera, di circa due settimane fa, pensai, non so perchè, di provare a gestire un blog, senza alcuna pretesa. Volevo solo un posto dove scrivere senza pretendere che gli altri mi leggessero. L'importante è sempre stato scrivere, non che gli altri mi leggessero. Ecco perchè ho sempre custodito con cura le chiavi del lucchetto per chiudere i miei diari. Certe passioni o "attitudini" non si spiegano. C'è chi canta e lo può fare ovunque, anche sotto la doccia, ma il suo sogno sarà in parte realizzato quando entrerà in uno studio di registrazione per incidere il suo primo disco. C'è chi balla, e talvolta sente dentro qualcosa di così forte che lo spinge a lasciare tutto e correre alla ricerca di un posto per dare libero sfogo alla sua arte. C'è p
oi chi dipinge e necessita soltanto di una tela e dei pennelli, ponendosi dinanzi ad una bella donna o un paesaggio mozzafiato. E c'è poi chi invece scrive. Lo fa seduto su dei gradini, su una sedia o sul letto nella sua stanza. Su un blocknotes, un vecchio quaderno o un blog aperto in rete. Queste persone non hanno bisogno di molto, se non della loro voce, delle loro gambe, dei loro pennelli, delle loro mani per scrivere, e di ascoltare il bisbiglio della voce che dentro di loro gli impone di lasciare tutto e ascoltare il cuore. Forse quando ho cominciato a scrivere da bambina, quando ho ricominciato dopo tempo e quando ho pensato che di questi tempi il blog potesse essere uno spazio dove poterlo fare, ho scelto di essere cuore. 
Questo post lo dedico a voi: a chi mi legge saltuariamente, a chi lo fa spesso, a chi lo fa tutti i giorni e anche a chi non l'ha fatto mai. Sono arrivata a quasi 800 visualizzazioni in due settimane. Probabilmente si tratta di curiosi, di chi si è trovato per caso sulla mia pagina senza dedicarsi alla lettura di un solo rigo, ma non importa.Questo post lo dedico anche a voi. E a voi tutti che mi ispirate, anche inconsapevolmente. A voi che mi permettete di essere, ancora una volta, cuore.
Siate anche voi il vostro cuore!

martedì 16 ottobre 2012

Dovremmo prendere esempio dalle rondini.

