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giovedì 29 gennaio 2015

Dove ognuno resta lí, perché é lí che scegliamo di farli stare

L'altro giorno sono entrata in una libreria. Era da tanto che non ci mettevo piede. Troppo impegnata a fare dell'altro, così da aver ridotto all'osso uno dei miei principali piaceri.
Ho comprato cinque libri. Tutti diversi. Nessuno me li aveva consigliati, ho creduto soltanto, con un pizzico di presunzione, forse, di essere capace di selezionarne i migliori anche da sola.

Era da tanto che non annusavo il profumo della carta. Quello che ti sale sin dentro le narici facendoti sentire una persona appagata. 

Ogni volta che apro la prima pagina di un libro qualunque che abbia scelto di cominciare, é come se, insieme a quei personaggi, stessi iniziando qualcosa anche io, sebbene resti ferma a sfogliarne le pagine tra il rumore della gente,   in un vagone della metropolitana o su di un autobus, magari accanto al finestrino, con lo sguardo rivolto altrove. Ed é forse per questo che ne ho comprati cinque. Per averne abbastanza. Per potermici catapultare dentro come fossi una delle protagoniste. Per poter essere partecipe di ogni vicenda che non fosse la mia, saggiare ogni tenero aforisma che diventa, inevitabilmente, la storia della mia vita, come se un libro sia in grado di dirmi esattamente quello che ho bisogno di sentire. O almeno, é quello che mi piace pensare.

Pian piano mi innamoro dei personaggi. Mi piacciono, alcuni. Altri meno. Non provo alcuna forma di indifferenza per nessuno di loro: se l'autore li ha messi lí, é proprio lí che devono stare. Come se ciascuno, seppure in maniera marginale, fosse funzionale per la vita dell'altro. Non mi sento ostacolata da nessun giudizio avventato, piuttosto dalla voglia di scoprire come andrá a finire. E tutto sommato mi piaceranno tutti. A loro modo, diventerá un unico prodotto su cui esprimere un giudizio personale, ma mai assoluto.

Ed é proprio mentre leggo che ogni tanto mi assale la paura. Quella che si prova, forse, quando si diventa adulti: quella di non essere in grado di amare più in senso assoluto. 
Perché da grandi impariamo a tessere su tela tutti gli sbagli ed i difetti. A farci carico di giudizi altrui, soltanto per la smania di piacere. Viviamo nel lungo termine. Dissacriamo l'infinito. Distruggiamo gli attimi. Ogni occasione diventerá non un motivo per rimetterci in gioco, ma un subdolo gioco che la vita ci piazza davanti per scombinarci i programmi. 

Sembreranno tutti meno intelligenti. Tutti che daranno qualcosa di sé per riceverne altrettanto in cambio. Sará una danza muta, in cui se é vero che ad ogni causa corrisponda un effetto, ci tratterremo su un filo di spago da cui sia proibito scendere perché si avrá paura delle conseguenze.

A volte ho paura che quando diventiamo adulti scegliamo di vivere con maggiori consapevolezze e che queste, a loro volta, ci rivelino una realtá spietata. Non quella che evitavamo di vedere prima, ma quella in cui mancavamo degli strumenti giusti per poterla comprendere. 
Ed é per questo che ogni tanto, leggendo, apprezzo il piacere di riapprodare lí, immaginando come vorrei che invece fosse.

Lí, dove ci innamoriamo dei personaggi nonostante i loro difetti. Dove non tesseremo su tela soltanto gli sbagli, ma anche le nostre vittorie. Dove ognuno resta lí, perché é lí che noi scegliamo di farli stare.

lunedì 29 dicembre 2014

Che in questo 2015 possiate ...

Se dovessi dare un nome alla scelta che fra tutte è stata la più difficile nella mia vita, direi che sia stato proprio quel momento in cui ho capito che non avrei mai più potuto fare a meno di scrivere.
Paradossalmente, ammettere a me stessa che da grande avrei voluto seguire questa strada e che la mia mente non concepiva un’altra via possibile a questa, è stato più duro di spogliarsi di anni di studi per pulire stoviglie e servire clienti maleducati.
A volte lo diventa, quando un impulso naturale nei confronti di qualcosa diventa al tempo stesso desiderio e peccato.
Non ne conosco il motivo. Forse per questa mia innata mania di erigere a debolezze i miei punti di forza. Forse sì, è questa paura di mostrarsi al mondo. A me questo un tempo mi avrebbe fatto più paura di ritrovarmi nel buio di una foresta inseguita da un branco di leoni.

