lunedì 12 agosto 2013

Un orologio a Portobello.

L'altro giorno ero a Portobello e ho comprato un orologio antichizzato, di color rame, di quelli che si appendono al collo, chiusi, che si aprono solo all'occorrenza per guadare l'orario, ma che intanto nascondi sotto la t-shirt. Ed è esattamente quello che faccio ogni volta che intraprendo un'esperienza del genere, a Londra o in qualche altra città, lontano dagli affetti più cari, ma anche da contesti che già in breve tempo cominci a percepire come stretti, statici, che in fondo non sanno di niente: nascondere il tempo. E' raro che io apra il mio orologio per constatare l'orario, è chiuso, è nascosto, ma è al caldo, non troppo distante dal cuore. Da adesso in poi vorrei che il mio tempo fosse così: cosciente del suo inevitabile trascorrere, ma al contempo cristallizzato, catturato in un pugno, in cui ci fai entrare soltanto ciò che vuoi tu, chi ti fa sentire leggera, compresa, mai diversa, chi possiede coraggio e maturità per affrontare la vita di petto, chi non fa del motto della sua vita "lo-faccio-anche-io-perché-lo-fanno-tutti" ma "se-nessuno-lo-fa-allora-lo-faccio-io", chi non sta seduto a guardare la vita che gli scorre davanti senza mai afferrarla per la gola e sfidarla senza paura, chi segue le emozioni con invidiabile maestria, talvolta addirittura affogandoci per risalire.
Il tempo è sempre stato il mio più acerrimo nemico, ma ora ho capito che lo era nella forma che gli avevo concesso di prendere: quella del "farci-entrare-tutto". Ma ora no. Non può il mio tempo contenere tutto, ma solo ciò che è importante, solo chi conta, solo chi sente realmente la tua mancanza, chi ti chiede come stai perchè non è curioso ma interessato a conoscerne la risposta. Allora in questo modo il tempo non ti brucia, né ti logorerà mai, perché il tempo in questi casi non può che rafforzare, senza mai lasciare che qualcosa appassisca, se lo si cura. Allora vorrei che nel mio tempo entrassero boccioli freschi, di quelli bagnati appena di rugiada, di un profumo tale da inebriare la stanza, mai più finti boccioli che poi si rivelano foglie secche.
Allora fermo tutto e riparto da qui, da un orologio antichizzato che conserva il mio tempo, e con esso una frase letta su di un poster venduto tra le bancarelle del mercato di Portobello: Live well, love much, laugh often. 

martedì 6 agosto 2013

Ricomincio da Tower Hill.

E' da un po' che non lo facevo: prendere la metro in direzione Tower Hill, con le cuffie nelle orecchie sulle note di una qualche canzone di Coldplay, sciogliere i pensieri e cominciare a scrivere. Ed è proprio qui che circa un anno fa ho cominciato ed è da qui che ora ricomincio. Ricomincio ad essere forte anche da sola, a distinguere i bisogni dai desideri, a svegliarmi al mattino col sorriso tra lenzuola fresche dal profumo di lavanda, a credere che tutto sia possibile, a godere di ciò che la vita ci offre e a farcelo bastare, a pensare che l'amore non salva nessuno se prima non impariamo a salvare noi stessi amandoci come se fossimo quanto basta per riempire la nostra vita. Ed io stasera ho cominciato a farlo così, forse, scrivendo sulle note di Yellow con la Torre di Londra che di fronte illumina il mio viso, il foglio della mia agenda, il mio cuore.
Perchè alle mancanze non posso dare più spazio né tempo, così come alle persone, che cercherò di sciogliere come nodi, come i pensieri.

sabato 3 agosto 2013

Imitazioni.

C'è una cosa che di Londra più di tutto mi stupisce: il suo essere così diversa pur essendo nella sua eterna costanza sempre la stessa. Ed è forse questo l'insegnamento più importante che possa dare: provare ad emularla, immergendoci nell'aria rarefatta di una metropoli, tra i clacson assordanti ed i rintocchi del Big Ben, fermandoci quando occorre su di una panchina presso il Millennium Bridge, così che il tuo sguardo possa perdersi nel rossore di un tramonto in una giornata di sole, ove fermi saranno i pensieri, i ricordi, quanto basta, fino a sera. Imitare Londra significa cambiare pur mantenendo intatta la propria individualità, andare avanti correndo ma fermarsi quando occorre per rimettere insieme i pezzi, significa sperare che tutto sia sempre possibile perché nella nostra irrimediabile mortalità anche noi possiamo sentirci eterni, vivi, infiniti.

Nessuno può cambiare il mondo, ma il mondo può cambiare noi, se lo vogliamo, se ne abbiamo il coraggio.

venerdì 26 luglio 2013

Cose semplici.

