sabato 3 novembre 2012

Svegliarsi come fosse sempre un nuovo inizio, addormentarsi come fosse la fine.

I Maya hanno predetto la fine del mondo tra poco più di un mese e mezzo. Lo dicono i Maya ed io ovviamente non ci credo perchè sarebbe un po' come credere ancora nell'esistenza di Babbo Natale o della cicogna. Anche se a dirla tutta gli estremi per la fine del mondo ci sono proprio tutti. Berlusconi è stato condannato a 4 anni. I laureati emigrano per dare spazio a subrette. Chi conosce tace per dare spazio ad una nuova categoria di lavoratori, "gli opinionisti", pagati per esprimere opinioni prive di fondamento come se avessero conseguito una laurea in "tuttologia". I mariti uccidono le mogli per starsene con le amanti. Le quattordicenni sembrano ventenni e hanno una vita sessuale più attiva di queste ultime. I bagni sono diventati nuova location per le fotografie, perchè gli spazi aperti a quanto pare non si portano più. Le persone non possono mangiare a causa della crisi economica ma non rinunciano alle vacanze nè ai nuovi apparecchi tecnologici che hanno isolato tutti dalla dimensione reale.
Questa stessa dimensione reale non esiste più. Ti intratterrai a parlare più con qualche amico virtuale su facebook di cui poco di importerà che con un amico "fatto di carne" dinanzi una tazza di tea.
In fondo perchè non pensare che la fine del mondo predetta dai Maya sia possibile?
Ma se immaginando per assurdo fosse veramente così, se questi fantastici individui di cui abbiamo conosciuto l'esistenza su quei vecchi manuali di scuola avessero ragione, noi in questo restante mese e mezzo della nostra vita cosa faremmo se sapessimo che il nostro tempo stia per scadere?
Io comincerei a chiedere scusa. Chiederei scusa per tutte quelle volte che sono stata presente solo con il corpo e non lo spirito a chi invece mi avrebbe voluta tutta intera. Chiederei scusa per non aver visto quello che invece era evidente. Chiederei scusa a chi mi ha amato mentre io non sono stata in grado di farlo. Chiederei scusa addirittura a chi ho amato troppo ricevendo scarso amore, liquidata con un "non ti amo più" nei pressi di una stazione. E gli chiederei scusa non perchè mi senta in colpa della fine di un amore che era già scritto, ma per non aver ammesso a me stessa che non era il giusto tempo per amare perchè forse non ero pronta. Siamo bravi nel biasimare chi ci abbandona come un fazzoletto non più utilizzabile, ma forse per diventare quelle grandi persone cui spesso ci ergiamo dovremmo imparare a perdonare. Ecco perchè gli chiederei scusa. Come chiederei scusa a chi più volte mi ha illusa di aver trovato finalmente la strada giusta mandandomi alla fine fuori strada. Gli chiederei scusa per non aver capito subito ma solo con il tempo quanto io riesca a valer poco quando mi impunto che quella sia l'unica strada da seguire, le uniche braccia in grado di donarmi calore, non aprendo gli occhi e capire che nel mondo c'è altro, ed è giusto che io lo scopra per valere di più o semplicemente riconoscermi un valore che talvolta dimentico di possedere. 
