venerdì 25 gennaio 2013

I primi della classe.

A scuola sono sempre stata la prima. 
Ero in prima elementare e la mia insegnante nell'ora di italiano ci teneva a farmi leggere sempre per prima così che i miei compagni mi vedessero come esempio. 
Una volta quando ero in prima elementare ricordo di essere stata prelevata da un'insegnante di seconda, mi portò nella sua classe per farmi risolvere delle operazioni di matematica che i suoi alunni non riuscivano a risolvere. Per me invece fu più semplice del previsto, e ricordo che mentre ero alla lavagna, sentivo il vociare dei bambini di seconda elementare dietro le mie spalle che silenziosamente sussurravano: " Com'è brava, ma come ha fatto?" e l'insegnante che con voce perentoria esclamava: "Prendete esempio da questa bambina!"
Uscii poi da quell'aula con volto chino e le spalle incurvate e credo che sul mio volto si leggesse che in fondo non avevo fatto niente di speciale, niente per cui valesse in fondo la pena di riconoscermi un valore degno di nota che potesse pormi su di un piedistallo per potermi distinguere. 
Ed è proprio questa immagine che porto con me, da sempre, perchè è in effetti proprio la stessa che riscontro attualmente quando la mattina mi sveglio e guardo la mia immagine riflessa allo specchio.
Perchè sono stata sempre la prima della classe alle scuole elementari e alle medie, al liceo ero considerata non la prima ma una delle più brave, quei punti di riferimento a cui tutti potessero appigliarsi, e così anche all'università. Ma in fondo un certo valore non me lo sono mai riconosciuto. Ho sempre pensato che fosse semplice assumere il ruolo della prima della classe, perchè in fondo basta impegno e buona volontà per farti aprire un libro ed inglobare nozioni che ti renda agli occhi degli altri un esempio da emulare. Ma talvolta l'essere primi in questo modo non sempre appaga come vorresti. Perchè diventi un esempio e allora non puoi sgarrare, ti senti quasi in dovere di rispettare il ruolo che in fondo tu non hai mai preteso, nè forse riconosciuto, ma sono stati gli altri a farlo per te e spesso senza nemmeno chiederti il permesso. E' come se gli altri riponessero in te delle aspettative che sebbene tu consideri troppo grandi per te o non pienamente affini, è come se le volessi far tue comunque sforzandoti il doppio per non deludere nessuno. E mentre il tuo cervello a fatica preserva l'idea di non voler deludere nessuno, intanto stai deludendo quella voce che dentro di te ti imporrebbe di spogliarti per lasciare che non siano ruoli precostituiti ma la tua reale natura a prevalere.
A scuola ho sempre avuto buoni insegnanti e forse è per questo che mi è risultato semplice diventare la prima. Ma nonostante possa sembrare assurdo, talvolta avrei tanto desiderato, e tuttora, non esserlo, così da poter essere libera di esplicarmi, senza che alcuna etichetta ti imponesse di sostenere un ruolo che contrariamente a quanto si possa pensare, è oltremodo difficoltoso in certi momenti. 
La prima a scuola e nella vita? Nella vita che posizione rivesto? Non esistono libri ma soltanto esperienze e saranno le persone a ricoprire il ruolo di insegnanti, quel ruolo che spesso ti verrà girato per camminare da sola, per mettere a frutto ciò che avrai imparato e che in alcuni casi ti verrà chiesto di trasmettere. Posso dire che le esperienze non mi sono mancate. Quelle esperienze che mi hanno portato a toccare il cielo con un dito, per poi lasciare che il mio sedere sprofondasse nel fango. Quelle esperienze che mi hanno fatto battere il cuore così forte sino a farlo scoppiare, fino talvolta a farlo fermare. Quelle esperienze che ho condiviso con altri, ma tante altre da sola. Quelle esperienze che mi hanno resa più forte, altre tremendamente timorosa. 