Vorrei cose semplici. Un caffè caldo non appena abbia aperto gli occhi, tra lenzuola fresche e profumate, una finestra dai cui vetri filtrino tiepidi raggi di sole, preludio di una giornata calda in tutto può ancora accadere. Vorrei sentire parole semplici: ti voglio bene, grazie, scusami, mi dispiace, ho sbagliato. Vorrei avvertire gesti semplici, come quegli abbracci fortissimi che ti tolgono il fiato, come se ti sussurrassero all'orecchio dolcemente "Resta con me, per favore". Invece lasciamo andare ed andiamo via, come se questa fosse l'unica alternativa per rimuovere, schiacciare, seppellire. Siamo solo capaci di lasciare andare come se fosse soltanto quest'azione a misurare la grandezza di un uomo o di una donna, ma afferrare con i denti e con le unghie non è di certo meno dignitoso, se non più umano, più vero. Invece i bisogni spesso si nascondono per poi riesplodere a tempo debito, a volte più grandi di prima, senza poter far niente per accantonarli. Allora vivremo di desideri nascosti che riusciranno a prendere forma soltanto nella nostra fervida fantasia, di bisogni insoddisfatti, di luci spente e bocche chiuse. Non vivremo mai abbastanza fin quando non decideremo di dire la verità, per poi girare le spalle, o forse semplicemente rincorrerci e possederci, anche una volta sola.

mercoledì 24 luglio 2013

Nel dubbio.

L'ho fatto di proposito. Il non avere tempo nemmeno per pensare. Perché in fondo attendere che il tempo scorra e rifugiarsi nei pensieri più segreti non ti fa muovere di un passo, non ti conduce su nessuna delle possibili strade, restando inerme dietro un cespuglio a guardare gli altri andare avanti. Ed è per questo che la fretta stavolta è stata mia fedele alleata. Di cosa ho paura? Non lo so. Forse temo la solitudine, anche se nella mia, spesso e volentieri, ci sono stata bene comunque. Forse temo porte chiuse in faccia, nonostante ne abbia avute molte per aprirne poi altre più grandi. Temo forse di avvertire vuoti allo stomaco, profondi quanto le mancanze che mi porterò dietro, che cercherò di colmare con del cibo preconfezionato. Temo di sentirmi una formica pur desiderando di diventare una leonessa. Temo di non mancare a nessuno come certe persone mancheranno a me, come quell'aria che ogni giorno respiro. Temo i cambiamenti, i miei, ma soprattutto quelli degli altri. Temo quella valigia ai piedi del letto perché è rossa, ed il colore rosso lo detesto, perché è quasi piena ed invece vorrei svuotarla per non portarmi dietro proprio nulla, per sentirmi leggera, libera, seppur nella mia costante confusione. Temo l'attività del seminare senza mai raccogliere frutti maturi abbastanza. Temo di essere una goccia d'olio che resta in superficie senza mai espandersi. Temo tutto e niente, temo le mie scelte che sono sempre le stesse. Ma al di là di ciò che possa o meno temere, se qualcuno mi avesse messo su carta un sol motivo per restare, io, forse, sarei restata. Ma nessuno l'ha fatto, nessuno l'ha detto, nemmeno urlato. Allora nel dubbio, io lascio, per un tempo indefinito, in attesa forse di tornare, solo quando la mia coscienza sarà più grande, la mia valigia ancor più pesante, con amore, col sorriso.

domenica 21 luglio 2013

La vita secondo ME.

