venerdì 26 ottobre 2012

Il punto di vista degli uomini sulle donne.

Con le ragazze di oggi non si può più intavolare un discorso serio.
Per avere una loro risposta devi soltanto domandare che locali frequenta, che musica ascolta, dove preferisce fare acquisti per il suo abbigliamento. Perchè se cominci a fare domande di più alto spessore culturale, cominciando magari a chiederle dell'ultimo libro letto probabilmente ti dirà che non ha mai letto niente a parte libri di scuola, se siete fortunati, altrimenti vi liquiderà dicendo senza alcun imbarazzo di essersi fermata alla lista della spesa del giorno prima.
Le ragazze di oggi ci tengono a non apparire le classiche donne dai facili costumi, che amano farsi corteggiare sino allo sfinimento, quelle che progettano quando potersi lasciare andare, dopo magari la terza o la quarta uscita insieme, perchè se lo facessero prima verrebbero subito inquadrate come discendenti della famigerata Elena di Troia. Come se solo questo servisse a distanziarsi dal tipico stile delle cortigiane.
Allora tu uomo le prime volte non ci proverai, per evitare che lei possa pensar male di te. Ma dopo un po', quando comincerai a credere che forse sia arrivato il momento di lasciarsi andare, progetterai la serata perfetta, di quelle dove è assolutamente scritto che qualcosa dovrà pur succedere. Andrete a cena, le verserai del vino camuffandoti da gentleman almeno per una sera. Dopo proseguirete in una passeggiata romantica, sosterete da qualche parte isolata, magari dinanzi un panorama da brividi, sotto un cielo stellato dove addirittura le stelle ti diranno di avanzare. Allora tu uomo, accettando il suggerimento delle stelle che fanno da cornice ad un momento che sa di magia e poesia, tenterai di baciarla. Ma lei, quella cortigiana travestita da Suor Maria Claretta, che deve a tutti i costi preservare la sua integrità da donna sostenuta che non è ma che vuol soltanto apparire, riuscirà a rompere anche quella magia sussurrandoti: "No, non me la sento ancora, non è il momento." E tu, con la faccia di un insolito rossore, vorresti gettarla giù per il dirupo pensando "Cavolo, ma cosa devo fare di più?" ed invece non riuscirai a dirle niente. Resterai in silenzio. Fin quando in un momento inaspettato sarà proprio lei magari a fare il primo passo, coinvolgendoti in un bacio così appassionato che Suor Maria Claretta non sarebbe in grado nemmeno di immaginare. Poi vi lascerà così, sperando che il giorno dopo siate voi uomini a farvi sentire. Perchè alle donne, quelle che ancora vivono di pregiudizi, di stereotipi di vecchie epoche passate, quelle diciamocelo, un po' stupide e superficiali, basta questo. Basta che sia sempre l'uomo a fare il primo passo, il come, il quando, il dove ed il perchè non contano. Devono sentirsi su un fottuto piedistallo che le vede sempre un po' sopra ma mai sotto.
Sono quelle donne emotivamente sterili, in grado di progettare come quando e dove fare l'amore, quelle che non possono essere dolci perchè credono che l'uomo se ne approfitterebbe come fosse sintomo di una fragilità innata, quelle donne che credono ancora che il distacco faccia impazzire gli uomini. Ed in parte è anche così, forse. Ma sono sempre quelle stesse donne che se mettessi nude, senza trucco, in una stanza vuota dalle pareti bianche, sole con la loro anima, senza un drink al loro fianco, non riuscirebbero a dirti niente, se non perchè si trovino in quell'ambiente