Chiederei scusa soprattutto a me stessa. Lo farei per tutte quelle volte che non ho permesso a me stessa di venir fuori, per tutte quelle volte che l'ho messa in un angolo ad aspettare, per tutte quelle volte in cui proiettandomi troppo verso l'altro mi sono persa. Chiederei perdono a me stessa quando ho avuto la presunzione di pensare di amare qualcuno pur non amandomi abbastanza. Chiederei scusa a me stessa quando non mi sono data la possibilità di esserlo, fin quando poi ho deciso di scoppiare come fuochi d'artificio che lasciano tutti a bocca aperta.
Se avessi solo un mese e mezzo da vivere abbandonerei tutto ciò che mi rende fiacca e continuerei a scrivere. Griderei al mondo la passione che ho dentro. Viaggerei. Mangerei sushi tutti i giorni.
Se avessi solo un mese e mezzo da vivere sarei pronta ad amare. Senza paura, perchè tutto in un mese e mezzo finirebbe e vorrei finire amando, con quella passione forte che hai dentro e che non riesce a smettere di bruciare. Correrei a prendermi ciò che voglio. Correrei da chi desidero. Griderei tutto quello che ho nella testa così forte che sarà impossibile per tutti non ascoltare.
Se avessi solo un mese e mezzo da vivere lo vorrei trascorrere in una casa sulla spiaggia, di quelle che vedi soltanto nei film. Vorrei vivere lì con tutte le persone che riempiono il mio cuore ogni giorno senza nemmeno accorgersene. Con chi mi sostiene, alimenta la mia passione, chi avrebbe tutte le ragioni per biasimarmi eppure non lo fa. Con chi mi riempie di amore ogni giorno, sebbene non sia brava a gestirlo. Vorrei vivere lì con te. E ci vorrei vivere anche con te. Con te, pure con te. 
E se i Maya si fossero sbagliati? Se questa fosse tutta una grande bufala?
Che importa, hai vissuto più in un mese e mezzo che in tutta la tua vita spesa spesso a rimandare ogni cosa. A rimandare un'amicizia, un amore, un lavoro, un caffè. A rimandare una possibile vita. 
Hai imparato a perdonare, hai dato le scuse che dovevi, sei diventata una grande persona. Hai gridato al mondo chi sei, hai fatto sì che le tue passioni bruciassero dentro di te così forte da trasmetterle al mondo intero. Hai imparato ad amare, hai preso ciò che volevi, hai detto a qualcuno quanto lo desiderassi. Ti sei trasferita in una casa sulla spiaggia, hai trovato la tua isola felice con chi ogni giorno ti ricorda quanto vali, quanto amore sei, quanto valga la pena di non trascurarsi e di prendersi cura dell'altro. 
Che importa che il mondo non finirà. Con questo avrai imparato anche un'altra cosa: che non dobbiamo aspettare la fine di tutto per agire altrimenti non saremo altro che niente. Non abbiamo bisogno di scadenze per cominciare a vivere. Avrai imparato ad aprire gli occhi ogni mattina come fosse sempre un nuovo inizio e a chiuderli come fosse sempre la fine. Avrai imparato a non dire più "se solo l'avessi saputo... se l'avessi fatto...", perchè vivrai senza le ombre del rimpianto che offuscano la tua mente. Starà a te metterci tutto quello che vuoi e ciò che sei in queste sole 24 ore. Ventiquattro ore di vera vita.
Forse è giunta l'ora di cominciare, per voi che leggete, per me che lo scrivo.

