venerdì 9 novembre 2012

Le stazioni.

Io le stazioni le detesto. Detesto le rotaie che con il loro cigolio è quasi come se ti dicessero "Sono arrivato". Quel cigolio che ti ricorda che devi salire se non vuoi perderlo. Detesto quei tanti o pochi vagoni messi insieme come se uno non bastasse a far salire tutti. Detesto il tabellone che segna gli unici orari in cui puoi partire. Come se avessi sempre delle scadenze da rispettare che riducono la tua libertà di agire.
Detesto quando il treno fa ritardo. E' come quando stai aspettando qualcosa da tanto, troppo tempo, e sei impaziente. Non ce la fai più a sostenere questa lunga attesa.
Detesto quelle lunghe attese alle stazioni, tra la folla che si lamenta, ascoltando le voci di chi lamentandosi dell'inefficienza del servizio non opta mai per un mezzo alternativo.
Detesto quelle corse per salire su un treno in partenza. E' come se dovessi sempre correre, gareggiare con qualcun'altro per ottenere ciò che vuoi, senza mai darti il tempo necessario per capire se veramente ti va di salire sul treno diretto a Roma, o preferisci andare a Torino.
Detesto quando le porte ti si chiudono in faccia una volta che sei arrivata ad un passo dal salire sul vagone, con il fiatone, con il cuore che oramai ti è arrivato in gola. Come quando la vita ti chiude le porte in faccia nonostante gli sforzi profusi e tu non puoi far niente per fare in modo che questo non accada, se non rimboccarti le maniche e sperare in tempi migliori, recitando in mente quel famoso detto che ti dice sempre tua madre "Ogni impedimento è giovamento". Lo fai per dovere verso te stessa, nonostante gli occhi lucidi e l'anima che si svuoterà in un sol colpo alla chiusura di quelle porte.
Detesto aspettare il treno successivo. Non sai mai quando arriverà e potresti rischiare di dormire addirittura in stazione.
Detesto i treni in partenza, anche quelli che arrivano. C'è un ricambio di gente che sale e scende da quei vagoni, persone che saranno come numeri, senza volti, senza un nome, che tu per la fretta non ricorderai, perchè tutti salgono e scendono dai vagoni velocemente, strusciando le loro spalle con le tue senza nemmeno guardarti in faccia e chiederti scusa. Come quando le persone decidono di entrare nella tua vita velocemente e con la stessa rapidità decidono di uscirci, come quando se ne vanno girandoti le spalle e dopo qualche tempo avrai difficoltà a ricordare persino il loro volto.
Le stazioni sono tristi.
Le stazioni vedono gente andare via e non tornare più indietro.
Le stazioni vedono gente salutarsi e proseguire su due diversi binari, paralleli, che non si incontreranno mai.
Le stazioni possono essere il peggior centro degli addii.
Ti piazzano il Mc Donald's, Spizzico, negozietti vari in cui poter acquistare souvenir del posto solo per distoglierti dai pensieri. Ti farai un giro tra i negozi nell'attesa, mangerai un panino ipercalorico, oblitererai il tuo biglietto e salirai su quel treno. Salirai su quel treno che ti porterà altrove. Ti condurrà a casa o in un altro posto. Non penserai che intanto stai dicendo addio ad un'altra parte di te.
Ci penserai solo quando avrai sistemato il bagaglio, quando ti sarai seduta cominciando a guardare fuori dal finestrino tutto quello che stai lasciando, che ti passa dinanzi agli occhi velocemente, senza aver tempo di soffermarti sui dettagli. Il treno in corsa te lo impedisce. Lì penserai che il giro per i negozi ed il panino ipercalorico che hai mangiato nell'attesa sono serviti a distrarti ma tu, in quella triste stazione, stavi dicendo addio a qualcosa. Ogni giorno c'è un treno che parte ed un altro che arriva. Ogni giorno è giusto per poter prendere un treno e dire addio a qualcosa, a qualcuno, ad un pezzo di noi. Gli addii sono dolorosi anche quando li vogliamo per il nostro bene, perchè archiviano una parte di noi oramai passata che non potrà più tornare. Alcuni dicono che l'importante sia prendere il treno giusto. Come si fa? Chi ci dice se un treno sia giusto? Nessuno. Dovremmo fidarci del nostro istinto. E più la strada sembrerà tortuosa, più il vociare di chi intanto ci critica sarà intenso, più significa che stiamo facendo la cosa giusta. Prendi quel treno. Te ne accorgerai solo così se sarà quello giusto o meno. Potrai sempre scendere dopo sole poche fermate. Ma se il tuo cuore, una volta sul treno, ti dirà di proseguire, arriva fino in fondo e vai anche oltre. Scendi solo quando si ferma al capolinea e se lo riterrai opportuno sali su un altro treno, e ancora un altro. Prendi tutti i treni che vuoi, tutti quelli che ti porteranno dove hai scelto di andare per creare un pezzo di te. Ricorda che ogni volta che salirai su quel treno stai dicendo addio ad una parte di te, ma allo stesso tempo ne stai creando un'altra. Magari più piccola, o forse ancora più grande. Ma alla fine di tutto, tra treni persi, treni presi in corsa col fiatone, attese lunghe ed estenuanti, persone che salgono e scendono incuranti di te o ostruendoti il passaggio, ti sarai creata. Ogni addio sarà un pezzo di te che se ne va, un altro pezzo che comporrai. Alla fine sarai tu.

Nessun commento:

Posta un commento