neutro dove per loro sarà impossibile immaginare qualcosa di incantato. Quelle donne che sprovviste del superfluo non emaneranno alcun profumo. Quelle donne che non sanno proprio di niente. Quelle che ti fanno sudare sette camicie prima di un bacio, ma che in discoteca devono andare quasi nude perchè altrimenti, secondo la loro mentalità distorta, di chi è meretrice nel sangue, nessun uomo le guarderebbe. E questo tipo di donne non possono tollerare che nessuno le guardi in shorts e tacchi a spillo. Possono tollerare che un uomo non rida alle loro battute, che non le ascolti mentre tentano nell'eroica impresa di formulare un discorso, ma non possono assolutamente tollerare che un uomo non le guardi il fondoschiena. E' scritto. Com'era scritto per quell'uomo che ha progettato la serata perfetta che riuscisse in quel momento magico a baciarla. Ma a questo tipo di donne, poco interessa la poesia. Dicono di aspettare il principe azzurro ed intanto però procedono nell'esaminare tutto il reame.
Una come me, care donne, che ha conosciuto donne di qualsiasi tipo, di certo non può fare discorsi da moralista che non è. Ma quello che non riesco a capire è perchè vi ostiniate a seguire schemi che non vi appartengono per paura di essere giudicate, solo perchè siete tremendamente insicure. Perchè vi ostiniate ad uscire quasi nude per piacere di più, e poi se vi mettessero totalmente nude in una stanza vuota dalle pareti bianche, in quest'ambiente neutro senza un drink al vostro fianco, non riuscirete a dire niente, non trasmetterete alcun profumo, anzi comincerete addirittura a puzzare di stantio. Perchè se ne avete voglia, solo per rispettare il patto del distacco che secondo voi vi farà grandi donne, non vi lascerete andare ad un uomo che avrà progettato per voi la serata perfetta?
Ci lamentiamo degli uomini, ma queste donne cosa fanno di più per non essere disprezzate? Ridete come delle anatre, non vi si può fare un discorso serio, nel weekend dovete andare a ballare in discoteca con tacchi a spillo e shorts per "rimorchiare" come se fosse una prescrizione medica, se qualcuno vi sfilerà le calze o vi getterà qualcosa sull'abito involontariamente vi innervosirete così tanto da guastarvi un'intera serata senza mai dire "non fa niente, capita...". Si deve andare dove volete voi, ci si bacia quando l'avrete deciso voi, a fare l'amore non se ne parla perchè siete emotivamente sterili quindi deciderete sempre voi il quando e il dove. I vostri uomini dovranno addirittura tollerare le crisi da nevrotica durante il vostro ciclo mestruale, sentendosi assolutamente impotenti come fosse qualcosa di assolutamente naturale.
Vi chiederete: "Ma il resto delle donne, quelle che non sono così, dove sono?"
Ecco. Sono in una stanza neutra, di quelle con le pareti bianche, nude, senza alcun accessorio perchè non ne hanno bisogno. Si trovano lì ad ascoltare la poesia che hanno dentro. Vorrebbero comunicarla a qualcuno ma continuano a restare sole, la porta di quella stanza continua a non aprirsi.
Perchè nonostante le lamentele, gli uomini non cercano mai al di là del loro naso, a volte si accontentano. Spesso hanno quasi paura di aprire quella porta e di ascoltare finalmente una melodia diversa per paura di rimanere incantati e non riuscire a trovare più la strada del ritorno.
Esistono anche queste donne. Ma non tutti le meritano, allora accontentatevi di quelle "emotivamente sterili" che ridono come anatre.