Non so poi cos’è successo. Forse ho semplicemente capito che il torto più cruento che possiamo infliggerci è quell'insana convinzione di non meritare la felicità. Forse, ho semplicemente capito che non potevo avere paura per sempre, rischiando che la vita mi passasse davanti non riuscendo mai ad acchiapparla per la gola e decidere da sola dove andare.

Ogni tanto penso a quel momento, a quell'attimo di vita così vera ed intensa che mi ha fatto diventare grande due volte: come donna e come essere umano. Come donna che non teme le sue paure, come essere umano che trova il coraggio per affrontarle. Ci ripenso, ogni tanto, quando mi trovo davanti a scelte infelici, a fili di lana raggomitolati in attesa di essere sciolti, quando faccio il contrario di ciò che dico, e dico il contrario di ciò che penso. Quando avverto di essere tornata indietro nel tempo, comportandomi né come donna, né come essere umano, perché la verità è che non si finisce mai con l'avere paura, né si ha mai abbastanza coraggio per affrontare le proprie ossessioni.

Ed è questo che vi auguro per il nuovo anno: di essere più donne o più uomini, ma al di sopra di ogni cosa, più vicini all'essere umano.

Non innamoratevi delle persone. Innamoratevi delle vostre idee. E' l'unico modo per restare eterni e sentirvi infiniti anche quando la terra sotto i piedi vi sembra tremi e non ci sia appiglio alcuno ove potervi reggere. Le persone finiscono. Con l'amarvi, il desiderarvi, il volervi al loro fianco. Fingono, vi deludono, o vi rigettano. Le idee non lo fanno mai. Saranno le uniche in grado di portarvi in alto, senza aver bisogno di nessuna approvazione, se non della vostra mente che pianifica, del vostro cuore che le faccia diventare sempre più grandi.

Non fate diventare sassi pietre preziose, né gioielli scomodi sassolini infilatisi in una delle vostre scarpe. Sappiate misurare con sapienza ciò che vale ed individuare con audacia le scorie.

Se quello che state aspettando tarda ad arrivare, andatevelo a prendere. Sì, aprite la porta e smettete di aspettare. E se il vostro tentativo si rivelerà insignificante, optate per strade alternative, mai la stessa da cui siete partiti.

Non aspettate che qualcuno dica o faccia esattamente ciò che avreste voluto sentire o vedere. Questo succede solo nei film dal finale strappalacrime, dove loro due si rendono conto di aver avuto sempre gli stessi pensieri, cominciando a dar peso ai dettagli, a valorizzare ogni coincidenza che li abbia condotti a viaggiare sullo stesso binario. Ma questo non è un film, ma la vita vera. Ed in questa vita le persone hanno paura di mostrarsi fragili, di dire la verità, di guardarsi negli occhi. Ed hanno pregiudizi e si inventano storie. Tu non aspettare che facciano esattamente ciò che pensi, dovesse anche essere il tuo primo pensiero appena sveglia e l'ultimo prima di porre la testa sul cuscino. Fai un respiro profondo e pensa a cosa vorresti sentirti dire, senza girarci troppo intorno. Fai un altro respiro e parla tu. Dillo tu. Perché altrimenti non ci sarà mai modo di uscirne. E se anche di fronte le tue mezze verità il finale non accenna a cambiare, mastica tutto ed ingoialo. Non sentirti stupida, né impotente, né piccola. Sentiti solo più forte, più grande, più bella. Perché lo sarai.

Impara a piangere e a ridere più forte che puoi, ad eccedere sempre nelle tue emozioni, non privartene, mai. Non convincerti di star male, né di essere felice. Regala uno spazio anche ai tuoi stati d'animo attuali senza troppe finzioni: è l'unico modo per entrare a contatto con la propria anima e porre se stessi sul piedistallo, come priorità imprescindibile.

