Visualizzazione post con etichetta treni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta treni. Mostra tutti i post

domenica 24 febbraio 2019

Arriverà la primavera


Penso spesso alle persone come fossero treni, mentre a quei pezzi di vita che su di loro prendono forma come fossero stazioni.
Come quelle in un piccolo paese di provincia, in cui ti tocca sostare su di una panchina, spesso più del dovuto. 
Come quelle in cui attenderai invano, prima di capire che il transito è stato sospeso, a data da destinarsi.
O come quelle di grandi metropoli, in cui i treni sono sempre puntuali ma sarai tu ad essere spesso in ritardo, così da dover correre sino a sudare la fronte mentre sgomiti i passanti.

Non sempre riesci a salire, perché il treno potrebbe non fermarsi in tempo, o perché, talvolta, avrai scelto tu di non farlo.
A volte avrai un posto a sedere riservato accanto al finestrino.
Altre, sarai in piedi tra la folla che si lamenta della carenza dei servizi.
Altre, invece, potrai accomodarti per caso, senza aver pianificato nulla in anticipo, rimanendo sorpreso da come, quasi sempre, la mancanza di piani è garanzia di un servizio migliore di quello che avevi previsto.

Pagherai sempre un prezzo per salire su uno di quei vagoni, che ti sembrerà tanto più alto quanto ad esserlo saranno le tue aspettative, le tue possibilità, i tuoi sogni.
Pagherai un pezzo del tuo tempo, delle tue energie, una porzione della vita che avevi vissuto sino a quel momento, di te stesso.

E arriverà il freddo invernale, che poi cederà il passo al vento primaverile, poi all’afa estiva, sino alle foglie ingiallite dell’autunno, per poi arrivare di nuovo l’inverno.
Così, proprio come passano le stagioni, passeranno nuovi treni, in diverse stazioni.
Passeranno le persone, proprio come passerai anche tu.

Pensavo di essermici quasi abituata.
Ai treni che passano, una volta soltanto.
Alle attese, vane o più lunghe del previsto.
Alle corse per salire in tempo.
A restare in piedi tra la folla o seduta ad un posto riservato accanto al finestrino.
Alle porte che ti si chiudono in faccia.

A salire su di un treno qualsiasi fermandomi in ogni stazione, prima di decidere quale fosse quella giusta dove sostare, segnandola come meta finale del viaggio che avevo scelto di fare.
A capire che le mete prefissate non saranno sempre quelle definitive, e nemmeno sempre quelle giuste, così da importi di rimettere lo zaino in spalla e salire su un nuovo treno che avrà una diversa destinazione.
Pensavo di essermi abituata, a saltare di stazione in stazione, guardando a ciò che sarà e non a ciò che è stato, anche ai saluti, lunghi, intensi, frenetici e di rito.
Alle persone che passano, e a me, che passo insieme a loro.

Ho capito che a tutto questo non ci si abitua mai abbastanza e che sarà questo il prezzo più alto da pagare, seppure il più bello, perché in fondo ci rispecchia.

Il nostro sarà sempre un biglietto di sola andata per un viaggio in cui sarà quasi irrilevante la comodità e quanto gli altri avranno da offrire, perché conta quello che ti porti dentro.
È un itinerario che stabiliremo noi, stazione dopo stazione, senza fretta di arrivare, ma godendo di ogni tappa come se fossero pezzi di un puzzle che in principio sembreranno non avere alcun punto di incontro, per poi congiungersi perfettamente, soltanto alla fine.

Credo ci si possa abituare solo quando guardi tutto dal finestrino, senza mai fermarti o porti domande, quando guardi ad un treno come un mezzo ed ad una stazione come un fine.
Ed invece, anche quando avevo giurato di smettere, ho capito che non smetterò mai, lo trovo più autentico.

Così mi camufferò sempre da esploratrice inesperta, guardando ogni treno come fosse un posto da scoprire ed il cancello di ogni stazione come fosse la porta di casa, o semplicemente di un luogo sicuro dove temporaneamente sostare.
Sbaglierò ma imparerò e forse, alla fine, sarò anche in grado di insegnare qualcosa.
Sentirò il rumore dei passanti ed il cigolio dei binari.
La brezza di un vento sottile che attraverso un finestrino aperto a metà ti scompiglia i capelli.
Avrò sempre la sensazione di aver gettato un pezzo di vita, ogni volta, prima di comprendere di averne guadagnato il doppio, con un cuore che man mano diventerà sempre più grande perché ci porterai dentro ogni luogo in cui avrai sostato ed ogni schienale su cui ti sarai poggiata.

Il nostro privilegio sarà quello di iniziare un diario, diverso per ogni destinazione.
Perché in fondo la vita è come un quaderno dalle pagine bianche che inizia con l’incontro tra l’inchiostro e la carta. Forse non ci si sente mai pronti abbastanza, ma il lusso che possiamo concederci è quello di cominciare da zero, seguendo le righe che la nostra immaginazione avrà disegnato per noi, strappando quelle che non ci piacciono e ripartendo da capo: da una pagina bianca.

Il bianco sembra uno spazio da riempire, privo del necessario, come una stanza vuota senza mobili. Invece, alla fine, è il punto in cui convergono tutti i colori. È l’essenziale di cui abbiamo bisogno. È il punto di partenza che ci fa sentire nostalgici, ma pieni e vivi.

E alla fine arriverà di nuovo la primavera.
Avrà il colore dei tuoi occhi.
Il profumo della tua pelle.
La bellezza di un tramonto in riva al mare.
La semplicità di un arcobaleno.