giovedì 1 novembre 2012

One day

Un giorno ti sveglierai leggermente in ritardo o prima del solito, ma non importa. Ciò che conta è che un giorno ti sveglierai nuova. Aprirai gli occhi e la tua stanza ti sembrerà più spaziosa ed illuminata, ti sembrerà come nuova. Le tende ti sembreranno di un colore più vivo, sì, quasi nuove. Perfino il caffè avrà un sapore diverso da quello solito. Un giorno ti sveglierai con sensazioni nuove dentro di te. Avrai un nuovo lavoro e sarai così euforica da voler spendere tutti i tuoi soldi in un compulsivo quanto terapeutico shopping. Avrai nuove scarpe, nuovi abiti, una nuova borsa, quella che corteggiavi da tempo in quella vetrina di un negozio del centro e non eri mai riuscita ad acquistare. Avrai addirittura un nuovo taglio di capelli.
Un giorno ti sveglierai e avrai accanto a te, nel tuo letto, un uomo diverso. Sembrerà quasi che anche le lenzuola abbiano ora un nuovo profumo.
Ecco. Sei nuova. Sembri uno di quei prodotti appena sfornati, una di quelle "novità del mercato" pronte ad andare in pasto a chiunque apparirà affascinato da quell'aurea di freschezza che porterai con te.
Hai un nuovo lavoro, un nuovo taglio di capelli, una borsa nuova, delle nuove scarpe e dei nuovi abiti di tendenza. Le lenzuola e le tende non saranno nuove ma è come se lo fossero, avranno un colore ed un profumo diverso da quello solito e la stanza sembrerà addirittura più spaziosa ed illuminata perchè lì nel tuo letto, affianco a te, non ci sarà più lui, ma un uomo diverso. Un uomo che forse ti ha liberato da quel fardello, da quel pensiero fisso, da quegli occhi che immaginavi ti fissassero, da quella voce che era come un tamburo, un tormento.
Sei nuova e dovrai convincertene. Ma ecco che all'improvviso, forse proprio mentre te ne starai convincendo o mentre non ci starai più pensando, basterà poco. Una canzone passata alla radio, un semplice gesto di un passante, un'insegna, un post it scovato in un cassetto come a ricordarti che tutto quello che hai attorno ti rende "nuova" ma non cambiata, solo "nuova", non diversa. Una donna all'apparenza nuova, ma con sempre lo stesso cuore. La sua ombra continuerà ad aleggiare su di te. D'un tratto ti sentirai di nuovo vecchia. Ti sembreranno vecchie quelle scarpe, quegli abiti e quella borsa che comincerà a non piacerti più così tanto. Vorrai farti crescere i capelli appena tagliati perchè non sarà certo quel nuovo look a donarti una luce diversa. Quel nuovo lavoro ti sembrerà all'improvviso poco stimolante. E quell'uomo nel tuo letto chi è? Anche le lenzuola cominceranno a puzzare. Chi è quello che dorme con te, sfiorando il tuo corpo durante la notte? E' uno, ma non lui. E' uno di quelli che colmano i vuoti senza mai riempirli del tutto. E' uno con cui ti intratterrai anche nel parlare dei tuoi progetti, forse addirittura anche dei "vostri", ma rimarranno parole. Perchè ad un certo punto sai anche tu che uscirà da quella porta lasciando sulle lenzuola un pessimo profumo. Profumo di banalità, di fallimento, di abitudine. Profumo di un corpo senza anima. Profumo di niente.
E non sarà colpa tua. Perchè quel giorno ti sei svegliata con tutti i buoni propositi. Ti sei addirittura tagliata i capelli. Ma non è servito perchè le tue ombre vanno affrontate di petto, non vanno combattute solo indossando una maschera nuova. E allora ti chiederai, da cosa si deve cominciare? Forse dall'ammettere che non lo dimenticherai mai. Forse dall'ammettere che sarà sempre parte di te. Forse dall'ammettere che quell'uomo sia la vostra metà, quella parte che vi completa. Non è sempre detto che sia un uomo che sarà stato tra le tue lenzuola, ma potrà essere anche un uomo con cui avrai parlato una sera scorgendo in lui una luce diversa, che ti ha rapita, in uno sguardo che raccontava di cose belle, che raccontava già di voi in fondo. Potrà essere un'anima perduta in cui ti sarai ritrovata. Potrà essere chiunque. Anche un uomo che avrà creato la vostra fervida immaginazione.
Perchè esistono persone che vivono nell'attesa. Sono in attesa dell'altro. Nell'attesa di essere scoperti.
Queste persone le riconoscerai tra mille. Sono quelle che quando si incontreranno proveranno imbarazzo nel guardarsi troppo a lungo. Sono quelle persone che saranno tese quando per caso si sfioreranno. Sono quelle persone che nel loro silenzio trovano tutto quello che stavano cercando. Quelle persone che per timore di perdersi totalmente nell'altro cominceranno a parlare di cose stupide e a ridere ininterrottamente per rompere quell'imbarazzo che non ammetteranno mai di provare quando la luce dei loro occhi incrociandosi accenderà un fuoco che sarà difficile, o forse impossibile spegnere del tutto. Quelle persone che messe alle strette forse negheranno quello che provano, quello che hanno più volte tentato di dirvi, spazzando via con semplici parole quello che avevano chiamato scherzo ma che in fondo non lo era.
Bisogna innamorarsi quando si è pronti, non quando si è soli. E loro saranno pronti ad innamorarsi l'un dell'altro, ma intanto, nell'attesa, forse non vorranno rimanere soli. E accoglieranno tra le lenzuola chi a lungo andare provocherà però un odore nauseante, costringendoti a cacciarlo/a via.
Quelle persone che sono in attesa di un loro incontro. Che guardano l'orologio alle sei e poi alle sei un quarto, pensando che è impossibile che siano trascorsi solo 15 minuti. Quelle persone che un giorno si sono scelte in un modo inusuale, con una semplice stretta di mano, pronunciando una qualche battuta divertente, o semplicemente sorridendosi. Quelle persone che un giorno si sono incontrate e avranno sentito già di appartenersi. Quelle persone che un giorno si sono trovate per poi perdersi. Quelle persone che un giorno forse si ritroveranno, in un altro Paese, sotto casa o nei loro sogni. Un giorno.

mercoledì 31 ottobre 2012

E ti convincerai a fare a meno delle persone...