... I tre ragazzi entrarono in casa e cominciarono a parlare. La finestra era aperta ma stranamente nonostante fossero le tre di notte non faceva freddo. Due di loro si accomodarono sul divano, l'altro di fronte su una delle quattro sedie che erano attorno al tavolo.
Lei fu colpita dal tatuaggio che quel ragazzo seduto sulla sedia mostrava sulla parte interna dell'avambraccio, raffigurante una rosa con un petalo cadente.
" Questo tatuaggio ha un significato per te?" chiese la ragazza incuriosita.
" Sì, certo. Rappresenta la visione che ho della vita, il mio personalissimo senso della vita."
"Spiegati meglio, non capisco."
"Ecco. Vedi una rosa che sboccia simboleggia la nascita di una vita. Le spine che questa rosa presenta simboleggiano le varie avversità che nel corso della vita ognuno di noi deve affrontare, fino a che la rosa fiorisce. allora la tua vita ti sembra meravigliosa, piena, completa. Ma ecco che all'improvviso un suo petalo cade, perchè può accadere che una parte di quella vita che ti sembrava ricca, completa, al massimo della sua fioritura, all'improvviso ti abbandoni, scivolando via nella tua più totale impotenza. Questo per me rappresenta un lutto familiare, la morte di una persona a me molto vicina."
Lei rimase in silenzio ad ascoltare la sua minuziosa descrizione, non tralasciando nessun dettaglio. Quel racconto le trasmise un mix di emozioni contrastanti: delicatezza, trasparenza, sensibilità, tristezza ma al contempo gioia di vivere. Osservava quelle dita che scivolavano sull'avambraccio, come se volesse fare attenzione a non tralasciare alcun particolare, a descrivere il tutto con la massima accuratezza. A lei servì guardarlo negli occhi per capire che in quello che diceva ci credeva veramente. Fu allora che pensò di non avere ben chiaro quale fosse il suo senso della vita. C'era lì di fronte a lei un ragazzo seduto su una sedia che le stava rivelando il suo e che addirittura se lo era tatuato addosso destando in lei una forte ammirazione, eppure non aveva ben chiaro quale fosse il suo. Pensò che il suo senso della vita era stato oggetto di profondi e continui cambiamenti a seconda dei momenti trascorsi, ma che non ne aveva mai avuto una ferma coscienza al punto da inciderselo sulla pelle perchè ci credeva troppo. Ma forse il senso della vita sta nel non avere senso, sta nel programmare una vita sensata e razionale e poi fare tutt'altro, sta nel cambiare le carte in tavola quando tutto è rigidamente in ordine ma da cui non trasuda entusiasmo, passione, vita. Forse dovremmo prendere esempio dalle rondini che d'inverno, quando il freddo diviene insopportabile, per sopravvivere migrano verso il Sud Africa, alla ricerca di quel "calore" che le tiene in vita, di cui necessitano e che altrove non troverebbero sino probabilmente a morire. Dovremmo allontanarci anche noi forse da quei luoghi, quegli spazi, quelle circostanze o anche da quelle persone che ci induriscono, che ci raffreddano sino ad incupidirci l'anima, ricercando il coraggio di guardare verso nuovi orizzonti che siano in grado di ristorarci, spazi in grado di darci il calore necessario per non sopperire. Il senso risiederebbe nel ricercare tutto questo anche quando sembra che non abbia senso, perchè in fondo tutto questo l'aveva condotta lì a parlare di notte fonda di un senso della vita che forse non esiste o probabilmente è personale, ma che ad ogni modo la affascinava tremendamente. Lei fu incantata dal suo racconto, da quegli occhi che nel bel mezzo della descrizione trasudavano una bellezza d'animo inesplicabile intrisa da un velo di commovente rassegnazione. Ma era tardi e preferì allontanare lo sguardo da quel volto e lasciare che la sua mente si riempisse di pensieri non così complessi. Pensò allora che forse un giorno, quando avrebbe avuto il coraggio e maggiore sicurezza di sè, si sarebbe fatta un tatuaggio che la rappresentasse: una rondine, forse.

lunedì 15 ottobre 2012

Nella vita bisogna provare ogni cosa per capire chi sei e dove vuoi andare.

