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venerdì 1 agosto 2014

Sotto i nostri occhi.

Dopo aver effettuato il check-in all'aeroporto di Roma Fiumicino, mi dirigo nella zona di accesso ai gate. Ripongo tutto in uno dei cestelli a disposizione e passo il controllo del metal detector.

Il pensiero più ricorrente di tutti i fumatori in quel momento è che la prossima sigaretta potrà essere accesa solo una volta atterrati nel luogo di destinazione.

Ammetto di averci pensato soprattutto dopo aver finito di mangiare un panino ad uno dei bar non molto distante dalla zona in cui mi sarei dovuta imbarcare, quando ad un certo punto mi viene indicata una zona fumatori. Apro la porta della saletta e mi siedo timidamente su una poltrona. 

L'aeroporto è il luogo ideale per osservare le persone. Ma lì dentro era come se ci fosse un diverso tipo di incontro. Le persone erano tutte in silenzio, c'erano pochi gruppetti che chiacchieravano a voce non molto alta, quasi per non disturbare. Tutti o quasi erano seduti ed intenti in una delle loro consuete azioni come fosse la prima volta. Terminata la sigaretta, per poco meno di trenta secondi si guardavano intorno per poi sgattaiolare fuori e lasciare entrare qualcun'altro. 

In tutto questo meccanismo del raggiunto-lo-scopo-vado-via, del non sapere di trovare proprio dietro l'angolo ed in quel preciso istante in cui la rassegnazione aveva preso il sopravvento un luogo di silenzioso appagamento, ci ho visto una porzione, molto piccola, di vita, del nostro modo di approcciarci agli eventi, alle cose, e anche alle persone. Come quando pensiamo di non poter nulla, ed invece possiamo ma non lo sappiamo perché non scaviamo nell'immensa portata della curiosità. Come quando crediamo sia più semplice dire basta, dimenticandoci di quello che vogliamo e come combattere per ottenerlo e farlo nostro. Come quando scegliamo di proseguire soli in una strada impervia e sconosciuta, senza ascoltare la voce di qualcuno che potrà da nostra guida suggerirci il modo per orientarci. Come quando crediamo di sapere tutto, tutti i nostri programmi, le procedure, ogni simbolo di un sistema, senza conoscerne il tassello più importante: che la sete di conoscenza, la curiosità, o soltanto la voglia di scoprire per puro desiderio di andare oltre può rompere ogni programma, sminuire le procedure, sciogliere ogni sistema. 

Ed è proprio quando sono entrata in quella saletta che non pensavo potesse esistere che ho rivisto come una pellicola in bianco e nero tutti gli errori passati, quello che ho lasciato si bagnasse sotto schizzi di pioggia scivolando via lontano da me solo per paura, o pigrizia nel guardare troppo lontano. 

Ed è lì che ho capito che niente è troppo lontano, ma talvolta tutto ciò che desideriamo è esattamente dove ci troviamo, sotto i nostri occhi. A noi tocca solo saperlo vedere.