lunedì 17 dicembre 2012

Ci sono momenti in cui ...

Un ragazzo che se ne va è pur sempre solo un ragazzo che se ne va.
Un amico che si toglie la vita è un amico che si toglie la vita, un cuore fatto a brandelli, un'anima calpestata, un senso di colpa che non si lava, la rivalutazione delle tue priorità, il capovolgimento di quello che sei, guardarsi allo specchio e sentirsi schifosamente vuota.
Quella fredda domenica di gennaio appresi la notizia al telefono, mentre ero intenta a pettinarmi i capelli prima di uscire con il mio fidanzato di allora. Un gesto semplice, abitudinario, come quello di pettinarsi i capelli, quei capelli che dopo qualche minuto avrei voluto strapparmi dalla radice, masticarli, ingoiarli, ma non sarebbe servito comunque, perchè oramai era troppo tardi per tutto, perchè lui in fondo non c'era già più. Non sono riuscita a versare molte lacrime se non dopo 24 ore, cominciando a piangere a dirotto e quando le mie lacrime finirono cominciai a vomitare. Vomitare di un dolore che rendeva fragili le ossa avvertendo la percezione che si stessero quasi sgretolando, vomitare di una colpa che mi ero cucita addosso, che aveva invaso ogni singola cellula del mio corpo, fino ad offuscare la mente. Ricordo che mi guardai allo specchio e vidi una persona in cui non mi riconoscevo, vidi tanti valori in cui avevo sempre creduto, ma mai praticati fino in fondo, vidi un'anima schifosa, vuota, a tratti superficiale, una persona che non sapeva vivere ma che arrancava, una persona che non aveva capito niente e che cercava di capire in quel momento, quando oramai il comprendere non avrebbe riportato in vita più nessuno. Perchè la giovinezza è un'arma a doppio taglio, è sintomo di bellezza, di spensieratezza, di libertà, ma noi giovani siamo anche così inesperti ed immaturi, non siamo pronti alla vita, ma nemmeno alla morte. Non riusciamo a guardare oltre, ci chiudiamo nelle nostre convinzioni non volendo ascoltare quelle degli altri, siamo pronti a puntare il dito all'occorrenza ma troppo poco spesso ad abbassarlo, ad avvicinarci, a comprendere cosa ci sia veramente dietro un allontanamento, un parlare a singhiozzo, perchè potrebbe esserci un'anima spenta che non riesce più ad accendersi, un bisogno di aiuto che se fossimo più esperti, più maturi, meno superficiali, più pronti alla vita, forse sapremo comprendere senza nemmeno tante parole. Non abbiamo la saggezza nè la maturità dei nostri nonni, allora non riusciremo a capire subito, ma solo quando qualcosa si rompe provocando un gran clamore, solo quando accade qualcosa per cui ci sentiremo quasi investiti da un treno, e solo dopo comincia la nostra rinumerazione, solo dopo saremo in grado di modificare il nostro approccio alla vita. E a me è successo più o meno così. Una telefonata che è stata come un treno in corsa trucidando interamente il mio corpo. Una morte che mi ha fatto comprendere come avrei dovuto vivere, quasi come se dall'alto lui mi stesse dicendo "Io sono morto, ma tu, non sei forse morta anche tu senza nemmeno accorgertene? "
Ed in fondo era così. Avevo ossigeno nei polmoni ma non riuscivo a percepire aria fresca, a volte avevo la sensazione come se il respiro si fermasse, avevo addirittura frenato i battiti del cuore. Alla fine ero morta anch'io, nonostante esistessi ancora. Ma esiste un momento nella vita di una persona in cui ti accade qualcosa che per quanto possa essere doloroso risulta necessario per dare una nuova direzione alla tua vita, nonostante ne avrei fatto volentieri a meno. Esiste un momento in cui una morte può generare una nuova vita, in cui un ramo secco, morto, ne risveglia un altro e apre la strada a boccioli. Allora da un senso di colpa da cui non riuscivo a ripulirmi del tutto, ho cercato di trarre un insegnamento, perchè forse è questo che ci chiede la vita di fare quando con la sua forza dirompente ci travolge faticando a rimanere a galla. Allora ho imparato che bisogna vivere il doppio, ed effettivamente da allora è come se dentro di me avvertissi tante persone, un sovraffollamento di idee, di anime cariche di entusiasmo, di persone stanche di arrancare che necessitano di vivere. E' per questo forse che quando comincio a raccontare a qualcuno della mia vita comincio spesso proprio da quel momento, quasi come se la mia vita abbia avuto inizio da quella morte.
Ho iniziato a rompere tutta quella vita che si poggiava su colonne troppo fragili.
Ho ammesso di non amare più, ho lasciato, e quando l'ho fatto mi sono sentita di nuovo libera, senza più catene. Da quel momento l'amore, quello semplice ma intenso, è diventato il filo conduttore della mia vita. Ho rotto un'amicizia, lunga ma inconsistente, che poggiava oramai da troppo tempo sull'interesse e su un affetto troppo fioco, ma non più vero, autentico. Ho cominciato a seguire la direzione dell'autenticità e di quella rigida coerenza che faceva parte di lui, che presto ho assorbito diventando parte di me. Ho poi preso i miei bagagli e sono partita, dieci mesi lontana da casa, perchè volevo crescere, volevo fare nuove esperienze, volevo vivere qualcosa che nella mia vita non avrei più fatto, volevo forse dimenticare o semplicemente mettere in pratica ciò che dentro di me stava nascendo, volevo capire chi ero diventata e cosa avrei potuto fare per cambiare, per alimentare una sagoma spenta, vuota, era questo che sentivo di essere. Talvolta le persone hanno bisogno di terremoti per sentirsi mancare la terra sotto i piedi e decidere di ripartire da zero, per decidere di essere migliori di come si era, per abbandonare la corazza della superficialità e cominciare a seminare su di un terreno fatto di emozioni sincere, autentiche, coerenti con il proprio spirito, colorando di rosa come la tenerezza e la spontaneità o di bianco come la genuinità e la purezza la propria vita, come una rosa su una tomba che ricorda di quanta vita talvolta si nasconda dietro una morte, tremenda ed inaspettata. Quegli eventi che ti costringono a reagire, a svegliarti, a dire basta, a cercare risposte senza mai trovarle perchè forse non ci sono, a tormentarti, ma a dire anche tra le lacrime semplicemente grazie, nonostante avresti voluto farne a meno, nonostante avresti voluto essere già allora quella persona migliore che avrebbe potuto porgere una mano come sollievo, avrebbe potuto evitare forse ciò che era inevitabile, se lì, allora, in quella vita passata, sarebbe stata già la persona che ha scelto di diventare, che ogni singolo giorno da allora cerca di essere, di innaffiare, come un frutto mai maturo abbastanza.

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