Apri la porta di casa e scopri il mondo. Tuffati nel mare della vita come fossi piombo, pronto a immergerti e a catapultarti nella profondità del suo fondale. Impara a risalire come fossi olio, ponendoti al di sopra della superficie dell'acqua marina, dissipandoti come tante goccioline che trovano spazio qualsiasi sia la grandezza.

Amati, come fossi quell'uomo o quella donna che da sempre attendi ti bussi alla porta per chiederti di entrare. Anzi di più. Come fossi la proiezione di quella parte di te che chiede ascolto, che implora carezze, quella che chiede di essere presa per mano ed andare. Ascoltati, accarezzati, vai, da sola. Quella con noi stessi è l'unica storia d'amore che dura in eterno, degna di essere vissuta sino allo sfinimento del cuore.

Amate non chi vi ama, ma chi mentre vi guarda vi spoglia di ogni incertezza, solo chi alla fine vi aspetta ed intanto resta.

Trova la pace. Non significa porsi a distanza d'emergenza, fare tanti chilometri, abbandonare tutto, cambiare posti. Significa distanziarsi dal sentimento di paura e di insoddisfazione, lasciar scorrere ciò che ci fa essere dannati ed inquieti, cambiare il nostro approccio nei confronti delle cose, delle persone, della vita intera.

Praticate le buone maniere senza mai dimenticare di adottare gesti di smisurata gentilezza innanzitutto verso voi stessi. Siate gentili, con il vostro corpo, il vostro spirito, la vostra mente, ed anche con il vostro cuore. Prendetevene cura, portando avanti i vostri obiettivi qualsiasi sia il sacrificio cui sottostare, qualunque l'entità del prezzo da pagare. Assecondando il cuore ovunque scelga di andare, anche quando sceglierà strade impervie e dal selciato sterrato.

Non raccontatevi scuse per giustificare le vostre non-azioni. Non credete alle scuse che vi raccontano per giustificare chi resta inerme. Chi vuole qualcosa ad un certo punto scoppia e deve uscire per andarselo a prendere. Non sarà mai troppo tardi, né il momento sbagliato. Ci sarà una voglia che supera ogni montagna di scuse, ogni muro di parole eretto per tenersi in equilibrio. Ma ad un certo punto si cade, su un tappeto di gomma su cui vi si affonda o vi si rimbalza. Non ve le raccontate, né credeteci voi che ascoltate. Quella è un'altra vita, in cui implicitamente vi viene chiesto di starne fuori. Uscite, a testa alta, chiudendo il sipario, tra gli applausi di chi vi ha riconosciuto un certo valore.

E non credete nemmeno a chi vi dice che quello che state progettando sia impossibile. Basta crederci con estrema convinzione, a volte aspettare il proprio turno con indicibile pazienza. Il tempo e la vita vi ricompenseranno.

Non abbiate paura di lasciare, perché é vero ciò che si dice in giro, che quello che conta non ci lascia mai. Rimarrà con noi, sempre, in questa vita ed anche in quella successiva.

Sbagliate. E non per raccontarvi la storia del chi sbaglia impara. Imparerete, forse, o molto probabilmente no. Sbagliate perchè alla fine della vostra vita i vostri errori vi si appiccicheranno addosso, come cicatrici irremovibili. Più ne avrete, più avrete vissuto. E più avrete vissuto, meno rimpiangerete.

Abbiate il coraggio di vivere la vostra vita, non quella di qualcun' altro, né quella di chi pretende di decidere per voi. La vostra, in cui tutto sarà dettato dal vostro cuore, a partire dal dove per finire al con chi, senza pregiudizi, né rimpianti o paure, ma solo con quella voglia matta di vivere, vivere ancora.

Che nel nuovo anno possiate essere donne o uomini, ma al di sopra di ogni cosa, più esseri umani.

Non é mai troppo tardi o troppo presto, non si é mai troppo giovani o troppo vecchi per cominciare.

giovedì 15 maggio 2014

Quando gli schizzi di pioggia bagnano i vetri.

