Forse perché è Dicembre e pensavo a quello dello scorso anno, quando ad un certo punto mi è arrivato un messaggio che ha cambiato la mia vita: "Il tuo libro è stato pubblicato ed è in vendita."
Non sono diventata una scrittrice, né ricca. Sono semplicemente diventata più consapevole, ho semplicemente posto una linea di demarcazione fra ciò che ero e ciò che volevo invece essere sin da quel momento. Ho semplicemente imparato a non avere paura, delle scelte, delle mie emozioni.
E pensavo a quel febbraio, quando decisi di scrivere, tutto d'un fiato, tra le pareti della mia stanza. Perché mentre ero intenta a porre fine ad un importante capitolo della mia vita, intanto ne stavo scrivendo un altro, senza nemmeno accorgermene. Perché le cose belle, quelle che hanno come iniziale la A di amore, intrise di una disarmante passione, quelle che la tua mente sarebbe capace di riprodurre per ore disegnandovi persino i contorni, sono esattamente così.
Quel mattino di febbraio non mi sono svegliata con l'intenzione di scrivere un romanzo. Quel mattino volevo semplicemente scrivere. E non mi sono imposta di farmi salire nessuna ispirazione, è lei che mi cercata, mi ha trovata, ed alla fine mi ha presa. Mi ha detto: "Tu vieni con me, lascia tutto ciò che stai facendo, non ti dannare. Vieni con me e lascia che ti porti su strade mai calpestate per farti vivere la storia d'amore più bella mai creata, ignara persino alla tua più fervida delle immaginazioni."
Ci siamo scelte, a vicenda. E l'abbiamo fatto ancor prima di capire come sarebbe andata a finire, ancor prima di scriverne un inizio.
E non ho delineato alcuna trama. Come nella vita di tutti i giorni, è stata lei a prendere forma con il susseguirsi delle circostanze. Ed ogni tanto cambiava, ed io l'assecondavo. Non ho nemmeno scelto i miei personaggi. Sono stati loro ad imporsi, quasi con prepotenza, come se chiedessero che io li ascoltassi. Ed alla fine l'ho fatto, ed era come se vivessi insieme a loro quelle vicende, perché, in realtà, quelle persone erano vere. Le avevo incontrate, in una vita passata, nemmeno troppo lontana.
Sono di botto ricascata in quella mia innata mania: ordinare i pensieri attraverso la scrittura, dare loro il posto che meritavano perché noi siamo soprattutto i nostri pensieri. Non volevo lasciare che nascessero e morissero soli, volevo dar loro una vita degna di essere vissuta. Ed alla fine ce l'ho fatta e non ho avuto paura di lasciare che altri li condivissero. Ed è questa, forse, una delle manifestazioni più forti di me stessa mai sperimentate. Quelle da dare a noi stessi, anche quelle tre, quattro volte l'anno, come possibilità per crescere e scoprire quello che siamo, al di là dei consensi, al di là di ciò che altri possano o meno pensare.
E pensavo quanto, in fondo, questa piccola opera, sia semplicemente una metafora di quello che vorrei fosse la mia vita, quanto questo sia in fondo il messaggio latente di quelle duecento pagine scritte.
Tu un mattino ti svegli, l'aria è così fredda che nemmeno un cappuccino bollente sarà in grado di riscaldarti. Non hai intenzione di ordinare pensieri, né di intraprendere imprese che rendano il tuo ego più forte. Hai solo voglia di fare qualcosa che renda le tue giornate più dolci, quelle priorità di cui non dovremmo mai dimenticarci: emozionarci. E non ti imponi di farlo, né con chi. Lui o lei ti prende, come pagine di un romanzo di cui non riesci ad interromperne la lettura, perché è a tratti indecifrabile, ma c'è una forza che ti spinge a voltare pagina, ogni volta, per capire cosa succederà dopo. Non lo cerchi, non te lo imponi, a volte pensi che nemmeno in fondo lo vuoi. Ma lui o lei lo fa per te e non ti lascia modalità di scelta. Ti cerca, ti trova e alla fine ti prende. Ti dice: "Vieni con me, adesso". E tu dimentichi tutto il resto, o semplicemente, decidi che è ora di fare ordine nelle tue priorità e poni te in cima alla lista. Vi scegliete, l'un l'altro, senza necessariamente pianificare il tragitto, ancor prima di cominciare a calpestarlo. Non sarai più costretto ad immaginare, ma scriverai quella vita, quella che esattamente vuoi. Non pianificherai il come, né il quando, né il perché inizierà. Come nella vita di tutti i giorni, prenderà forma man mano dentro di te sino ad esplodere fuori. E cambierà, tante volte, e tu l'asseconderai. E vivrai, così, come una rondine che migra verso posti caldi, non perché tema il gelido freddo invernale, ma lo soffre, come la più angusta delle privazioni.
E' così che tutto dovrebbe essere: semplice ed irriverente.
Forse dobbiamo solo aspettare che il coraggio ci prenda e ci dica di seguirlo.
Forse dobbiamo solo imparare a non avere paura.
A dare ai nostri pensieri una vita degna di essere vissuta, forse.
Ad imparare a dire o anche ad urlare per farci sentire: "vieni via con me, per favore."
Ad imparare a dire o anche ad urlare per farci sentire: "vieni via con me, per favore."
E' l'emozione più bella che un essere umano possa provare sulla sua pelle.
Io sto aspettando di riprovarla, ancora.
Io sto aspettando di riprovarla, ancora.