Credo che il segreto stia nel provare qualsiasi cosa. Colorare il nostro mondo di tutti i colori dell'arcobaleno. Questo non significa non accontentarsi mai fino a rimanere con poche briciole tra le mani che volerebbero via da noi con una sola folata di vento. Ma significa sperimentare tutto per capire su che strada incanalare la nostra esistenza.
Allora passeggiate e quando occorre correte sino a farvi venire il fiatone, ma sappiate anche fermarvi di fronte alla bellezza di un tramonto che renderà belli i vostri occhi e più sensibile la vostra anima.
Alzatevi la mattina. Seguite la vostra dieta. Fate tanto sport. Bevete un caffè con poco zucchero, tanta frutta e verdura. Ma non lasciate che questo vi schiavizzi. Alzatevi la mattina e sappiate sperimentare anche la bontà di un cappuccino con tanto zucchero ed un velo di cacao, anche se la vostra dieta ve lo proibisce. Bisogna ogni tanto abbandonarsi anche a questi piaceri, dare una nota di colore a quella routine che incombe costantemente e che sembra ci schiavizzi in schemi e congetture.
Aprite il vostro armadio e azzardate bizzarri accostamenti di colori. Cambiate ogni tanto taglio di capelli. Cambiare è la parola chiave per dare lucentezza ad una vita che sembra sia sempre la stessa.
Viaggiate, partite per mete inesplorate, con un biglietto di sola andata o anche quello di ritorno, non importa. Abbiate il coraggio di non partire mai con valigie troppo piene, così da riempirle strada facendo di nuove esperienze, amicizie, emozioni, culture in cui vi sarete affacciati. E quando deciderete di tornare, portate con voi anche tutto quello che avete vissuto. E' questo il miglior cambiamento e crescita che potrete portare a voi stessi.
Sperimentate il sesso, quello fugace, quello di emozioni che bruciano istantaneamente. Sperimentate l'amore adolescenziale, quello delle carezze, dei baci rubati, di un telefono che si aspetta che suoni per ore.
Sperimentate l'amore fraterno, quello del ci sono ogni volta che ne avrai bisogno. Sperimentate quell'amore intenso, maturo, che ti assale di emozioni contrastanti, che ti entra dentro con una passione quasi lacerante, quell'amore tremendo in grado di offrirti il paradiso quanto l'inferno.
Sperimentate la calma. Abbandonatevi alla follia.
Fate progetti. Sappiate abbandonarvi a ciò che la vita vi offrirà sapendo quando occorre buttare all'aria i vostri programmi.
Siate negli schemi, ma sappiate uscirne prima che vi risucchino facendovi diventare entità robotiche prive di entusiasmo.
Sappiate sorridere, ridere, anche fino a scoppiare. Ma sappiate anche piangere ed urlare per il troppo dolore.
Siate persone in grado di grandi gesti e grandi passioni, ma non dimenticate la genuinità di semplici gesti quotidiani.
Sappiate ascoltare, ma sappiate parlare quando occorre per far valere le vostre idee.
Sappiate vincere con destrezza, ma sappiate assaporare con umiltà l'amarezza delle sconfitte.
Sappiate dire basta, ma sappiate anche non smettere mai.
Sappiate arrivare, ma sappiate andar via quando per voi non ci sarà più posto.
Sappiate trovare il coraggio di dichiararvi a qualcuno che pensate non vi voglia, sappiate farlo con i modi più dolci, con la delicatezza di una piuma, ma sappiate anche esplodere, fare tanti chilometri, prendere un aereo, un treno o un autobus per bussare alla sua porta e gridarle/gli in faccia che la/lo amate!
Imparate a vivere con gli altri, a rimanere in ambienti affollati e chiassosi, ma sappiate ascoltare anche il silenzio e ogni giorno sperimentate anche solo un pizzico di solitudine per rigenerare la vostra mente.
Sperimentate qualsiasi cosa, non sarà mai troppo, e non lasciate mai che qualcuno vi dica che siete sbagliati nel pensare di sperimentare tutto questo. Voi non lo sarete mai. Non c'è peggior cosa che possiate fare se non quella di accettare consigli su come tracciare il sentiero della vostra vita da chi è sempre rimasto seduto a guardare gli altri correre.

In amore vince chi resta



In amore vince chi resta perchè chi fugge è vigliacco, ed i vigliacchi non sapranno mai amare.
In amore vince chi resta perchè chi fugge preferisce la strada più comoda piuttosto che sacrificarsi, e l'amore, quello vero è anche sacrificio.
In amore vince chi resta perchè chi fugge dal letto di una donna o di un uomo ha voluto condividere con lei o lui solo un momento fugace, chi resta invece non vede l'ora di risvegliarsi ed averla/o accanto sperando che stia ancora dormendo per rimanere in silenzio ad ascoltare il suo respiro.
In amore vince chi resta perchè chi fugge vorrà solo un altro trofeo da esporre, mentre chi resta riuscirà a viverti intimamente senza aver bisogno di esporti mai come fossi un trofeo.
In amore vince chi resta perchè chi fugge non sa aspettare, e amare significa anche aspettarsi.
In amore vince chi resta perchè a chi fugge non interessa starti accanto, ascoltarti e conoscere le smorfie del tuo volto. Chi resta invece tutto questo lo pretende.
In amore vince chi resta perchè chi fugge non vorrà sentirti piangere e nemmeno ridere. Chi resta nel confortarti piangerà insieme a te, e riderà con te quando tutto sarà finito.
In amore non vince chi fugge perchè se avesse voluto amarti e donarti anche un pezzettino soltanto di sé non avrebbe avuto timore di restare.
In amore vince chi resta perchè chi fugge ha deciso di non amarti, e se non ci ha nemmeno provato, probabilmente non ci riuscirà mai e passerà un'intera vita a fuggire.
In amore vince chi resta anche se non ti siede accanto, tentando di colmare le distanze in tutti i modi che ha a disposizione. In amore vince chi è fuggito ma poi ha avuto il coraggio di fare un passo indietro per riprenderti. In amore vince chi si è amato, si è perso per poi ritrovarsi in un pomeriggio d'autunno ad un bar del centro percependo con il solo potere dello sguardo di non essersi mai persi fino in fondo.