giovedì 25 ottobre 2012

Discorsi sull'essere se stessi.

... Quella sera stranamente non avvertiva stanchezza nelle braccia e nelle gambe, nonostante i bicchieri da asciugare e le posate da lavare fossero più del solito. 
Mentre tentava di completare con cura il suo lavoro lui venne e si sedette su uno sgabello nell'angolo, poco distante da lei e cominciarono un discorso che apparentemente poteva sembrare inappropriato per l'ora e soprattutto perchè intanto si pulivano bicchieri e posate, eppure servì a dare un senso più profondo a quello che stava facendo.
Lei lo invitò per scherzo ad aiutarla a pulire i bicchieri. Lui fu reticente, poi si alzò e le illustrò il modo più veloce per farlo. Poi si risedette sullo sgabello e tra una chiacchiera futile e l'altra si cominciò un discorso diverso dal solito che confluì in una sua insolita affermazione: "Talvolta ci sono quelle ragazze belle che però non trasmettono niente. Ragazze invece che non sono lo stereotipo delle fotomodelle a volte sono in grado di prendermi come nessun'altra. Ho bisogno di conoscere una persona, di parlarci, di vedere effettivamente che testa abbia, ciò che dice, come la pensa, perchè quelle ragazzine cretine, carine sì, ma senza cervello, oramai non mi attirano più. "
Fu allora che lei, tra una montagna di bicchieri ancora da asciugare, iniziò il suo discorso: "Sai, io la penso nello stesso modo. Ho bisogno di sentire le persone. E non parlo solo di ascoltare ciò che dicono, ma di sentirle nella totale pienezza, in un combaciare di pensieri, parole, gesti, sguardi. Ci sono ragazzi così belli quanto inespressivi, da cui non riesco a sentire nulla. Non sono mai stata particolarmente attratta dallo stereotipo del fotomodello. Anche con i miei ex è stato così, forse mi sono avvicinata a loro perchè li sentivo. Li sentivo anche quando restavano in silenzio, mi trasmettevano qualcosa di forte anche senza troppe parole. Anche se poi alla fine è andata come è andata."
Lui restò ad ascoltarla. Lei poi aggiunse: "Non sono presuntuosa, ma credo di non essere una persona banale. Purtoppo questo è sempre stata un'arma a doppio taglio per me. Forse certe esperienze mi hanno portato troppo lontano dalla banalità e mi hanno trasformato in una persona a tratti, come dire, complessa. E spesso gli uomini hanno paura di questo. E' più semplice avvicinarsi a qualcuno che dice frasi banali, che ha pensieri banali, che non è, come dire, a volte così "pesante". E' più facile avvicinarvisi e anche allontanarvisi. Non ho mai trovato forse qualcuno che fosse in grado di contenere la mia persona, forse perchè non esiste, o non lo so. Non ho mai saputo darmi una spiegazione. E questo non sai quanto talvolta mi abbia procurato disagio, spesso quasi insostenibile." Il suo racconto terminò su queste parole. La feriva continuare. Sarebbe stato troppo rischioso aprire il suo cuore e continuare un discorso che le avrebbe aperto solo ferite che aveva accantonato da tempo. In fondo non era tenuta a farlo. Stava soltanto asciugando dei bicchieri. Lui terminò il discorso dicendo: "Sai a me capita lo stesso. Mi è sempre capitato di dare tanto alle persone e di essere deluso non ricevendo niente in cambio. Ma forse l'importante è sempre essere se stessi, comunque. Non puoi decidere di omologarti ad altri se l'essere te stesso ti dice di comportarti in modo diverso, soprattutto se questo ti differenzia in modo positivo. Perchè voler scadere nella banalità solo perchè credi che non esserlo possa essere uno svantaggio tale da far allontanare gli uomini da te? A che tipo poi di uomini ti riferisci? Quelli banali, certo. Ma tu ne vuoi uno così?Credimi... non è un difetto, ma un enorme dono. " Un dono da preservare, lei pensò. Sì, forse quel ragazzo seduto nell'angolo su uno scomodissimo sgabello aveva ragione. 
Intanto aveva terminato di asciugare tutti i bicchieri, ed il discorso si arrestò così, nel silenzio di entrambe, mentre lei pensò che finalmente qualcuno aveva compreso il suo discorso, nonostante non fosse stata così chiara e non avesse fatto in modo che tutti i suoi pensieri prendessero forma in parole. E sì, era felice di questo. Meravigliata, forse. Ma il suo lavoro era terminato e forse anche il pretesto per continuare un discorso dai toni così dolci e delicati. Era tempo di rimettere la maschera e andare.

martedì 23 ottobre 2012

La vita ha senso se le si dà valore, come una scatola vuota da riempire di cioccolatini.

