giovedì 2 gennaio 2014

A me, a voi, buon 2014!

Ho cominciato questo nuovo anno mangiando grappoli d'uva, dicono che qui sia di buon auspicio. Ho alzato gli occhi verso un cielo cupo ma illuminato da fuochi d'artificio che rendevano il London Eye qualcosa di incantevole. Per la prima volta ho lavorato, tanto. Ho servito del pollo a clienti che sembravano così lontani dalle nostre consuete tradizioni, quasi come se fosse un giorno qualunque. Ho sempre festeggiato queste feste in famiglia e a dire il vero non mi è mai sembrato una gran cosa. Minimizzavo il riunirsi attorno ad una tavola con bicchieri, posate e tovaglioli rossi da cui ci si alzava con almeno tre chili in più. Detestavo il pomeriggio del giorno di Natale: mi trasmetteva un'insolita malinconia, simile a quella di un'ordinaria domenica pomeriggio. Detestavo la scontata domanda nei giorni che precedevano il 31 "Cosa fai a Capodanno?" ed io che con aria annoiata rispondevo "Non lo so", per poi organizzarmi all'ultimo minuto perché l'importante era stare insieme. Come insieme alla mia famiglia sono stata per 23 anni a scartare i regali sotto l'albero, aspettando ciascuno il proprio turno. Quest'anno la mia famiglia non c'é stata, né un albero di Natale sotto il quale scartare i regali, nemmeno la consueta tavola imbandita, né la fastidiosissima domanda pre-Capodanno. 
Ed è in queste circostanze che capisci che forse stai crescendo, e crescere significa anche questo: dare valore a ciò che prima sembrava scontato quando scontato forse non lo è mai stato. 
Ma crescere significa anche abituarsi a nuove cose, allargare i propri orizzonti, aprirsi a nuove culture, modi di pensare, tracciare nuovi sentieri che possano farti gioire comunque, nonostante tu conosca sempre dentro di te il reale significato di "casa", pur tentando di costruirne un'altra, o più di una.
Nel mese di dicembre nel posto dove lavoro sono state arrestate tre persone senza regolare permesso di soggiorno, due del Pakistan ed un ragazzo dello Sri Lanka. Quest'ultimo si trova ancora in prigione, con una vita spezzata, i cui pezzi sono appesi ad un filo sottilissimo, in attesa di conoscere il suo futuro, se restare, o più presumibilmente tornare nel suo Paese, dove non esistono leggi né forse morale, dove se sei macchiato lo sarai per la vita, come un portatore di peste, relegato agli ultimi posti di una società già retrograda di per sé.  Ma nonostante tutto, la sua fidanzata va a trovarlo ogni lunedì, con la disperazione negli occhi, ma con un'invidiabile costanza, che fa crescere la sua speranza ogni giorno nonostante l'esito di questa triste storia sia quasi certo, in uno Stato, come questo, in cui leggi di ferro sotterrano ogni traccia di sentimentalismo. Ma lui, in uno dei loro incontri, le ha chiesto: "Se devo andare via, tu vieni con me?" E lei, senza alcuna esitazione, con la voce rotta dal pianto, ma con un amore che avrebbe sciolto anche la legge più ferrea, gli ha detto: "Ovvio, vengo con te!"


Non ho propositi per questo nuovo anno, per voi, né per me stessa, ho sempre odiato le solite liste della spesa che divengono dopo poco carta straccia. 

Ma se dovessi dare nomi a questo nuovo anno vorrei si chiamasse: crescita, costanza, amore.
Vorrei si chiamasse "trasformare-disperazione-in-speranza", "amare-senza-timore-perché-si-é-piú-forti-del-ferro", "pazientare-in-attesa-di-successi-piú-propizi", "porre-un-mattone-su-di-una-superficie-fangosa-per-costruire-una-casa-dalle-pareti-indistruttibili".
Vorrei che quest'anno si coniugasse con il verbo "restare".

Perché é vero che gli anni passano, ma noi possiamo scegliere di restare, sempre, ovunque e con chiunque ci capiti di trovarci.

A voi, a me, buon 2014!


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