Forse bisogna ripeterselo tante volte, per evitare di dare troppo spazio a chi fugge sottovalutando chi ci è accanto e ha deciso di restare, semplicemente perchè ci ama e continuerà a farlo nonostante i nostri occhi guarderanno altrove, perchè l'amore lo si fa in silenzio.

sabato 13 ottobre 2012

Dialogo tra amanti.

"Ecco. Vorrei dirti tante cose ma non so proprio da dove cominciare..."

"Dai dimmi, tranquilla...perchè sei così agitata?"

"Non chiedermi perchè sono così agitata. Anzi, lasciami parlare e per favore non mi interrompere!
Ecco... per la verità non volevo cominciare questo discorso. Anzi, ad essere sincera mi sento una stupida però lo devo fare perchè questa storia mi fa pensare troppo e quando penso divento incredibilmente pericolosa. Sei diventato il mio tormento. Sì vaffanculo, mi tormenti! Trovati una donna, non lo so, qualcuno con cui stare o anche solo scoparci perchè la tua presenza non la tollero più.. E' possibile che ti ritrovi ad aspettarmi in ogni angolo di strada, sotto casa, nel posto in cui lavoro, al freddo e anche sotto la pioggia mentre tenti di riparare quell'ombrello sempre rotto che ti porti dietro? E'rotto, compratene un altro!
No aspetta.. Non volevo dire questo.. Aspetta un attimo, non mi interrompere, fammi parlare e dire tutto quello che sento in questo momento. E' che ogni volta che parliamo, ogni volta che mi sorridi, ogni volta che si comincia un discorso anche stupido vorrei gridarti qualcosa, sì..sbatterti in faccia tutta la mia rabbia per farti capire cosa si prova essere sbattuti in un angolo da un vortice di emozioni contrastanti. Da dove comincio.. ehm.. no aspetta, non mi interrompere.. perchè posso cominciare da quella volta che mentre mi lamentavo di quanto odiassi tremendamente il mio lavoro, te ne sei uscito con "Ma guarda che culo ha quella lì!" Ed io mi sono profondamente innervosita ma ho riso perchè lo so che sei stupido. Però poi mi hai preso la mano e mi hai detto "Tranquilla, ne uscirai fuori, o potrai sempre trovare un altro lavoro, in fondo sei in gamba!" Io ti ho sorriso. Tu anche mi hai sorriso. Ti ho sentito vicino. Tutto qui.. Ti volevo dire solo questo..
..Ehm.. No aspetta, c'è altro.. Aspetta ti ho detto che non mi devi interrompere, lo sai che divento aggressiva! Quella volta che mi hai presentato la tua ragazza. Sì quella lì, proprio lei, non ricordo il nome, quella biondina, slavata, longilinea, che sembrava un po' la moglie di Braccio di ferro.. Effettivamente, credimi, non ho mai capito come facesse a piacerti. Come fa a piacerti una che detesta il cibo giapponese, che non ha mai letto un libro, che trova i Beatles roba vecchia, che ama Justin Bieber, una il cui film preferito è Melissa P., per carità nulla in contrario, ma dimmi, cosa c'entra con te?
Per la verità nemmeno io c'entro molto con te. Eh no, non c'entravo molto nemmeno con quel tipo che mi presentasti una sera con cui sarò uscita qualche volta ma niente di più. E lo sai perchè? Perchè la verità è che posso uscire con chi voglio ma nessuno sarà te. Tu sei l'amico che tutti vorrebbero avere. Sì tutti, tranne me. Io non ti voglio, anzi ti detesto. Detesto il tuo modo di camminare, il tuo modo di impugnare le posate, il tuo film preferito è Star Wars e io detesto quella saga, i tuoi interessi non sono i miei.
Io amo il sushi, tu lo detesti. Il mio colore preferito è il verde, il tuo il celeste.