Riusciamo a dare valore alle cose solo quando non ce le abbiamo più.
Lo stesso vale per le persone. Quando ci sono accanto spesso abbiamo la presunzione di pensare che ci saranno comunque a prescindere da tutto, che comunque vada saranno lì ad aspettarci, che c'è tempo, le diamo quasi per scontate. Non diamo abbastanza peso al tempo che scorre. E quando il nostro tempo sarà finito ci renderemo conto soltanto dopo di quanto invece quelle persone per noi contavano. Ci renderemo conto che forse gli avremmo anche fatto capire quanto bene nutrissimo, ma non sarà mai abbastanza. Spesso succede di non essere abbastanza sincronizzati e ancora più spesso di non avere i ritmi giusti.
E allora cosa ci resterà? Dovremmo solo rimanere in silenzio. Un silenzio che piange di lacrime amare perchè spesso tendiamo ad un masochismo sfrenato quasi malato e persecutivo. Tutto questo fa male. E sì non sarà mai troppo tardi per tornare indietro, è vero. Potremmo sempre rompere il silenzio con le nostre verità che non riusciremo più a nascondere al punto da gridarle in faccia a chi non si è visto valorizzato, a chi potrà a quel punto però rispondere che è troppo tardi, che il tempo è scaduto, che non ci aspetta più.
Ma perchè invece di proseguire in questa corsa senza senso, che non dona valore alla vita, a ciò che siamo, alle nostre scelte, non arrestiamo questa corsa destinata ad accumulare solo rimpianti? Fermiamoci, respiriamo e cerchiamo di capire a chi dare veramente valore.
Spesso succede di sbagliare. Di idolatrare qualcuno al punto di dargli un valore così eccessivo da negarlo a qualcun'altro. Solo col tempo, da soli, con la nostra scatola di pensieri che avremmo custodito in uno spazio accantonato nella nostra mente, ci renderemo forse conto del valore di chi è stato messo da parte. A quel punto ci si interroga sul da farsi. Credetemi, me lo chiedo anch'io. Non sono ancora riuscita a darmi una risposta se non che la vita ha senso solo se le si dà un valore. Il valore della vita deriva da ciò che ci mettiamo dentro. E' come se avessimo una scatola vuota da riempire di cioccolatini. A volte per rendere quella scatola più mista possibile ci mettiamo dentro cioccolatini di vario gusto, anche quelli liquorosi, quelli che non ci piacciono e che magari non mangerà nessuno, quelli che ci guastano lo stomaco, solo perchè dobbiamo riempire quella scatola di tutto. In quella scatola metteremo anche i nostri cioccolatini preferiti, ma per forza di cose, non potremo metterli tutti, alcuni rimarranno fuori, perchè ci sono anche quelli che non ci piacciono, quelli liquorosi, che forse nessuno mangerà. Ma perchè abbiamo fatto questo? Chi l'ha detto che quella scatola deve contenere anche ciò che non ci piace per poter essere più variegata possibile? Quella scatola non era di quelle che compriamo al supermercato, di quelle confezionate, che apriamo e possiamo trovare di tutto. Quella era una scatola che abbiamo scelto noi di riempire. Perchè questa tendenza ad un masochismo malato e persecutivo nei confronti di quella scatola vuota? Perchè pur avendo la possibilità di riempire quella scatola di soli cioccolatini gustosi, i nostri preferiti, preferiamo renderla variegata, lasciando noi sempre un po' insoddisfatti? Basta. Fermiamo questa corsa. Fermiamoci, respiriamo un minuto, ascoltiamoci, o meglio, chiediamoci cosa abbia veramente un valore per noi, a chi dare effettivamente valore nella nostra vita per evitare di rincorrere fantasmi che non esistono. Quando ci saremo interrogati e avremo avuto le risposte, se dalle nostre risposte si evince che qualcuno a cui non abbiamo dato troppo valore in passato in realtà lo meritava, non dovremo aver paura di fare un passo indietro. Nella vita si sbaglia per poi poter chiedere scusa, ed ognuno lo fa a modo proprio. E se quella persona è ancora in vita, se ancora ci è accanto, sebbene sia anche distante, significa che la vita ci ha dato una possibilità per poter rimediare ai nostri sbagli. La vita ci da' sempre un'altra possibilità, talvolta anche più di una, basta saperle riconoscere.

lunedì 22 ottobre 2012

Ci sono coppie che combaciano.

