giovedì 13 dicembre 2012

Inizio di primavera.

Anche il cuore ha le sue stagioni.
Il mio quest'anno è passato da un lungo ed estenuante inverno, ad una breve primavera che ha ceduto subito il passo ad una rovente ma ancor più breve estate, per passare di nuovo all'inverno, poi all'autunno, infine di nuovo ad una fresca primavera e ad una calda estate, durata ancora una volta troppo poco, cedendo il passo di nuovo all'inverno, intervallato da sprazzi autunnali, ma pur sempre freddi. In fondo le stagioni più belle, più tiepide o addirittura roventi durano sempre troppo poco. Sono le foglie ingiallite d'autunno che spesso fatico a rimuovere. Ed è sempre quel freddo rigido che si insidia sin nelle ossa, che ti provoca quel fastidiosissimo raffreddore che comincia con un insolito rossore del naso, non facendoti più avvertire la presenza di mani e piedi, a durare sempre troppo. Ma nonostante tutto spesso mi capita di volerci restare, forse perchè so che le mie primavere e le mie caldissime estati sono destinate a durar poco, a volte meno di quanto basti, forse per paura di abituarmici preferisco il freddo. Ma molte altre volte mi capita di volere che quel gelido inverno intervallato da periodi autunnali ma pur sempre freddi rimangano ad aleggiare sul mio cuore per consentirmi di contemplare i rami secchi. Non ho mai ben capito da cosa nasca questo mio ostinato tentativo di curare le foglie che ingiallite cadono dagli alberi spogliandoli completamente di quel colore vivo che dopo poco non mi sembra nemmeno più così intenso. Allora raccolgo le foglie, le conservo e mi siedo ai piedi dell'albero ormai spoglio a contemplarne i rami secchi pur essendo cosciente che quell'albero non riserverà più alcun bocciolo, nè un qualche frutto che diverrà maturo, abbastanza per poi raccoglierlo. Spesso ho così paura che quei rami li stacco per tenerli stretti nelle mie mani, contemplandoli quasi come se stessi ascoltando un poeta recitare dei versi, nonostante a volte avverta la sensazione che quei versi non esistano, ma sono semplicemente frutto della mia immaginazione che teme di lasciare, di archiviare malinconicamente un altro pezzo di vita al punto tale da aggrapparmi ai ricordi, quei ricordi che spesso offuscano la mia mente al punto da irrigidire le mie gambe come se stessi in delle sabbie mobili da cui temi di uscire per ritrovarti con un'anima vuota, colma di assenze e di parole che avresti potuto pronunciare ma che per vigliaccheria non sei riuscita ad emettere. Spesso mi capita di circondarmi delle foglie ingiallite tenendo in pugno strettissimo quei rami così secchi da rendere ruvidi i polpastrelli, e poi li conto. Sì li conto ed ogni tanto li innaffio anche, pur non ricevendo alcuna reazione. Che patetica ossessione, che inutile e vigliacca mania di tener stretto ciò che ti ha tenuto in vita con il fresco profumo delle foglie di primavera e con il caldo rovente dell'estate, per poi morire, così, troppo presto o inaspettatamente, ma come in fondo sempre accade. Ho cercato anche questa volta di conservare ed ogni tanto innaffiare le foglie ingiallite cadute dall'albero, ho contemplato quest'albero spoglio come se fosse un poeta intento a recitare versi, ho addirittura staccato quel ramo per tenerlo stretto fra le mie mani, per tenerlo più vicino al mio petto. E' una cosa insensata e ho sempre pensato che talvolta anche le cose al di fuori di schemi logici aiutino a tenerti in vita. Ma poi ragionando ho capito che ciò che è stato non può più tornare, o forse tornerà in una forma diversa, non lo so, ma non nella forma delle foglie che ho conservato, nè del ramo che ho staccato per tenerlo più vicino al cuore. Ho capito che questo mio vano tentativo mi fa vivere in un passato così ingombrante da non permettermi di avvicinarmi ad altro, di seminare qualcosa da innaffiare con cura per poi assistere a nuove fioriture. Ho capito che forse questo può aiutarmi a tenermi in vita, ma si tratta di una vita precedente, già vissuta, che potrà servire a rievocare emozioni ma non più a viverle standoci dentro. Esiste un momento nella vita in cui ciascuno dovrà decidere se vivere nel presente in attesa del futuro, o se vivere nell'ossessione del passato, rievocando le fresche primavere e le calde estati, ma vivendo pur sempre nel pungente freddo invernale. Esiste un momento in cui realizzi già cosa vuoi fare tempo prima, pur mantenendo stretti quei rami che capirai essere troppo secchi per riscaldare il cuore, ma riuscirai ad esprimerlo soltanto tempo dopo, perchè prima di quel momento non saresti riuscita a gettarli via. Esiste un momento in cui comprendi che devi andar via, che non c'è più spazio, che devi lasciare che le cose riprendano il loro corso regolare. Il mio momento è in questo preciso istante. Allora prendo le foglie ingiallite ed insieme al ramo secco, nonostante avrei voluto trattenerlo, lascio che il vento porti tutto via. Lascio che oggi, in questa fredda giornata di dicembre inizi per il mio cuore ufficialmente la primavera, senza che essa si tramuti velocemente in estate. Non so cosa accadrà, ma il fresco profumo delle foglie, i boccioli che stanno per sbocciare, il tiepido sole di primavera, mi piacciono, e sola, è questo che da oggi decido di contemplare. Sola, senza di te, diventato da un bocciolo che non ha avuto il tempo di fiorire, un ramo secco da gettar via, in questo preludio di primavera che non posso più rimandare.

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