L'altro giorno, mentre fuori pioveva a dirotto, ho spulciato nella cesta dei ricordi.
Sembra quasi che pioggia e ricordi vadano insieme, come se il ricordo rispolverato in un giorno di sole non abbia lo stesso sapore. Come se siano gli schizzi di pioggia a bagnare i vetri dei finestroni della tua stanza a richiamare i ricordi, con il loro tintinnio simile al richiamo delle lucciole.

Ho cominciato a vedere vecchi album di fotografie, per poi arrivare a scorrere di anno in anno il mio profilo su facebook, interamente.
Sono partita dall'ultimo post sino ad arrivare al primo. Ed è attraverso le cose che scrivo o che scrivevo, attraverso i links che pubblicavo, le mie fotografie, che mi sono resa conto di quanto io sia cambiata, ed il mondo intorno a me.

Rileggendo qualcosa ho avvertito una sensazione di imbarazzo, quasi come se pensassi "perchè mai ho scritto qualcosa di così imbarazzante, adesso non lo rifarei più". Ho scoperto che tea in polacco si dice "herbata", perché l'avevo menzionato durante il mio Erasmus a Varsavia, dopo quasi cinque anni l'avevo dimenticato, ma mi ha fatto piacere riscoprirlo, nonostante forse saperlo per qualcuno sembrerà superfluo. Ho rivisto fotografie di periodi andati, con persone che forse non rivedrò mai più nella mia vita, altre invece con chi mi è stato accanto da sempre, le stesse che porto sempre con me. Ho rivisto fotografie di vecchie vacanze, di feste, di avvenimenti importanti. Allo scorrere di ogni fotografia, tentavo di ricollegare un possibile stato d'animo del momento, e fuori ne uscito un miscuglio di emozioni contrastanti: lì ero felice e spensierata; lì triste e vogliosa di cambiare; lì ero piccola ed ingenua; lì era l'inizio di un nuovo cammino; lì semplicemente non pensavo.
Ho riletto commenti, anche i primi in cui per esprimere una risata era un "hihihi" che poi è diventato un "ahahahaha" e poi un "auhauahauahauahau", sciocchezze, dettagli.
O riletto i posts sul mio blog, il primo e poi l'ultimo. Qualche volta, ricordando, ho riso, per altre ho provato imbarazzo, per altre tristezza, per altre commozione. In alcuni casi ho anche pensato "finalmente è passata".

Sembrava quasi che la fine non arrivasse mai, invece poi è arrivata, anche prima delle mie aspettative. E ho rivolto lo sguardo alle margherite che sono sul comodino, pensando che avevo sempre desiderato comprarle, ma qualcuno me le ha regalate prima che io lo facessi, rubandomi il tempo e superando le mie aspettative.

E quindi ho pensato che il senso del ricordo si racchiuda in tutto questo. Piacevole o meno che sia, ruba il tuo tempo ma può superare le tue aspettative. Ti fa credere che non lo faresti mai più, ma in realtà è stata la cosa migliore che potessi fare. Ti fa riscoprire dettagli che avevi rimosso, che sebbene superflui, ti donano un sorriso e le ricollochi nella cesta. A random ti fa rivivere pezzi di vita andati, dando valore a chi oggi c'è ancora e capendo quanto, persone andate, abbiano avuto soltanto un ruolo secondario nella tua vita, sebbene tu a quei tempi gli abbia dato il ruolo da protagonista. E' un viaggio attraverso stati d'animo ed emozioni, alcuni da dimenticare, altri da ripetere altre dieci, cento, mille volte ancora. E' un modo per riconoscersi delle colpe, alcune delle quali verranno commesse ancora in un circolo vizioso da cui non si esce, altre che non rifaremo più perchè in fondo adesso siamo cresciuti.
Ed è mentre pensiamo che siano stati gli altri i protagonisti dei nostri ricordi, che invece saremo noi a porci come protagonisti della nostra storia.

Le persone che incontriamo ci permettono di recitarla, in balia di colpi di scena o finali già visti, ma mentre ne scorriamo le fasi, siamo noi a raccontarla ed i primi a farne parte.
Fin quando gli schizzi di pioggia hanno smesso di bagnare i vetri, e mi sono addormentata.