Ci sono coppie che combaciano.
Dico davvero, li ho visti. Passano il tempo a scambiarsi libri, a parlare di musica, a discutere su quale film sia il più valido nella scala dei loro film preferiti, a scambiarsi frasi divertenti. 
Combaciano.
Camminano e sanno già dove entrambi vogliono andare, il caffè quasi se lo mescolano a vicenda, le frasi senza dubbio sanno completarsele l’un l’altro, il tono che usano è pressoché lo stesso, quando parlano utilizzano lo stesso modo di fare ironia. 
Sono quelle coppie che si plasmano, che vedi passeggiare mano nella mano, che escono a 
pranzo e a cena e tornano a casa stanchi per le tante risate.
A volte poi si dimenticano di fare l'amore come se in questo non ci fosse niente di sbagliato.

Ci sono coppie che combaciano. 
Sanno aspettarsi, hanno gli stessi ritmi, non sbagliano nemmeno un tempo, indovinano sempre il momento in cui arrabbiarsi, e quello in cui fare pace. Sono sincronizzati, hanno musicalità, sono una bella poesia. 
Sono quelle persone che le incontri al bar e non ti stupisci di vederle insieme, perché è naturale che lo siano, perché loro sono in due. Bevono insieme la sera, ballano, stanno con gli stessi amici, magari si dimenticano di baciarsi ma poi dormono nello stesso letto. 
Sono quelle coppie simpatiche a cui la gente non può fare a meno di affezionarsi, anche quelli che credono di essere migliori di loro perché sanno stare lontani, persino quelli che si vantano di essere soli e liberi di fare quello che vogliono. 

Ci sono coppie che combaciano. 
Sono quelli che combaciano senza saperlo. Sono quelli che non sanno restare lontani, che fanno chilometri per raggiungersi, quelle coppie che nel silenzio, nei loro sorrisi, nei loro sguardi creano quasi una sinergia imbarazzante, eppure quando gli si chiede "State insieme?" lo negano, quasi come se lo stare insieme in quel modo non significasse altro che creare una magia destinata a non andare oltre. Talvolta capita che addirittura stiano frequentando qualcun altro, eppure avvertono lo stesso bisogno di stare l'uno accanto all'altro. Sono quelle coppie che combaciano più delle altre ma purtroppo non lo sanno. Forse non se lo diranno mai, perchè nell' unirsi hanno timore che quella fantastica sinergia possa quasi fargli perdere la loro individualità. Potrebbero invece dar vita a quell'immacolato, meraviglioso, puro amore, che siamo abituati a guardare solo nei migliori film hollywoodiani. E talvolta quando scopriranno di appartenersi troppo non sapranno come muoversi, aspettando sempre che cominci l'altro che intanto sta aspettando la stessa cosa. E vivranno nel tormento dell'altro, temendo di scegliersi per paura di ferirsi o ferire qualcun'altro. Combaceranno per sempre anche se non si diranno di amarsi, ma saranno maledettamente tristi perchè non riusciranno a pronunciarsi se non con rabbia in un faccia a faccia che li porrà nudi di fronte le loro verità, destinate a combaciare anch'esse.

Ci sono poi coppie che pur sforzandosi non combaceranno mai. Quelle coppie che non hanno argomenti, che non trovano mai il momento giusto, che hanno ritmi diametricalmente opposti. Quelle coppie che non trasmettono nessuna musicalità, che insieme non creano sinergia, che non compongono alcuna poesia quando si guardano.
Quelle coppie che stanno insieme per abitudine, che non nutrono passione per l'altro ed in primis per loro stessi. Quelle coppie che intanto sognano di essere come le altre ma non ci riusciranno mai. Quelle coppie che si perdono il meglio, eppure non riescono a trovare il coraggio per dire basta. Quelle coppie che non trascorrono un giorno distanti, sebbene non conoscano emozioni.