Gli animi più cinici sostengono che dovremmo imparare a fare a meno delle persone. Forse in parte è così.
Le persone cambiano, tu cambi, e succede che a volte anche le persone che ti sono state vicine per un'intera vita, che hanno condiviso con te ogni singolo momento di ilarità adolescenziale, ansie, problemi, le tue prime delusioni quando tornavi a casa e volevi solo mettere la testa sul cuscino e piangere a dirotto, quelle persone che non c'era giorno o momento della giornata che non sentivi al telefono, pian piano si allontaneranno. Le sentirai così distanti che non ci sarà più modo di tornare indietro.
Soffrirai per poi convincerti che la cosa più giusta è fare a meno delle persone. Perchè la vita degli altri può scorrere anche senza di te. Dovremmo imparare a cercare la serenità stando in silenzio ad ascoltare il cuore e lasciarci andare dove il cuore avrà scelto di condurci, per non passare accanto ad una vita che intanto scorre velocemente, ma per entrarci dentro, fino in fondo. Forse dovremmo imparare a cercare la serenità in un libro, in una tazza di tea, in una canzone, in noi stessi, ma mai negli altri. Le persone, prima o poi, vanno via, solo poche saranno quelle che ti siederanno accanto per sempre, se sei fortunato. I rapporti sono come nuvole che si avvicinano per poi allontanarsi spazzate via dal vento, e non ci sarà modo di farle congiungere di nuovo perchè la forza del vento non la si può gestire purtroppo.
Dovremmo quindi imparare a restare soli. A contare solo su noi stessi. A gioire delle nostre vittorie da soli e a piangere allo stesso modo. Dovremmo forse imparare a fare a meno degli abbracci, di quelli calorosi e confortanti che ti fanno sentire accolto in un ambiente di ristoro, come ovattato, dove qualsiasi cosa accada ce la farai a resistere anche al peggio. Dovremmo imparare forse a fare a meno dell'amore. Di quello puro, immacolato e genuino. Di quello fatto di dolci passioni incontrollabili, di amabili carezze, di parole dette piano per paura di ferire, di silenzi in cui trovi lo sguardo dell'altro, perdendoti in uno spazio silenzioso dove ogni parola sarebbe superflua. Dovremmo quindi forse imparare a non cercarlo, a non averne bisogno, perchè questo tipo di amore è raro e le possibilità di incrociarlo sono poche. A volte incontrerai persone che ti illuderanno di averlo finalmente trovato, ma poi ti deluderanno. E sì, starai male. E ti convincerai anche che dovrai farne a meno. Ti convincerai che forse sarà meglio scontrarsi con altri corpi senza che tu avverta mai niente, senza che la tua anima non si ritrovi mai in quella dell'altro. Talvolta ci si scontra solo per avvertire l'illusoria percezione della presenza dell'altro. Ma la verità è che non ne ricaviamo mai molto. Solo passioni che bruciano e simultaneamente si spengono sino a lasciare solo ceneri che a lungo andare non avremo più il coraggio di gettare via con il vento, perchè siamo stanchi di compiere anche questo gesto.
Allora a fare a meno di tutto forse si diventa niente. A fare a meno delle persone solo perchè queste maledettissime persone cambiano e rivolgono il loro sguardo lontano dal tuo volto si diventa cinici. Ma le persone ciniche, quelle che lo sono diventate soprattutto, sono forse quelle che soffrono di più. Che si sono convinte a stare soli perchè non hanno alternativa se non vogliono rimanere delusi, se non vogliono accumulare sofferenze come polvere che accantonano sotto un tappeto. Forse la prima cosa per scrollarsi di dosso questa falsa etichetta è gridare, urlare a squarciagola con tutto il dolore quanto le persone che siano andate via siano maledette. Maledette per quei vuoti che hanno deciso più e più volte di colmare senza mai riempirli totalmente. Ma l'errore più grande che si possa commettere è rintanarsi in un guscio e fare a meno di tutto. Fare a meno della possibilità di entrare dentro rapporti per paura di non poterne più uscire o uscirne troppo presto. Soli, con il cuore cupo e colmo di cinismo, si diventa brutti. Noi invece dobbiamo sforzarci, o per lo meno provare, ad essere quanto più belli possibile. Allora anche il mondo ci sembrerà più bello. Forse dobbiamo pensare ad essere belli soprattutto per noi stessi, per specchiarci ed ammirare la nostra luce riflessa che riempirà la stanza di amore, una luce che sarà come un dolce risveglio.

