giovedì 2 maggio 2013

Forse le persone aspettano di morire.

Aspettiamo di invecchiare per diventare più maturi.
Aspettiamo di finire gli studi per dedicarci ai nostri interessi ed alimentare le nostre passioni che intanto appassiscono preda di un tempo che inesorabilmente scorre.
Aspettiamo di sbagliare per dire "Non lo farò più!"
Aspettiamo anche lo sbaglio successivo, e quello che verrà ancora dopo, e ancora, e ancora, per ammettere che nella nostra costanza si nasconde forse un'incapacità nel vincere.
Aspettiamo le feste comandate per abbracciare i nostri cari e rivolgerci frasi d'affetto che in altre circostanze non saremo in grado di pronunciare, perché Natale o Capodanno ce lo impongono, anche se giungono in un normalissimo martedì o mercoledì.
Aspettiamo sull'uscio della porta che le persone ritornino, nonostante se ne siano andate senza offrirci troppe spiegazioni, lasciandoci accovacciati dietro quella porta che in fondo resterà chiusa.
Aspettiamo i momenti giusti. Aspettiamo il momento giusto per vendicarci, per avanzare, per vincere, per invitare qualcuno, anche per innamorarci. Pianifichiamo un'intera esistenza, ordinando a noi stessi quando sia il momento giusto per una sana solitudine che vedrà sgombro il cuore, quando sia invece quello per far entrare qualcuno. Aspettiamo che trascorra del tempo sufficiente per sanare le ferite di una fresca delusione e se ci sarà qualcuno disposto forse ad aiutarci o ad alleggerire il peso noi ci nasconderemo perchè in fondo non è il momento giusto, quello lo stiamo ancora aspettando nonostante spesso ignoreremo che forma possa avere.
Che sciocco a volte l'essere umano. Aspetta invece di vivere, programma invece di buttarsi a capofitto in una vita che non regala niente due volte. Aspetta ed intanto la vita gli passa di fianco, non comprendendo che in fondo i treni passano una sola volta, e se il cuore comincia a tremare seppur leggermente al suo passaggio, forse tanto vale salirci.
Allora forse non dobbiamo aspettare niente, piuttosto dovremmo cominciare a vivere tutto.
Non dobbiamo aspettare le rughe per dispensare maturità, forse allora sarà tardi. Dobbiamo chiudere i libri ed innaffiare quelle passioni che albergano dentro di noi prima di apparire come morti sebbene apparentemente viventi. Dobbiamo forse essere fieri degli sbagli, perché in loro si nasconderà tanta vita, quella che si porrà come insegnante nonostante ci sentiremo spesso impreparati, si celerà la vittoria di chi non si arrende e prosegue continuando a sperare. Dovremmo pronunciare frasi cariche di affetto almeno due o tre volte a settimana, anche se non sia Natale, Pasqua o Capodanno. Dobbiamo alzarci da dietro quella porta chiusa e guardarci intorno per aprirne altre che potrebbero rivelarsi sorprendentemente meravigliose. Dovremmo capire che non possiamo aspettare il momento giusto, perché lui non aspetta noi ed allora inevitabilmente finiremo per perderci nell'abisso delle paure e delle perseveranti insicurezze. Invece di tenere nel frigorifero il cuore aspettando di tirarlo fuori pianificando il come ed il quando, focalizzati sul chi. Caccialo quel cuore, non aspettare, prima che sia tardi, prima che quel treno ti passi di fianco a gran velocità e tu non riuscirai più a salirci. Caccialo adesso, prima che si congeli, ed urlalo, urlalo pure se vuoi. Ma cosa stai aspettando? Ho talvolta la sensazione che le persone aspettino di morire.

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