Esistono coppie che scelgono di non viversi. Chi sta insieme per abitudine o chi invece ha paura della troppa magia che crea lo stare insieme. Dico davvero, li ho visti.

domenica 21 ottobre 2012

Tanti anni fa, in un'epoca lontana.

Tanti anni fa in tempi di guerra le donne lasciavano partire i propri uomini, anche padri di famiglia, con la consapevolezza di non poterli forse rivedere mai più. Ma li lasciavano andare nonostante il cuore colmo di angoscia, in una straziante rassegnazione che custodivano dignitosamente quasi fosse un tesoro da preservare in uno scrigno. Li lasciavano andare pur sapendo che probabilmente non avrebbero rivisto più il loro volto, pur sapendo che quei figli sarebbero stati cresciuti senza un padre che gli impartisse lezioni di vita.
Pur sapendo tutto questo il loro amore non si fermava. Pur conoscendone il probabile triste destino il loro amore superava ogni bomba o fucile puntato, non moriva con i saluti che quasi certamente sarebbero stati degli addii. Quelle donne sole e quegli uomini chiusi in delle trincee si sarebbero aspettati. Forse l'attesa sarebbe stata vana, ma il pensiero di arrestarne il flusso nemmeno li toccava. Si dovevano aspettare, perchè si erano fatti delle promesse, perchè erano stati insieme, perchè semplicemente si amavano e nonostante i sacrifici speravano di ritrovarsi prima o poi. Tanti anni fa si spedivano lettere che non giungevano subito al destinatario, ma ci volevano settimane, a volte mesi. Ma si sapeva aspettare anche quello.
Tanti anni fa non esistevano facebook, whatsapp, skype. Tanti anni fa non esistevano nemmeno i cellulari, i telefoni fissi o i telefoni a gettone. Eppure si comunicava lo stesso. Non c'era bisogno di un mi piace o di un commento ad un post per dimostrare quanto si fosse presenti nella vita dell'altro. Tanti anni fa non si doveva dimostrare niente, o meglio, non c'era bisogno di ostentare il superfluo. Tanti anni fa c'era la concretezza di un amore che andava oltre le distanze, l'attesa di una lettera che giungeva dopo mesi, la disperazione e la paura di non ritrovarsi più l'uno nelle braccia dell'altro, ma la consapevolezza che i loro cuori e le loro menti non avrebbero trascorso un sol minuto distanti. Bastava questo. Niente altro. Perchè si vivevano i rapporti toccandosi, parlandosi, guardandosi ed anche aspettandosi. Oggi ci si  parla poco e ci si guarda ancora meno, ci si tocca troppo rendendo superflue anche quelle poche parole e quei pochi sguardi. Non ci si aspetta mai. Perchè? Cosa siamo diventati? Perchè si è perso tutto questo? Sembra quasi ripetere un copione già visto nonchè banale dicendo "Si stava meglio quando si stava peggio". Eppure, quando le donne erano costrette a lasciare i propri uomini, quando sapevano che forse il loro saluto sarebbe stato un addio, quando ogni parola detta in una straziante disperazione sarebbe rimasta incisa nel cuore, quando ogni sguardo sarebbe rimasto impresso nella mente sino al loro sperato ritorno, sapevano che si sarebbero amati comunque, nonostante le distanze. Oggi non si sa aspettare perchè viviamo in un'epoca in cui l'attesa non è consentita, dove tutto va troppo veloce, dove veloci quanto precari sono anche i rapporti, in un'epoca in cui vige il pensiero "se non mi scrive significa che allora non mi pensa...", e forse in parte è vero perchè oggi lo si può fare con qualsiasi mezzo e ovunque ci si trovi. Ma la verità è che forse solo chi sa aspettare sa veramente amare. Non sappiamo sacrificarci, nè aspettare, e diciamo di "amare" solo quando ci conviene, solo quando non dobbiamo sacrificarci nè aspettare l'altro a lungo.
L'amore sa aspettare perchè noi non lo sappiamo più fare? Perchè non sappiamo più amare, forse.

Quelle giornate che trascorrono così.