martedì 30 ottobre 2012

Verso isole felici.

Mare. Spiagge. Isole. Scogli. 
La nostra vita è il mare. Approdiamo su spiagge spesso sconosciute. Ci tuffiamo subito, a volte a fatica. Certe acque all'inizio sembreranno troppo fredde. Tutto starà nell'ambientarsi e calarsi in quelle acque che a lungo andare ci riscalderanno. Talvolta non riusciremo a trovar tepore in quelle acque che dunque ci imporranno quasi di uscire, asciugarci e andare alla ricerca di altre spiagge. Altre volte capiterà il contrario. Nuoteremo al punto tale da arrivare a largo, dove sarà impossibile vedere da lontano la spiaggia. Allora continueremo a nuotare. Il mare sarà calmo, i raggi di sole timidamente ci riscalderanno, e noi ci terremo a galla. Saremo soli in quelle acque. Noi, il mare piatto, il sole all'orizzonte. Ma capiterà di essere stanchi. Talvolta allora ci aggrapperemo a degli scogli che saranno per noi l'unica ancora di salvezza, l'unico ristoro per lenire la stanchezza dei nostri muscoli. In quel momento ci sembreranno tutto quello che stavamo cercando. Sono come quelle persone che spuntano nella nostra vita per darci una mano. Ma sono solo scogli, niente altro. Sono scogli a cui potremmo aggrapparci ma nient'altro. Ci aggrapperemo quando il mare sarà calmo, quando saremo stanchi di continuare a nuotare da soli. Ma quando cominceranno ad alzarsi le prime onde dovremmo trovare il coraggio di staccarci da quell'unico appiglio e continuare la nostra nuotata per evitare che quelle onde subdolamente ci sbattano sulle pareti impervie di quegli scogli, provocandoci ferite e talvolta tanto dolore. Ci hanno aiutato ma dovremmo imparare a farne a meno. Dovremmo considerarli come quelle mani tese nel momento del bisogno, che si ritraggono quando il bisogno, temporaneo, sia stato soddisfatto. E sì continueremo a nuotare. Ci ritroveremo in mare aperto, tra acque calme o più agitate, soli con il solito tepore di quei raggi che continuano a riscaldarci, o soli nel bel mezzo di una tempesta che ci porterà sott'acqua. Ma siamo arrivati fin lì e non sarà la pioggia a scoraggiarci. Quando tutto cesserà il mare ritornerà calmo e noi saremo ancora lì, a galla. Nuoteremo sino ad approdare finalmente su un'isola. Non si tratta di scogli, ma di terra ferma. Sono quelle persone che sono come le nostre isole felici. Quelle persone che ci accoglieranno qualunque sia la condizione climatica. Quelle persone che ci daranno un posto dove stare quando saremo stanchi senza metterci fretta, senza dirci per quanto rimanere, perchè non ci sarà più nessuna onda che con forza ci spingerà verso pareti impervie e rocciose sino a farci male. Sono come quelle persone che ci offriranno qualcosa per sanare le ferite, che ci offriranno un dolce riparo, che attutiranno la nostra stanchezza. E forse sì, quando saremo più forti ricominceremo a nuotare, lasceremo quelle isole felici. Incontreremo nuovi scogli e ancora tempeste per poi riprendere la nostra nuotata approdando magari su qualche altra isola per poi rituffarci, ancora e ancora. Ma sapremo sempre che lì, in quei punti, esistono delle isole felici pronti ad accoglierci senza biasimarci mai, offrendoci tutto in cambio di niente.

Mancanze.

