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lunedì 10 novembre 2014

Amore sui binari.

La sveglia è suonata molto presto. Ho preparato velocemente un caffè, chiuso la porta di casa per percorrere il solito tragitto, accompagnata da un pizzico di ansia per ogni scalino che scendevo.


Sono arrivata alla stazione più tardi del previsto, ma sono stata abbastanza fortunata nel trovare un posto a sedere proprio accanto al finestrino. E proprio mentre ero intenta nell'osservare i cambiamenti del paesaggio attraverso i vetri, salgono sul vagone un uomo ed una donna, prendendo posto proprio accanto a me.

Lui la guardava come fosse un'oasi nel bel mezzo di un deserto. Non le staccava gli occhi di dosso, con quel suo sguardo denso di tenerezza e passione, come quello di chi avrebbe voluto tenerla stretta al suo petto. Lei sorrideva, toccandosi ogni tanto i capelli, sorseggiando il caffé che reggeva tra le mani, e lui intanto la seguiva in ogni suo gesto, come chi non avrebbe voluto gettarla tra le lenzuola spogliandola impetuosamente, ma era lei a spogliare lui di ogni sua debolezza.

Credevo si trattasse di una coppia di fidanzati, di quelli che hanno cominciato ad uscire da poco tempo, conoscendosi a mala pena, avendo ancora una voglia matta di scoprirsi in ogni singolo dettaglio. Gli occhi di quell'uomo raccontavano di una di quelle storie meravigliose, in cui c'è lei che gli fa il bucato, e lui che le prepara il caffé appena svegli.

I due sono scesi alla mia stessa fermata, dove ad attenderli c'era un altro uomo. Quest'ultimo ha dato alla donna un bacio sulla guancia e le ha preso la mano, trattenendola a sé per tutto il percorso. Mi è stato chiaro solo ad allora che non si trattava altro che amici, presumibilmente colleghi di lavoro, che hanno condiviso uno spazio in cui senza toccarsi si legavano a vicenda come gomitoli di lana. Ma ad un certo punto, al richiamo della fermata, sono dovuti scendere e quell'idillio che avevo seguito come la più accattivante delle soap opera è svanito.

Ed è allora che ho pensato a quanto spesso ci facciamo del male, volendo celare l'evidenza senza mai affrontarla. Alla nostra disattenzione, alla nostra mancanza nel cogliere i dettagli. Perché ognuno di noi, da qualche parte, avrà qualcuno che seguirà con quello stesso sguardo i nostri gesti, qualcuno che ci guarderà come fossimo la più amabile delle creature.
Ma sarà sempre troppo tardi, o troppo presto.
Sarà sempre per la solita ragione: perché a volte l'amore fa paura o, semplicemente, forse, non ce ne è abbastanza.

Ed allora ci si separa, lasciandoci cullare dal dubbio su come sarebbe andata a finire se non fossimo scesi alla nostra fermata. Perché a volte è più difficile ammettere che se non è stato, è perché in fondo non abbiamo voluto. Almeno, non abbastanza.