Eppure ogni volta che ti penso ho un nodo in gola. Ogni mattina il mio pensiero è rivolto a te. Un'alchimia di opposti quasi simbiotica. E' strano sai perchè sono stata io la prima a prometterti la mia amicizia, a piangere sulla tua spalla quando mi sono sentita gettata via da quel coglione del mio ex mentre tu mi dicevi "Ma guardati, sei meravigliosa, non buttarti così per uno che se ti avesse capita non ti avrebbe lasciato più andare!" Ti ho sentito vicino. Ma quando sei stato tu a dirmi "Sono un tuo amico.." eh sì lì ho avvertito una strana sensazione. Come se io sapessi di volerti non come amico, ma non avrei mai potuto dirti il contrario, per non spezzare quell' illusorio equilibrio che ci eravamo costruiti attorno. Ma tu no, non potevi dirmelo. Perchè forse tu lo pensavi sul serio, ma io no, non lo pensavo, non l'ho mai pensato. Ho passato così tanto tempo ad essere la scelta di uomini sbagliati. La verità è che ho sempre voluto essere la tua, vigliaccamente sì, perchè se avessi avuto più coraggio forse per una volta avrei scelto io e avrei scelto te perchè quando ti penso non riesco a levarmi questo fottutissimo sorriso dalla faccia. Perchè sebbene c'entri poco con te, sento di appartenerti. Ti sento vicino ogni volta che mi guardi e che accenni un sorriso, quando mi cerchi, quando mi aspetti ad un qualunque angolo di strada sotto la pioggia e tutto bagnato mi dici "L'ombrello si è rotto!" ed io ti sorrido, perchè so che è sempre lo stesso ombrello rotto che ti porti dietro perchè per pigrizia non vuoi comprartene uno nuovo. Ti sento vicino quando parliamo e non riusciamo a toccarci nemmeno la mano perchè sarebbe troppo rischioso, rischioso per entrambi avvicinarsi troppo. Ora non lo so, non so più cosa dire.. se non..."
"Capisco, mi fa piacere quello che mi dici. Sul serio. Sei una ragazza speciale. Ma è tutto così complicato che forse sarebbe meglio continuare ad essere amici. Ma resta il fatto che ti trovo meravigliosa e non voglio rovinare il rapporto con te."
".. Non sto dicendo di amarti. Non so nemmeno io cosa provo. Ma mi sei entrato dentro e non riesco a farti uscire. Forse ci siamo aspettati troppo o forse questa mia idea di appartenenza a te è sbagliata. Sì forse ti posso rimuovere dalla mia mente, perchè spesso capita che quando vuoi una cosa con tutto te stesso non riesci mai ad ottenere ciò che vuoi che si presenta invece quando non lo desideri più così tanto. E così capiterà anche a noi, perchè so che mi vuoi anche tu, ma quando riuscirai ad ammetterlo forse sarò io a non volerti più così tanto. Peggio per te. Anzi.. Non lo so scusa.. Forse quest'ultima affermazione è stata infelice. Però forse ora vado a letto. Sì perchè dopo aver parlato un'ora da sola davanti allo specchio fingendo che ci fossi tu, cercando la forma più adatta per esprimermi e cercando di immaginare perfino le tue risposte, forse è meglio che vada. Domani sarà un altro giorno. Ci sentiremo al telefono, parleremo per ore, prima di incontrarci stanchi e stressati alla fermata di un autobus, sotto un lampione, in qualche angolo di strada, sperando che non piova perchè so che non avrai un ombrello nuovo con te. Sì, ci ritroveremo lì. Io ti sorriderò, tu pure lo farai. I nostri sguardi si incroceranno, resteremo in silenzio per una manciata di secondi prima di scoppiare a ridere per qualche assurdità che qualcuno dei due avrà combinato e sì poi saremo amici, come sempre. "

venerdì 12 ottobre 2012

Grigio come il cielo di Londra, diviso a metà.