Ci sono giornate in cui ti svegli già stanca. Una stanchezza che sai che non potrai lenire con una tazza di caffè. Quelle giornate che cominciano con i ricordi. Cerchi di spazzarli via tentando di schiacciarli con buoni propositi, ma la loro consistenza non te lo permette.
Ci sono giornate che iniziano con "mancanze" che sai che non potrai attutire, quelle giornate che sai già che dovranno trascorrere in questo modo nonostante tu possa provare a fargli cambiare direzione, nel silenzio di una stanza che a te a tratti sembrerà troppo rumorosa, come se fosse scattato un allarme assordante che non vuol cessare. Le mensole in ordine eppure così disordinate. Una scrivania troppo piena che invece ti sembrerà vuota. E te, che stai lì a contemplare tutto questo. Rivolgi lo sguardo verso la finestra quando tra una nuvola e l'altra c'è spazio per un timido raggio di sole, ma non riscalda e dura poco. Anche il tempo si prende gioco di te. Cominci a non tollerare il tintinnio delle lancette dell'orologio che ti ricorda che intanto i minuti passano e tu ti trovi ancora lì su quella sedia, in uno spazio che è tuo e non ti rendi conto nemmeno perchè. Quando lo è diventato? Lo hai scelto? Chi eri quando lo hai scelto?Lo senti ancora tuo?
Ci sono quelle giornate in cui speri che le lancette corrano più veloci del solito. Quelle giornate in cui speri che tutti quei ricordi e quelle mancanze che hai avvertito non ti seguano anche durante la notte per poi risvegliarti il giorno successivo con la stessa massa di pensieri che come nodi desideri sciogliere uno ad uno ma in realtà non sai nemmeno da dove cominciare. Da dove comincio. Non lo so. Non so da dove cominciare. So finire, ma non so cominciare. Le cose le inizio in maniera sempre caotica, poi col tempo prendono una giusta piega, ma dura poco, sempre troppo poco, il tempo sufficiente per poi dire basta.
Quelle giornate in cui pensi alle persone che sono andate via, una dopo l'altra, lasciando un segno solo per te, mentre per loro la vita scorre anche senza la tua presenza. E vorresti dirgli solo "Vaffanculo, chi sono stata io per te?". A tutti, nessuno escluso. Però è tardi, non lo puoi più fare. Lo faresti soltanto per toglierti un peso dalla coscienza, non avrebbe senso, perchè in fondo quando hai cominciato, nella tua maniera caotica ed eccessivamente impulsiva, sapevi anche tu sarebbe finita così, e che forse cominciare non avrebbe avuto senso. Sapevi già che sarebbe finita nel suo silenzio e nel tuo rumore, che solo tu sei però in grado di ascoltare. Perchè le persone sono come i treni. Vanno e vengono in continuazione. A volte riuscirai a trovare la giusta concidenza, salirai su quel treno spesso troppo affollato da non riuscirti a sedere se non quando qualcuno dovrà scendere alla fermata successiva. Ma al capolinea dovrai scendere e proseguire a piedi. A volte sarai in stazione per ore, alla ricerca della giusta coincidenza, senza mai trovarla. Senti una voce che continua a ripetere che il treno è in ritardo e che si scusano per il disagio. Forse conviene trovare un'alternativa. Quel treno forse non arriverà mai. O quando arriverà sarà così affollato da farti perdere il respiro e pensare che forse sarebbe stato meglio non salirci. A volte le coincidenze giuste le perdi. Il treno parte senza di te. Con tutto il fiato che hai dentro cercherai di raggiungerlo, ma forse non ci riuscirai. L'hai perso e chi sa quanto altro tempo dovrai aspettare per ritrovarlo. Forse il successivo, o forse non più.
Sono quelle giornate in cui cosa vuoi ti è più chiaro, ma non riesci a prendertelo. Non puoi gridare perchè non riusciresti forse ad emettere alcun suono. Quelle giornate in cui ti senti in colpa e non sai perchè. Quelle giornate in cui senti le gambe in delle sabbie mobili e desideri che qualcuno o qualcosa ti siuti ad uscirne. Quelle giornate in cui vorresti parlargli e dirgli che ti dispiace. Quelle giornate in cui vorresti avere spiegazioni. Quelle giornate in cui vorresti capire in cosa hai sbagliato. Quelle giornate in cui hai paura di aver rovinato tutto. Quelle giornate in cui mentre scrivi ti senti un'illusa e pensi di non volerlo fare più.

lunedì 29 ottobre 2012

Si può stare con qualcuno ed essere liberi lo stesso?

