Non credo che non ci si riesca più ad emozionare perché ad un certo punto l'epoca delle emozioni ci deve abbandonare per lasciar spazio al pragmatismo sterile e senza alcuna forma.
Non credo che non si riesca più a vivere un'amicizia in modo empatico perché temiamo di offrire troppo all'altro al punto da rimanerne scottati e pronti a fare un passo indietro.
Non credo che oggi non ci si innamori più perché siamo giovani disillusi con un cuore troppo sporco e malandato per essere pulito e rinfrescato.
Non credo che non si possa provare a vivere un amore come lo si faceva in passato, perché nessuno ci dedica più poesie, nessuno è pronto ad aspettare, nessuno vuol più parlare.
Credo semplicemente che esistano due categorie di persone: quelle che spalmano il senso di rispetto come fosse del buon burro sulla propria fetta biscottata appena svegli ogni mattina, e quelle il cui seme non è stato piantato né ci abbiano mai provato.
Credo che se oggi non ci si innamori più, non ci si emozioni, non si riesca a vivere un'amicizia profonda in cui ogni gesto si sposa con una parola che ritroverai esattamente in uno sguardo che sarà come acque limpide di un mare cristallino, è perché della parola rispetto non si conosce alcunché.
Non pretendo amori, né amicizie, né promesse, sguardi limpidi, gesti estremi, naturalezza e lealtà. Pretendo soltanto l'unica cosa su cui nessuno è in grado di mentire, la madre dei sentimenti, ciò che rende il percorso lineare senza alcuna ombra: il rispetto.
Provo tenerezza per chi non lo offre, perché significa che non ne conosce alcuna forma, significa che non ce l'ha nemmeno per se stesso, significa che è solo.
Ma lo ringrazio perché ogni volta ricordo ciò che non vorrò mai diventare.