La mia vita è fatta di cose semplici, a patto che tutte abbiano un'unica prerogativa: l'autenticità.
E' fatta di abbracci pieni di parole, e parole che vorrebbero essere abbracci. E' fatta di ricordi sbiaditi, altri più nitidi, alcuni che vorresti rimuovere. E' fatta di istinto, di iniziative folli, ma anche di buon senso e coraggio. E' fatta di persone che vanno e vengono, di poche che restano. E' fatta di traguardi bagnati di sudore, sacrifici che hanno condotto al raggiungimento di obiettivi nonostante all'obiettivo che sento più pieno di vita ci sia arrivata spinta sulle ali della passione, facendomi trascinare dalla forza del vento. La mia vita è fatta di amore, ma non quell'amore che voi tutti concepite, bensì un amore più grande. Un amore che prende la forma dei paesaggi visitati, la ruvidità dell'asfalto delle città calpestate, il suono di parole semplici e familiari, le più belle mai ascoltate, perché sono casa. La mia vita è fatta di amore che si identifica in dei volti, nei volti di Carla, Anna, Laura, Giovanni, Diego, Michelangelo, come in tanti altri, come anche, nonostante le incomprensioni, in quello della mia famiglia. La mia è una vita semplice, come quella di tante altre. E' una vita vera perché preferisco andare al cinema per osservare finzioni. Ma ogni tanto avverto l'esigenza di metterci dentro altre vite, come cerchi concentrici ma che per uno strano fenomeno, come fosse una goccia d'olio che si espande in un bicchier d'acqua, poi si uniscono, e nell'unirsi diventano una linea retta, un insieme infinito di punti di cui ciascuno sarà un mattone a cui potremmo dare il nome di "esperienza", l'insieme potrà chiamarsi semplicemente un "andare avanti" cogliendo le occasioni che la vita ci paleserà, altre sarà il nostro cervello a partorirle. E allora sì, l'ho rifatto anche stavolta, e sono pronta ad andare, di nuovo. Ma che non si parli di fuga, di un modo errato di affrontare le cose, di esigenza di estraniarsi, perchè di questa vita semplice e vera io non ne posso francamente fare a meno, come di quei volti che richiamano un amore grande come l'universo, quelli che ogni volta che osservi non possono non farti pensare che ne valga la pena. La chiamerei piuttosto via d'uscita che spero si ricongiunga ad un ingresso, o forse semplicemente scoperta, non di un posto, ma di me attraverso le persone, di me anche da sola. Perché sono in fondo le piccole cose a donarti i sentimenti più grandi. Vorrei che un giorno lontanissimo mio nipote stando sulle mie ginocchia mi chiedesse cosa ho fatto nella mia vita, che persona ero o ho tentato di diventare. Vorrei rispondergli che sono diventata grande compiendo anche grandi ed avventati gesti ma che la vera grandezza sulla mia pelle l'ho avvertita maggiormente solo attraverso le piccole cose. Che ogni tanto ho avvertito l'esigenza di essere come quella goccia d'olio che cadendo in un bicchier d'acqua si è poi estesa allineandosi stranamente in un insieme infinito di punti, perché talvolta necessitavo di sentirmi infinita, di cambiare le mie rotte, nonostante qualcuno non condividesse, augurandogli per questo non di fare la stessa cosa, ma di trovare il suo personale modo per sentirsi libero ed infinito, perché ognuno ne ha uno, mai sbagliato, né giusto, ma il suo. Gli augurerei di ricercare quegli stessi volti dell'amore che riempiono la mia vita, che non sono acqua, ma il bicchiere che la contiene. Gli augurerei di avere sempre la forza di ricominciare, che ha in fondo lo stesso significato di vivere.

venerdì 19 luglio 2013

Cambiamenti. Bellezza.

Ho sempre creduto fermamente in due cose nella mia vita, come fossero un credo da professare ostinatamente: nei cambiamenti e nella bellezza delle persone. Ma ogni tanto, guardandomi attorno, ho avuto come l'impressione che ciò in cui avevo sempre creduto si disgregasse, come un castello di sabbia bagnato dalle onde e spazzato via dal vento. E l'ho pensato nel momento in cui osservavo le persone aspettare i cambiamenti come fossero doveri ciclici da ottenere senza mai creare, quelle persone che credono di cambiare portando le loro gambe soltanto dall'altra parte del marciapiede mentre il loro cervello resta fermo in delle sabbie mobili, quelle che restano imbrigliati a stessi luoghi e persone senza mai domandarsi se ci sia bisogno di spezzare le catene e proseguire anche da soli, per ricrearsi o soltanto per star meglio.
L'ho pensato quando quella bellezza che avevo appurato diveniva man mano sempre più fioca, piccola, a volte quasi invisibile, e non perché mi fossi imposta di cambiare i miei occhi, ma questi cambiavano gradatamente anche contrariamente la mia volontà, forse per la delusione di non essere stata capita abbastanza, o la constatazione che a volte idealizziamo qualcosa che non c'è. O forse non si tratta nemmeno di essere belli o brutti, si tratta di maturità, di esperienze che ci rendono uomini o donne differenti, o semplicemente non abbastanza uomini o donne. 
Ma ho pensato che forse sia così importante ciò in cui ho sempre creduto che non può disgregarsi perché rivolgo lo sguardo su orizzonti troppo lontani e dai contorni confusi. Allora amo continuare a credere nei cambiamenti e nella bellezza che si cela nelle persone, ma adesso credo anche in qualcos'altro: esistono persone che non sono in grado di cambiare perché non lo vorranno mai abbastanza, perché resteranno nel loro passato senza mai proiettare i loro occhi sul futuro, perdendo occasioni, ma anzitutto persone. 
Queste persone non sono peggiori delle altre, a loro modo saranno belle. Ma mi sto ancora chiedendo come si faccia ad incorporare bellezza se mai bellezza vorrai ricercare, se mai bellezza riusciranno a guardare i tuoi occhi. Bellezza piena, libera, leggera, diversa.