Se fossi un giorno della settimana sarei probabilmente il giovedì.
Perché il giovedì è quel giorno che spezza la settimana, prima del weekend ma molto distante dal lunedì. Insomma uno di quei giorni che inculca un'insolita tranquillità perché giunge prima del caos e degli appuntamenti del weekend osservati come fossero un sacro rituale, uno di quelli in cui non ti viene chiesto di iniziare niente, chi inizierebbe qualcosa di giovedì? Credo nessuno. Di giovedì non si comincia nulla, ma è probabile che si riparino cose, perché in fondo è un giorno così, che funge da anello di congiunzione tra un inizio e una fine, in cui il più delle volte non si ha niente da fare, e allora ci si dedica a quelle cose per cui in altri giorni non ci sarebbe tempo a sufficienza. Ma in fondo il giovedì, per questo suo modo di essere, risulta forse il giorno più importante, quello indispensabile perché le cose possano procedere con cautela, quello che porta i conti e che alla fine diventa il più pieno, il più pieno di tutti.
Ed io mi sento esattamente come lui. Spezzo gli equilibri con un'innata maestria spesso non dandomi tempo per curare il mio, ma quando me ne accorgo li riparo. Sì, io riparo cose. Sembra quasi il mio mestiere. Riparo stati d'animo, vuoti, emozioni, spesso ho quasi la sensazione che mi si chieda tra le righe di riparare le vite degli altri. Ed io acconsento, non riesco a disubbidire. Talvolta le ho riparate anche a discapito della mia, come se l'equilibrio degli altri fosse stato per me sempre più importante, un po' come quando rassetti casa per mettere ordine nonostante il tuo animo resti a soqquadro.
Mi colloco nel mezzo, come un mendicante rivestito di stracci che chiede l'elemosina al centro di una stazione, lontano dal caos, dalle formalità, dalla folla che passa veloce e che rumoreggia, seduto lì in un angolo, nel suo silenzio, senza mai pretendere, ma sperando in fondo che qualche passante si accorga di lui ed infili una moneta nel cappello capovolto come fosse una carezza non trattenuta.
Mi sento come un giovedì, mi sento un prima ma in fondo anche un dopo che si combinano neutralizzandosi diventando in fondo niente. Mi sento come un giovedì, un anello di congiunzione, un bilanciere, ma in fondo una portatrice sana di tranquillità, che credo sia anch'essa una forma d'amore, forse la più importante, perché parte da te senza attraversare altri canali.
Mi piace il giovedì perchè spesso riesce a conservare la laboriosità del lunedì, ad anticipare l'entusiasmo del venerdì, nonostante spesso ci si scontrerà con la stanchezza della domenica ancora lontana. Mi piace perchè sembra un giorno messo lì ed invece è fondamentale perché unisce.
Mi piacciono le persone così, quelle che sono un giovedì.
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