venerdì 19 ottobre 2012

Ci sono persone che giungono nella nostra vita e ...

Gwyneth Paltrow corre in metro per prendere l'ultima corsa che la condurrà a casa dopo aver perso il suo lavoro. Lo prende al volo. Accanto a lei c'è un uomo che le comincia a parlare in modo strano, quasi invadente. Lei annuisce. Poi lui le rivolge la domanda: "Sa i Monty Python cosa dicevano?Nessuno si aspetta l'inquisizione spagnola". Scendono insieme, per poi dirigersi ognuno nella direzione opposta. Lei va verso casa dove trova il suo fidanzato a letto con un'altra donna. Va via di casa, cercando di contenere dignitosamente un dolore che a volte diviene insopportabile. Cambia taglio di capelli e comincia ad uscire con lo strano tipo della metro, incontrato per caso in un pub quella stessa sera in cui aveva trovato il suo uomo tra le braccia di un'altra. Succede, per uno strano scherzo del destino, che cominceranno ad amarsi.

Gwyneth Paltrow corre, ma nonostante tutto non riesce a prendere la metro, e torna a casa in autobus, quando l'amante del suo fidanzato è già andata via. Così lei continuerà a stare con lui, tra bugie, sospetti e promesse non mantenute. Fin quando non scoprirà tutto e deciderà di farla finita. Quello stesso giorno incontra lo stesso uomo della metro, ma questa volta in un ascensore che le rivolgerà la stessa domanda: "Lo sai i Monty Python cosa dicevano? " E lei, quasi come se l'avesse già sentita: "Nessuno si aspetta l'inquisizione spagnola". Si guardano per una manciata di secondi e sorridono.

Sliding Doors è uno dei miei film preferiti. Mostra due possibili vite della stessa persona nel caso in cui riesca a prendere la metro o nel caso contrario. Ma alla fine sebbene sembra che le cose cambino, comunque vada l'esito sarà sempre lo stesso. Lei riuscirà a scoprire i tradimenti del suo uomo comunque e quel tipo strano un po' invadente, lo incontrerà comunque, in metro o in un ascensore. Credo che il nocciolo della questione sia proprio questo. Siamo noi a scrivere le pagine della nostra vita, siamo soltanto noi gli artefici del nostro destino. Talvolta facciamo scelte che sembrano apparentemente banali ma che possono contribuire a modificare il corso della nostra vita, come decidere di tornare a casa in autobus o in taxi. Ci sono però degli eventi e delle persone che non ci risparmieranno, qualsiasi strada decidiamo di intraprendere. Loro busseranno alla nostra porta e spesso se decideremo di non aprire, di far finta di niente, irromperanno dalla finestra e non ci sarà modo di negargli l'accesso.
Capita di incontrare tante persone nel corso della nostra vita: alla fermata del pullman, della metro, sul posto di lavoro, per strada, in un pub, in un bar mentre sorseggiamo un caffè. Alcune saranno di passaggio. Altre invece le rincontreremo. Sono quelle persone che modificano quegli eventi il cui corso sarà inevitabile. Quelle persone che giungono per dirci qualcosa, per trasmetterci un messaggio che faremo nostro e lo aggiungeremo alla lista di quello che dalla vita abbiamo imparato. Sono persone che giungeranno nella nostra vita per deluderci e farci del male, un dolore che spesso sembrerà lacerante e ti trafiggerà anima e corpo. Queste sono le persone più importanti perchè grazie a loro la lista delle cose da imparare sarà molto più lunga ma ci aiuteranno a crescere, maturare, a porre le basi per diventare quei grandi uomini o grandi donne che sogniamo di essere.
Poi ci sono quelle persone che giungono nella nostra vita e sembra che non ci diano niente. Che arrivano e a volte decidono di restare. Altre volte arrivano e vanno via presto e non avvertiamo nostalgia in loro assenza. Ma anche loro ci insegneranno qualcosa. Ci diranno, inconsapevolmente, di rivolgere lo sguardo altrove, dove veramente cercare per riempire la nostra vita di intensità e passione.
Poi ci sono quelle persone che incontriamo per caso, ad un bar, in un ristorante, per strada, alla fermata dell'autobus o della metro. Persone che successivamente incontreremo altrove. Già lì dovremo capire che non si tratta di persone di "semplice passaggio". Queste sono persone che generalmente rimangono poco nella nostra vita, ma riusciranno a darci così tanto che non potremmo più fare a meno di cercarli. Sono quelle persone che si perdono ma poi, per qualche strano scherzo del destino, si ritroveranno, sempre.
Sono persone venute a "salvarci" in qualsiasi modo una persona possa essere salvata: con un semplice gesto, un sorriso, una parola o più di una, un abbraccio. Quelle persone che giungono con messaggi di speranza, che ci diranno inconsapevolmente di non mollare mai, che risusciteranno nel nostro cuore passioni accantonate da tempo, che ci aiuteranno a non smettere di sognare. Queste persone parlano anche senza troppe parole. Comunicano messaggi inconsapevolmente. Dovremmo essere noi bravi a recepirli. Dovremmo noi abbandonarci totalmente e lasciare che queste persone ci salvino. Perchè talvolta nel lasciare che ci "salvino" riusciremo anche noi a salvare loro, in uno scambio inconsapevole di entusiasmo, speranza, passione, amore. Ecco. E' accaduto un miracolo. Siamo abituati a pensare ai miracoli come ad eventi sovrannaturali, che sfuggono da logiche razionali, come un qualcosa che in fondo non ci appartiene.
Credo che invece i miracoli possano accadere ogni giorno, e gli autori potremmo essere proprio noi. Recepire messaggi di speranza comunicati inconsapevolmente senza proferire troppe parole, lasciarsi "salvare" e allo stesso tempo salvare l'altro in un intercambiabile scambio di amore e passione intensa che ci fa finalmente credere che tutto può ancora succedere, che niente è finito: questo può essere un miracolo.
Chi l'ha compiuto non saranno santi, ma persone, persone speciali, destinati a restare insieme o forse a perdersi , ma mai del tutto, perchè poi si ritroveranno per dar vita ad un altro miracolo e ad un altro ancora, sempre.

giovedì 18 ottobre 2012

Una dedica speciale a TUTTI voi. Siate cuore!