Quelle giornate che trascorrono così, come se avessi qualcosa di importante da fare ma che decidi di rimandare. Come se avessi una torta nel frigo che non puoi mangiare perchè troppo calorica e la tua dieta te lo proibisce. Come se stessi aspettando di bere un caffè che non riesci a preparare. Come se stessi guardando un film di cui conosci già il finale. Come se avessi acceso una sigaretta che in realtà non vuoi fumare. Come se dovessi andare da qualche parte, ma non sai dove. Come se volessi fare un passo ma hai i piedi legati. Come se volessi schiacciare un bottone ma le tue dita sono troppo stanche. Come se qualcuno ti aspettasse ma in realtà si è già dimenticato di te. Come se stessi tu aspettando qualcuno che non arriva, qualcuno a cui vorresti parlare ma non hai più voce per farlo. Come se tutto fosse in ordine, intatto, chiuso in una scatola che non vuoi aprire per non trovare una confusione che ti impone di rimettere tutto al proprio posto. Come se qualcuno avesse preso il tuo posto non appena tu sia andata via e non abbia fatto in tempo nemmeno a voltarti. Come se tutto fosse uguale ma così tremendamente diverso. Come quando alziamo gli occhi al cielo catturati dalla luce folgorante di una stella senza pensare che essa in realtà nello spazio già non esiste più e ci giunge solo la sua luce così forte ma inesistente. Come quando ci fermiamo a guardare un tramonto di una giornata finita e non si sa come. Come quando pensiamo troppo senza parlare perchè quello che potremmo dire fa paura anche a noi stessi. Come quando tutto era perfetto e l'abbiamo dovuto distruggere per omologarci ad una realtà che ci sta stretti ma che per dovere dobbiamo perseguire. Come quando vorremmo piangere ma alla domanda "come stai?" rispondiamo che tutto va bene, perchè in fondo non c'è niente che vada male, c'è soltanto che noi con tutto ciò che siamo o che vorremmo essere non ci siamo. Come quando amiamo e non lo sappiamo. Come quando vorremmo urlare a squarciagola ma in una caverna, al buio e soli, nessuno ci sentirebbe. Come quando le giornate trascorrono così, senza emozioni. Come quando la vita ti passa accanto e vorresti buttarti dentro, ma non puoi.

sabato 20 ottobre 2012

Tanti pensieri così complessi e poche parole così banali.