Ho incontrato persone che sono stati per me degli insegnanti modello, di quelli a cui pensi come esempi da emulare. Ma ho incontrato anche persone assolutamente banali, poco interessanti, quegli insegnanti tremendi che non avranno mai la tua stima ma che in fondo non riesci a non temere. Persone che mi hanno idolatrato facendomi leggere davanti a tutti chiedendo agli altri di seguire le mie orme, persone che mi hanno chiamato alla lavagna per risolvere un'equazione che non sono riuscita a risolvere, che hanno ridotto la mia autostima, facendomi sprofondare in una vergogna che non aveva ragion d'essere eppure c'era, me la sentivo addosso, come una puzza che non riesci a togliere. Ho incontrato persone che non mi hanno insegnato nulla, persone che mi hanno insegnato qualcosa o tutto quello che c'era da sapere. Persone che mi hanno insegnato che la vita è bella, altre che la vita può talvolta tramutarsi in un inganno, quell'inganno di cui loro stessi si facevano portavoce. Persone che sono diventate dei profumi che non facevo a tempo a spruzzarmi addosso che evaporavano nell'aria. Per qualcuno ho sentito l'esigenza di annusare vecchi indumenti che ne conservassero la fragranza, per altri ho sentito invece il bisogno di gettare quei vestiti per non sentirne più l'odore, per non ricordare di quanta puzza possa esserci in un profumo che con l'andar del tempo non apparirà dolce come appena spruzzato. Ho incontrato persone come insegnanti che giungono in aula dicendo alla platea di restare in silenzio perchè hanno delle faccende da sbrigare, leggere un giornale, o semplicemente un lieve mal di testa che impedisse di fare lezione, quelle persone che non danno tempo a te ed inevitabilmente anche a loro stessi, o come quegli insegnanti per cui basta un intervento da posto per capire se tu sia preparato o meno, per mancanza di tempo, o semplicemente di desiderio di comprendere, senza mai andare oltre.
Allora nella vita posso dire di essere stata insegnante ma spesso ho sentito l'esigenza di sedermi tra i banchi e lasciare che la vita mi insegnasse ciò che c'era da sapere per sentirmi più preparata. Sono stata l'alunna modello ma spesso anche la più impreparata. Ho maturato il bisogno di far battere forte il cuore come quando si tocca il cielo con un dito, un bisogno che ricerco costantemente come fosse il motore della mia esistenza, nonostante il timore di sbucciarmi le ginocchia, con quella costante ansia sul come gestire una vita, sul dove andare ed in cosa o chi credere, nonostante per amor proprio abbia dovuto talvolta fermare questo cuore che altrimenti mi avrebbe fatto troppo male nel continuare a battere. Ho maturato il bisogno di ascoltare e di essere ascoltata, nonostante abbia spesso incrociato chi tempo per farlo non voleva darmene, perchè è come se la gente non abbia mai tempo o mai desiderio, il che equivale a dire lo stesso.
Nella vita in fondo non ci sono libri né certezze, le tue guide non riuscirai sempre a riconoscerle e spesso dovrai ergere a guida te stesso per timore di inciampare. Ci sono solo strade, viottoli, salite e discese. Ci sono paesini e grandi città. Ci sono persone.
Ed in questo turbinio di lezioni come esperienze e di persone in veste di insegnanti, mi sono a volte sentita la prima ma molto più spesso l'ultima, altre volte invece la mia posizione non sono riuscita a definirla. 
La vita è una lezione che non si smette mai di imparare, che quando meno te lo aspetti ti interrogherà e non è detto che tu sia sufficientemente preparato, una lezione che dovrai ascoltare da altri o spesso tenere tu, come un insegnante mai preparato abbastanza. Ma chi può dirsi in fondo il primo della vita? Credo nessuno. Allora forse servono braccia forti, petto in fuori ed un volto fiero per tuffarsi nel mare della vita, ma per nuotare e cavalcare le onde talvolta occorre farsi un bagno di umiltà, incurvare le spalle, chinare il capo, lasciare che siano gli altri a riconoscerti un valore che tu potrai vedere come fosse niente di speciale ma soltanto un dovere. E' forse soltanto così che si impara, un modo che non ci farà essere primi perchè di primati la vita non ne conosce, ma nemmeno gli ultimi, semplicemente così, semplicemente persone e non pagliacci.

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