Una delle tante scuse che la maggior parte degli uomini ma anche delle donne propinano per svincolarsi da relazioni oramai fiacche e poco stimolanti è il desiderio di libertà. 
Sì, perchè è opinione di molti ritenere che non appena ci si fidanzi con qualcuno si perde automaticamente la libertà. Perchè è ancora opinione di molti che per libertà si debba intendere la possibilità di uscire con gli amici senza dover necessariamente comunicarlo a "qualcuno", la possibilità di non dover necessariamente inviare a "qualcuno" messaggi di routine non appena si aprano gli occhi e poco prima di richiuderli, la possibilità di progettare viaggi con soli amici all'insegna del divertimento più sfrenato, la possibilità di intrattenere più relazioni dal totale disimpegno. Ecco perchè oggi si fa fatica a pronunciare il termine "fidanzamento", che è stato soppiantato da un termine che si pone a metà strada: frequentazione.
Perchè la frequentazione impegna ma non troppo, ci si può sentire o meno, e al momento di progettare le vacanze estive, ognuno si sentirà libero di poter scegliere, perchè in fondo, vi state solo frequentando. La frequentazione è quel tipo di relazione "dentro ma non fino in fondo", un qualcosa che spesso non evolve, che  può rimanere anche tale, quel tipo di relazione che sebbene vi coinvolga emotivamente vi dovrete astenere dall'esprimerlo, perchè la regola vuole che l'altro sarà lì a ricordarvi quanto sia prematuro il coinvolgimento emotivo, perchè in fondo vi state solo "frequentando", e la frequentazione può prevedere belle sensazioni, ma si tratta sempre di quelle sensazioni che vi mettono "dentro ma non fino in fondo". I più furbi potranno addirittura prendere la palla al balzo per rifilarvi la solita scusa del tipo "Scusami, ma non mi sento pronto, non è scattato nulla, certe cose o scattano subito o non scattano più ". Una contraddizione in termini, quindi non la pronunciate mai, per carità. Perchè se la frequentazione si astiene da ogni coinvolgimento emotivo di una certa intensità, se contempla la modalità del "dentro ma non fino in fondo", se è solo il preludio di qualcosa ma non da' certezze ma solo probabilità, farete la figura dei vigliacchi o delle vigliacche. I veri uomini e le grandi donne non lo sono mai, preferiscono piuttosto essere onesti. Ma questo è un altro discorso.
Ecco vogliamo la libertà che come intona una canzone di Fabrizio Moro, sarebbe sacra come il pane. Sì, che Dio la benedica in effetti. Ma secondo me la libertà ha poco a che vedere con la voglia di "non impegnarsi" con qualcuno. Questo è oramai per me un concetto antico, di chi non sa più cosa inventarsi, di chi invece di ammettere che qualcuno non gli/le piace abbastanza o, ancora peggio, invece di ammettere la propria attitudine nel far fallire ogni tipo di relazione, propina la scusa banale del "voglio la mia libertà". 
In realtà la libertà è una condizione mentale. La libertà è il non dover dipendere da nessuno, ma anche il non dover essere imbrigliati in stereotipi, concezioni, valori e false considerazioni che a lungo andare potrebbero addirittura schiavizzarci. Esistono persone che credono di essere libere solo perchè non hanno alcuna compagna o compagno al loro fianco, solo perchè in questo modo credono di condurre una vita all'insegna del totale disimpegno. Ma sono le stesse persone che sebbene ne siano convinti, in realtà non sono affatto libere, perchè dipendono da quelle considerazioni schematiche e da quelle idee falsamente stereotipate che vede l'uomo libero solo se solo. In realtà molte di queste persone sono rese schiave della contorta idea che hanno della libertà. Ne dipendono al punto tale da diventare paradossalmente schiavi di questa idea. Pensano di essere liberi, ma in realtà non lo sono fino in fondo. La libertà non è un'auto-imposizione, non si pretende, ma la si vive senza nemmeno accorgersene.
Esistono invece persone che lo sono nonostante stiano con qualcuno. Sono quelle persone che si abbandonano a qualsiasi cosa la vita gli proponga: un caffè e quattro chiacchiere tra amici, una serata al cinema con l'amica del cuore, un viaggio con una divertente compagnia, ma anche lo stare in casa da soli. Sono quelle persone che si abbandonano a qualsiasi tipo di emozione, e se capita, anche all'amore. Sì anche all'amore. Perchè si può essere liberi pur amando. Perchè l'amore non rende schiavi. La dipendenza non ha niente a che fare con l'amore. Quella è ossessione, è voglia di possedere qualcuno, è il non riuscire a star soli, è l'essere schiavi di qualcuno e mai padroni di se stessi. Sono quelle persone che non avvertiranno mai il peso dell'essere vincolati ad un'unica persona, perchè l'amore non pesa, anzi rende leggeri. 
Ci sono tanti schiavi finti libertini profondamente soli. Esistono invece persone che non saranno mai schiave ma che con un'assoluta padronanza di sé riusciranno ad abbandonarsi alla vita, con estrema leggerezza, soprattutto quando sceglieranno di amare.

