
Ho tentato di immaginare un seguito a questa sequenza. Ma la verità è che, nella stragrande maggioranza dei casi, il continuo di questa storia sarà scritto ripercorrendo ogni singolo passaggio.
Ci penso, ogni tanto, a dove sia finita quella persona che non si sarebbe accontentata di stendere il suo telo su di una striscia di sabbia, che avrebbe voluto conoscerne tante prima di capire quale fosse la più appropriata. Che fosse stata stretta o immensa, rocciosa o di sabbia sottile, lontana o vicina. Ci sarebbe stato il mare comunque. Generoso di natura, perché infinito.
Esistono persone che ad un certo punto lasciano tutto e si orientano ascoltando il vento che soffia. Quelli che vanno e al loro ritorno non dovranno raccontare del lavoro e del loro stipendio, ma solo di ciò che hanno visto, servendo questo abbastanza per nutrirli. Di entusiasmo e di gioia di vivere.
E lo so che qualcuno ci ha pensato pur credendo fosse una scelta difficile. Seguiamo schemi prefissati che ci riducono ad essere un numero in una sequenza infinita ma sempre uguale, dove la ricerca di una casa, di un lavoro, di un salario più alto arriva ad essere l'obiettivo, ma mai quello finale. Una sorta di predestinazione a tutte quelle abitudini che ad un certo punto diremo di odiare, ma le seguiremo a menadito comunque, senza fiatare.
Perché qualcuno un giorno ha deciso che una vita normale necessitava della connivenza di questi fattori, ponendo scadenze con dati anagrafici alla mano.
Allora diventeremo tutti numeri, schiavi di una sequenza di azioni. Ci convinceremo sia l'unica soluzione possibile e impareremo a dire che va sempre tutto bene, perché l'importante é essere felici.
Per esempio, amare rende felici. Ma si sa, l'amore ha tante forme ma nessuno schema.
Beato chi l'ha capito. Peccato per tutti gli altri cui non resta nient'altro se non l'immaginazione.