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lunedì 17 marzo 2014

Stagioni inverse.

Tra qualche giorno inizierà la primavera, esattamente il giorno del mio compleanno. Ho sempre pensato a questa stagione come ad un dolce risveglio, allo sbocciare dei primi germogli, alla migrazione delle rondini, ai primi caldi, quelli tiepidi che non bruciano, ma che riscaldano timidamente, quasi come se ti accarezzassero la pelle senza voler fare troppo rumore. Ed io in fondo mi sono sentita sempre così, come una parte di questo ciclo: quella sezione che si chiama "profumi nuovi", "freschezza", "inizi". Anche se al momento, sarà il clima londinese, ma io mi sento ancora in inverno. Con quell' inaccettabile freddo che colpendoti alle spalle, ti conteggia più mancanze di quanti siano i tuoi attuali desideri.
E sarebbe troppo ovvio dire che mi manca casa, famiglia ed amici. In realtà, oltre a tutto questo, mi mancano cose più piccole.
Mi manca la mia tappa quotidiana alla libreria per comprare qualche nuovo best seller di cui ho sentito in radio, in tv, o da qualsiasi altra parte.
Mi mancano quelle giornate che sembravano così lunghe, tanto che le colmavo scrivendo, una, due, anche più volte al giorno.
Mi manca mia madre che di buon mattino, mentre ancora dormivo, entrava con l'aspirapolvere in camera per pochi minuti, quanto bastava per svegliarmi, per poi andarsene via, chiudendo dietro di sé la porta.
Mi manca mio padre che ogni sabato, talvolta anche la domenica, comprava il pesce che tentava di pulire, pur rifilando dopo un po' a mia madre questo compito.
Mi manca mia nonna che prima di pranzo vuole che si faccia la preghiera, per poi benedire tutte le famiglie del mondo, come se davvero creda che la sua voce possa arrivare al Signore.
Mi mancano le serate in cui non uscivo e me ne stavo in casa a guardare un film sul divano con mio padre, mentre mia madre guardava qualche altro programma televisivo in cucina.
Mi manca litigare con le mie sorelle, anche solo per noia, anche solo per lo scambio di scarpe e vestiti.
Talvolta penso che cosa mi stia perdendo di tutti loro, nel corso di questi mesi, e cosa, anche solo per bilanciare, io stia costruendo, quanto stia crescendo. E a volte credo che non valga mai la pena perdere tutta questa ingenua, semplice ma eterna banalità. Non vale la pena, ma se primavera equivale a risveglio, quest'ultimo incamera in sè la parola crescita. E allora lo si deve fare, è parte di un ciclo naturale che corre al contrario: inizia con il gelido freddo invernale, si assesta con la caduta delle foglie in autunno, che danno spazio ai primi fiori e a quei caldi preludio della migrazione delle rondini. Poi il Sole, da che era cornice, diventa parte del dipinto. E' come lo immagino. O almeno è quello che voglio credere.