domenica 28 ottobre 2012

Chiamala passione, divertimento oppure vita.

Qualcuno mi ha detto che con questo blog posso solo divertirmi. E sì, in effetti mi diverto, tanto.
Non pensavo di certo di fare altro. In fondo scrivo. Non salvo vite umane, non insegno niente, non riparo automobili, non preparo caffè e cappuccini, non emetto sentenze giudiziali.
Scrivo. Non faccio nient'altro. E questo mi basta, mi diverte.
Ma forse ciò che non ha capito la persona che con fare ironico mi ha detto "Buon divertimento, solo questo ti posso dire...", è che con queste semplici parole è riuscito a condurmi entro una dimensione, non so se più vera ma di certo più concreta, che in fondo già conoscevo nonostante continuassi a fantasticare.
Alcuni lo chiamano divertimento. Altri lo chiamano hobby. Altri ancora passatempo.
Io la chiamo passione. Lo chiamo sollievo. Lo chiamo amore. La chiamo esigenza. Lo chiamo bisogno essenziale. La chiamo voglia di comunicare nell'unico modo in cui mi riesce. Lo chiamo non so cosa riuscirò a fare nella mia vita ma l'unica certezza è che non smetterò mai di farlo per il resto della vita. Lo chiamo ingresso in un mondo intimo, imbrigliato, i cui nodi sono difficili da sciogliere.
La chiama tutto, niente eppure indispensabile. La chiamo vita.
Alcuni utilizzano termini più semplici, ti liquidano con frasi lapidarie, e ti rifilano frasi concise quando trovano la cosa sciocca, solo un divertimento.
Ed in effetti non posso negare che io mi diverta anche a scrivere. Ho aperto un blog per avere uno spazio personale per dar vita a qualcosa che sarebbe stato solo mio, senza alcuna pretesa, non sono una sprovveduta, solo per divertirmi un po'. Ma cosa c'è di strano nel sognare, nel coltivare una passione, nel fantasticare di voler rendere la tua passione, quella che chiami esigenza e sollievo, perchè no, qualcosa di più? No. sembra quasi che tu non possa. Perchè ci sarà sempre qualcuno che richiamerà la tua attenzione dicendo che sebbene tu lo voglia, rimarrà solo un divertimento, niente di più. Non riuscirai a scrivere da nessun'altra parte se non su di un blog che diciamocelo, vale meno di niente. Il punto è se dobbiamo dare ascolto a chi senza nemmeno provare il benchè minimo interesse abbia deciso di tapparci le ali. Glielo possiamo consentire? La risposta è no. E la risposta è no perchè nessuno può giudicare quello che sogni di diventare. Potrai non riuscire a realizzare il tuo sogno, ma la colpa non dovrà mai essere degli altri. Gli altri non possono scegliere chi farti diventare. Perchè tu la chiama passione, sollievo, amore, esigenza, bisogno essenziale, voglia di comunicare nell'unico modo in cui ti riesce, non so cosa riuscirò a fare nella mia vita ma l'unica certezza è che non smetterò mai di farlo. La chiami tutto, niente eppure indispensabile. La chiami vita. Puoi rinunciare alla tua vita? Vuoi morire? La risposta è no.