... Si trovavano spesso seduti su quei gradini. Quei gradini erano il posto dove spesso si intrattenevano a parlare. Non ne avevano tanti, quello era uno dei pochi.
Dopo qualche minuto fu lui a rompere quel silenzio chiedendole : "Come va con lui?"
Lei fece un sospiro e rivolse lo sguardo al cielo. A quella domanda si sentii spaesata, non avrebbe saputo dare una risposta precisa, perchè in realtà non lo sapeva. Cominciò a ripetere frasi fatte che poco le si addicevano, del tipo "Sì, va bene, stiamo vivendo quello che ci sta capitando senza pensarci troppo.."  oppure "Sai a volte capita che la persona sia giusta ed il momento sbagliato, o che sia il momento giusto ma la persona sbagliata, credo che per noi valga la prima ipotesi."
Fu allora che lui le rispose: "Beh beati voi.. io a volte sono un po', come dire, invidioso perchè non sono mai riuscito a trovare la persona giusta. "
Ecco. Lei non seppe rispondere nemmeno a quella affermazione. Forse in fondo era la stessa invidia che provava anche lei quando vedeva coppie innamorate, ma ebbe fretta di rispondere come se volesse dare a lei stessa delle risposte che cercava nonostante alle persone raccontasse altro, per convincersi forse di qualcosa che invece non esisteva. Non si era mai chiesta come veramente stessero andando le cose con "lui". Quella domanda la fece tornare con i piedi per terra. Non era la prima volta che le sue domande le facevano questo strano effetto. C'era un dubbio che più di tutti la assaliva : ma loro si erano veramente voluti o si erano trovati per caso?Stavano vivendo emozioni frettolose, forti, che si sarebbero presto spente senza lasciare alcuna traccia o si trattava di sentimenti più profondi?E poi è proprio vera la storia del momento giusto? Forse no. I momenti giusti non esistono, pensò. Ogni momento è giusto per viverlo con la persona che ci sembra giusta. Ma chi è la persona giusta? Lui lo era per lei? Forse no. Forse lei amava riempirsi dell'altro solo per sentirne la presenza, ma in fondo non era lui che cercava. Lui sarebbe stato solo l'ennesimo che avrebbe colmato quel vuoto che oramai faceva parte di lei. Sì, l'avrebbe colmato, poi sarebbe andato via come avevano fatto tutti, perchè questa volta doveva essere diverso in fondo. Cosa c'era in più se non lo stesso porsi l'uno di fronte all'altro a dettare preventivamente condizioni per trovarsi nel giusto spazio senza mai andare oltre, per preservare un rapporto che li vedeva dentro ma non fino in fondo. Il dentro ma non troppo, l'essere vicini ma sempre un po' distanti, i "se", i "forse", "i può darsi a meno che non" li aveva ascoltati tante volte e c'erano anche stavolta. Quelli che si vogliono sul serio si mettono dentro sino a sprofondare per intingersi completamente dell'altro in una vicinanza che diviene quasi simbiotica. Trasformano i se ed i forse in certezze perchè hanno bisogno dell'altro a qualsiasi costo. Tutto questo non c'era. Ed ecco che quindi risolse uno dei suoi dubbi: loro si erano semplicemente trovati per caso, volersi è ben altra cosa. O forse lei lo avrebbe voluto se solo avesse riscontrato lo stesso nei suoi occhi. Ma nonostante questi pensieri lei continuava a farfugliare frasi fatte, gesticolando in maniera frettolosa. La verità era invece un'altra. Le mancavano i gesti più semplici di un rapporto vissuto nel quotidiano. Le mancavano i messaggi del buongiorno e della buonanotte. Le mancavano le carezze delicate e le frasi sottovoce. Le mancavano i sorrisi, gli sguardi e quegli abbracci calorosi che ti sembrano un tesoro quando sei solo e hai bisogno che qualcuno ti conforti. Aveva bisogno di un ragazzo che le donasse il cuore, che la ascoltasse, che sapesse percepire i suoi silenzi, che rimasse accanto a lei ad ascoltare il respiro di buon mattino appena svegli. Aveva bisogno di qualcuno che l'amasse, forse basta dire questo. In fondo tutti ne hanno bisogno sebbene gli animi più cinici continuano a negarselo, forse sono loro quelli ad averne più bisogno. Ma tutto questo non poteva esprimerlo, pensò. Le donne forti, indipendenti, ambiziose non lo dicono e probabilmente forse nemmeno lo pensano, perchè forse loro non hanno bisogno dell'amore, e lei non poteva apparire fragile come una scheggia di cristallo. Allora si nascondeva dietro la superficialità della frase "Ci stiamo vivendo senza pensarci...". No, il viversi è un'altra cosa, non è "un dentro ma non troppo", ma un "fino in fondo". E poi pensò al perchè si raccontasse la storia che le donne forti non hanno bisogno dell'amore e non possono esprimere paure, piaceri, desideri, ma chi l'ha detto? Forse le donne più forti sono proprio le donne che amano. Le donne più forti non sono quelle che non chiedono mai, ma quelle che chiedono ad ogni loro bisogno per soddisfarlo. Le donne più forti sono forse proprio quelle che hanno il coraggio di mostrare anche le loro fragilità, mostrandosi non invincibili ma la verità è che anche i più forti a volte perdono. Ciò che li distingue è che le loro sconfitte le mostrano come medaglie senza avere alcuna forma di rimorso, e sì poi vanno avanti. Avrebbe voluto esprimere tutto questo, ma non ci fu tempo e allora per lei questi rimasero solo pensieri. A lui quelle poche parole di circostanza probabilmente non piacquero ma se le fece bastare. Tanti pensieri così complessi e poche parole così banali.