Essere sotto le coperte mentre fuori diluvia. Era da un po' che non vivevo una situazione del genere. Un temporale che ha spazzato via un pezzo d'estate, preannunciando un autunno lungo ed impegnativo. Quel cielo grigio che ti pervade l'anima di un grigiore nostalgico, di una sottile vena malinconica, che vorresti spazzare via, ma non ci riesci perchè fuori continua a piovere incessantemente. Un cielo grigio che richiama ricordi, momenti trascorsi, un pezzo di te che non può più tornare. Era da Londra che forse non vedevo un cielo così. Ma questo cielo è soltanto grigio e non sa di niente. La pioggia che cade sull'asfalto provoca un rumore troppo forte. Così forte che è inevitabile domandarsi se ti va di sentirlo, anche se forse dovrai farlo per forza.
Mi guardo attorno e mi accorgo di avere uno yogurt sulla scrivania lasciato a metà, un romanzo sul comodino letto a metà che quasi mi implora di finirlo, una finestra aperta a metà, un cellulare da riparare, un evidenziatore che sta per finire, un post scritto a metà per timore di metterci troppo di me stessa dentro, e un cuore a metà. E come se tutto questo riflettesse il mio stato attuale di sentirmi a metà, a metà tra i ricordi e la vita attuale, a metà tra la realtà e l'immaginazione, a metà tra me e l'altro, a metà tra quella che appaio e quella che vorrei essere. A volte ci sentiamo così: una metà.
Una metà tra il dire ed il fare, tra ciò che vogliamo e ciò che invece dobbiamo fare, una metà tra la ragione e l'istinto, tra il dove siamo e dove vorremmo essere. Viviamo in un tempo in cui le parole vengono dette a metà, i sentimenti sono vissuti a metà, un tempo dove le persone non vengono mai vissute completamente, ma sempre a metà. E' il tempo dei "mi manchi" mai seguiti da un "ti vengo a prendere", dei "ti voglio" seguiti da "ma forse non è il momento per volerti", dei "ti amo" seguiti dalla certezza di non farlo mai abbastanza. E' tempo di quelle vite in cui ti guardi allo specchio e sai solo ciò che non vuoi, ciò che non devi fare, ciò che non devi dire per essere appropriata. E' il tempo in cui le negazioni prevalgono sugli interrogativi e le affermazioni. E' il tempo del non senso. E' il tempo del "sottrarre" piuttosto che dell' "aggiungere". E' il tempo dei messaggi cifrati perchè non si ha tempo. E' il tempo dei momenti vissuti di fretta perchè non riusciamo mai a goderci la pienezza dell'attimo. E'il tempo degli assaggi che non ci renderanno mai sazi. Delle fessure che forse non riusciremo mai a spalancare completamente.
E' il tempo di un cielo grigio come quello londinese, che forse lascerà spazio a giornate tiepide in cui sarà possibile scorgere un lieve raggio di sole, ma che non riusciremo a godere pensando che tanto oramai è autunno!
E' tempo di uno yogurt che quando decideremo di finire sarà forse scaduto. Di un romanzo che quando decideremo di finirlo non ci interesserà più e ne vorremmo comprare un altro. E' il tempo di quelle metà che non ci soddisfano, di metà che non abbiamo il coraggio di riempire, perchè talvolta ci basta pensare che potremmo sempre farlo. Lasciare le cose a metà spesso fa comodo, perchè credi di poterle portare a compimento quando vuoi. Invece forse le cose, le persone, non aspettano te. E tu resterai sempre con quella metà di te che non hai voluto completare perchè quel senso di completezza in fondo un po' ti fa paura. Quella paura di aver completato qualcosa e di fartelo bastare per non iniziare qualcos'altro. E' tempo di quelle metà che si cercano ma che hanno paura di fondersi, allora si dicono frasi a metà, si inviano messaggi cifrati, si dicono "mi manchi" e se lo fanno bastare, scappano via lasciando uno yogurt sulla scrivania ed un romanzo sul comodino, pensano di non potere e non volere. Ma in fondo aspettano che qualcuno aggiunga un pezzo al loro puzzle lasciato incompleto, perchè forse troppo poco coraggiosi o semplicemente stanchi di cercare il pezzo mancante. Ma è anche il tempo di chi non sa aspettare, o di chi lo fa solo per metà. Ci accontentiamo di tante metà che poi spesso si rivelano niente. E spesso nemmeno cominciamo per paura di lasciare le cose a metà.