venerdì 11 gennaio 2013

Si chiude una porta, si apre un portone.

Di fronte a grandi o piccole sventure quotidiane recito spesso tra me e me il detto "Si chiude una porta, si aprirà un portone", quasi come se volessi darmi la carica, per non smettere di sperare di alzare gli occhi al cielo e di intravedere un giorno un arcobaleno che prepotentemente si ritaglia uno spazio tra le nuvole grigie come la cenere che hanno mandato giù schizzi di pioggia che hanno bagnato l'asfalto sino ad impedire la visibilità dei marciapiedi, delle strade, delle albe e dei tramonti.
Ho aperto e chiuso così tante porte al punto da diventarne un'esperta, al punto da credere che in fondo sapessi fare soltanto questo, aprire e chiudere senza mai varcare però l' uscio della porta, restando poco o per niente. Tante altre volte pensavo di averla aperta rendendomi conto soltanto in seguito che in realtà quella porta non era mai stata spalancata del tutto bensì socchiusa, ancora altre la spalancavo ma dietro di me c'era sempre qualcuno che non mi permetteva di varcare l'uscio e che con indicibile arroganza me la chiudeva in faccia, costringendomi a vagare alla ricerca di altre porte da aprire. Ogni volta che dietro di me una porta si chiudeva ho sempre creduto che fosse arrivato il momento di aprire il portone, tramutatosi regolarmente in una porta ancora più piccola di quella chiusa precedentemente, in un cancello che non poteva essere scavalcato, talvolta ho avuto addirittura l'impressione di essermi imbattuta in una cuccia per cani. Credo di aver aperto e chiuso innumerevoli cancelli, porte di media grandezza, porte piccole e strette, talvolta nell'attesa mi sono fatta andar bene anche delle strettissime cucce per cani, ma non credo che i portoni mi siano mancati, solo che sono durati sempre quanto basta per un breve assaggio, i bocconi più prelibati che abbia mai ingerito, per poi essere costretta a chiuderli alle mie spalle per dovere, per esigenza o per amor proprio, o essere costretta a vederli chiusi da qualcun'altro al mio posto che forse credeva che quel portone era troppo grande o addirittura ancora troppo piccolo per me, nonostante in fondo nessuno glielo avesse ordinato. Il problema è che in realtà è proprio con le persone che non riesco ad indovinare mai la chiave giusta per aprire la porta. Talvolta ho voluto aprire porte a chi sembrava entusiasta di entrare, a chi si è accomodato per consumare il pasto, ha chiesto il conto e poi come un turista passato lì per caso è andato via chiudendo la porta alle sue spalle, talvolta senza lasciare una mancia, senza salutare, senza lasciare alcun messaggio. In effetti mi sono convinta di non pretendere mai niente di tutto questo, ma mentirei se dicessi di non aver mai sperato che qualcuno diventasse un cliente abituale, che in fondo qualcuno non si limitasse a complimentarsi del buon cibo gustato ma che decidesse di restare. 
Le persone invece mi hanno deluso parecchie volte, hanno spesso mentito palesandosi nella loro cruda e meschina essenza che non credevo potessero avere, assumendo atteggiamenti di indifferenza e di distacco indicibile che non sono riuscita a comprendere. Ma credo di aver deluso e mentito anche io, non così tante volte, ma qualche volta forse l'ho fatto anch'io. Perchè la verità è che quasi sempre cerchiamo negli altri l'alibi per discolparci, cominciamo la frase con "le persone", ma non siamo forse persone anche noi, io che scrivo e voi che ritrovando un po' di voi stessi in ciò che sto scrivendo state avvalorando la mia posizione?
Riesco in fondo a spiegare solo in questo modo i comportamenti deludenti, il chiudere porte poco dopo averle aperte, il non trovare mai la chiave giusta, riesco a dare una spiegazione a tutto questo solo convincendomi del fatto che la vita sia un ciclo e così tutto ciò che ne fa parte. Allora mentre diremo che qualcuno ci delude saremo forse noi l'oggetto della delusione di qualcun'altro senza nemmeno accorgercene, mentre qualcuno sarà l'oggetto dei nostri desideri proibiti lo saremo al contempo anche noi per qualcun'altro, mentre ci vedremo sbattere porte in faccia senza aver avuto nemmeno il tempo necessario per varcarne l'uscio staremo intanto forse chiudendo in faccia la porta a qualcuno, nonostante l'assurda convinzione di essere sempre e soltanto noi le vittime e mai i carnefici. Non lo so, forse questa risoluzione risolleva il morale, o forse questo tentativo di comprendere sempre tutto è sbagliato, perchè in fondo se la vita ed in particolare le persone potessero essere in qualche modo "spiegate", ognuno ci darebbe la possibilità di farlo, di aprire la porta con la chiave giusta, o a limite ci offrirebbe un libretto illustrativo per evitare gli effetti collaterali, che ho il talento di non aver mai evitato.
Un portone ove ripararmi dalle intemperie, di quelli che ti consentono di restare, di quelli imponenti e decorati, così belli da restare incantati, non sono riuscita ancora a scovarlo, non so nemmeno se esiste in realtà, non so se il destino me lo abbia riservato.Ma in effetti non ho mai temuto l'azione dell'aprire e chiudere porte, che talvolta ho chiuso piano per non far rumore, altre volte le ho sbattute per provocare volutamente un gran clamore. Non temo di non trovare il portone tanto desiderato al punto da essere in grado di superarlo e di restarci, ma temo molto di più che il mio incessante vagare alla ricerca di qualcosa di cui non conosco nemmeno la certa esistenza si tramuti in noia, in stanchezza, in disillusione, al punto di esser così stufa di vagare, di aprire porte che sai di dover presto chiudere, da non volerlo più fare, al punto di pensare che forse questo vagare non troverà mai un'unica grande meta. E' questo che temo più del continuare ad aprirmi e a richiudermi, forse il prezzo del non accontentarsi di guardare il mondo restando seduta sull'altalena legata al lampadario della tua stanza. Talvolta è avvilente anche l'ostinato tentativo di dover comprendere a tutti i costi, come se si stessero cercando colpevoli che nemmeno esistono.

3 commenti:

  1. Bella la metafora delle porte e dei portoni e come la porti avanti (in effetti poi la vita è proprio questa alternanza, anche se a volte ci si può trovare in un open space che ci disorienta). Hai la stoffa per scrivere,se posso darti un consiglio però sarei un po' meno ripetitiva e più concisa.Complimenti comunque

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  2. Bella la metafora delle porte e dei portoni e come la porti avanti (in effetti poi la vita è proprio questa alternanza, anche se a volte ci si può trovare in un open space che ci disorienta). Hai la stoffa per scrivere,se posso darti un consiglio però sarei un po' meno ripetitiva e più concisa.Complimenti comunque

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  3. Ti auguro di incontrare un tipo così: www.missdreamer.altervista.org/saraquellogiusto

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