lunedì 25 marzo 2013

Amore e altre forme.

Siamo frutto dell'amore, di quella compenetrazione di corpi che ne è l' appendice, o fugace quanto una stretta di mano, che dell'amore potrebbe non avere nulla all'apparenza, ma in sostanza ne ha prodotto una forma. E allora è naturale avvertirne il bisogno, come naturale è stata la nostra nascita e la causa di essa. Ma allora perché abbiamo paura di dirlo o quando lo sussurriamo sottovoce per timore che qualcuno ci senta continueremo a vergognarci per il resto dei nostri giorni? Come un frutto maturo che una volta caduto dall'albero neghi la sua provenienza, non riconosca più il ramo che l'abbia visto sbocciare e poi maturare, come se preferisca essere scaraventato da una folata di vento sul terreno arido ai piedi dell'arbusto e lì voglia restarci nonostante presto potrebbe marcire.
Ma la verità è che dell'amore ne abbiamo bisogno in ogni sua forma, dalla più estrema, dalla più aspra, alla più minuziosa e delicata, anche se dell'amore non conosciamo nulla anche quando avremo la presunzione di conoscerne i dettagli o la pretesa di appurarne almeno gli aspetti principali. Anche quando dell'amore vorremmo conoscerne almeno una forma, pensando di non essere stati mai in grado di conoscerne una, ignorando di essere noi una delle tante, la prima, la più importante, l'inizio del nostro percorso cognitivo. 
Spesso capita di rincorrerlo, di pensare che si nasconda dietro una siepe, urliamo perché sia in grado di ascoltarci, illudendoci che l'amore abbia voce per risponderci. Ma l'amore non corre, passeggia, non si nasconde ma spesso si pone davanti a noi in una combinazione di forme o come manifesto di una di queste. L'amore non ha voce, ma soltanto occhi per vedere, orecchie per ascoltare. Non urla, ma è silenzio, quel silenzio pungente o intervallato da parole, poche, inaspettate, che riempiono più di qualsiasi dichiarazione.
Perché oggi la dichiarazione d'amore più bella è sentirsi una forma d'amore, imprecisa ma dai contorni definiti, è essere per l'altro l'unica forma visibile dunque esistente. Una forma che trova colori vivaci anche nelle tinte opache, precisione anche dove avremo potuto calcare meglio. 
E' questa la dichiarazione d'amore più bella, spontanea, controcorrente nel suo apparire obsoleta: essere la forma d'amore più piena, che ce lo dica qualcuno, che lo pensiamo noi.



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