Ero piccola quando qualcuno una volta mi chiese : "Cosa vuoi fare da grande?"
Io, senza alcuna esitazione risposi: "Vorrei fare la pittrice, la scultrice, no, veramente vorrei fare l'artista... per esempio... non lo so... vorrei diventare una scrittrice. "Da quella risposta sono trascorsi più di 15 anni forse. Tanti, intervallati da troppi impegni che per un po' mi hanno fatto dimenticare quella risposta che diedi. Mi diletto a scrivere ma non ho scritto nessun libro per essere etichettata "scrittrice".
Ricordo ancora quando i miei genitori ad ogni compleanno mi chiedevano: "Cosa desideri come regalo?"Se ne ero sprovvista, perchè avevo già finito il precedente, dicevo: "Vorrei un diario segreto."Amavo ricevere quei diari segreti, di quelli con il lucchetto, con le pagine ingiallite. Rappresentava un posto dove poter dare libero sfogo alle mie sensazioni, ai miei stati d'animo, anche alle vicende quotidiane. Ci scrivevo di tutto. Per me quello ero un posto, come dire, sacro. Perchè sapevo di poter scrivere e che, chiudendolo con la chiave custodita gelosamente in qualche cassetto, nessuno mai lo avrebbe letto. Ogni pagina era un pezzo della mia vita, sebbene breve per l'età che avevo, ma ogni singolo rigo rappresentava una piccola minuzia, un dettaglio, un aspetto di me. Quando le pagine finivano e le righe erano tutte piene avevo ottenuto un conglomerato di dettagli che avrebbero rappresentato un pezzo di me.Una volta, quasi per gioco, trovai un vecchio diario, completamente vuoto, sprovvisto di chiavi. Pensai che quelle pagine non potevano rimanere vuote, dovevano intingersi di inchiostro. Non avevo lucchetto, nè chiavi, dunque non potevo scrivere cose che mi riguardavano troppo per timore che qualcuno le leggesse e scoprisse "un altro pezzo di me". O molto più semplicemente decisi di dare spazio alla fantasia e cominciai ad inventare storie, tutte rigorosamente scritte a mano, credo poco più di una trentina, sino a terminare tutte le pagine di quel diario. Poi presi i pennelli e dipinsi la fodera esterna che sembrava fosse di una tinta troppo opaca e scrissi sulla copertina "Polvere di stelle": questo era il titolo che diedi e quello che rappresentava per una bambina di otto anni o poco più, il suo "primo libro".Passata la fase "diario" ho cominciato a scrivere sul vecchio blog di messanger. Passata anche quella fase ho cominciato a farlo ovunque capitasse: su fogli di quaderno, sul pc salvando in cartelle ciò che scrivevo, a volte mi è capitato di farlo anche su dei post it. Per un po' di tempo ho smesso e lo ricordo come uno dei periodi più aridi emotivamente parlando.Poi una sera, di circa due settimane fa, pensai, non so perchè, di provare a gestire un blog, senza alcuna pretesa. Volevo solo un posto dove scrivere senza pretendere che gli altri mi leggessero. L'importante è sempre stato scrivere, non che gli altri mi leggessero. Ecco perchè ho sempre custodito con cura le chiavi del lucchetto per chiudere i miei diari. Certe passioni o "attitudini" non si spiegano. C'è chi canta e lo può fare ovunque, anche sotto la doccia, ma il suo sogno sarà in parte realizzato quando entrerà in uno studio di registrazione per incidere il suo primo disco. C'è chi balla, e talvolta sente dentro qualcosa di così forte che lo spinge a lasciare tutto e correre alla ricerca di un posto per dare libero sfogo alla sua arte. C'è p
oi chi dipinge e necessita soltanto di una tela e dei pennelli, ponendosi dinanzi ad una bella donna o un paesaggio mozzafiato. E c'è poi chi invece scrive. Lo fa seduto su dei gradini, su una sedia o sul letto nella sua stanza. Su un blocknotes, un vecchio quaderno o un blog aperto in rete. Queste persone non hanno bisogno di molto, se non della loro voce, delle loro gambe, dei loro pennelli, delle loro mani per scrivere, e di ascoltare il bisbiglio della voce che dentro di loro gli impone di lasciare tutto e ascoltare il cuore. Forse quando ho cominciato a scrivere da bambina, quando ho ricominciato dopo tempo e quando ho pensato che di questi tempi il blog potesse essere uno spazio dove poterlo fare, ho scelto di essere cuore. 
Questo post lo dedico a voi: a chi mi legge saltuariamente, a chi lo fa spesso, a chi lo fa tutti i giorni e anche a chi non l'ha fatto mai. Sono arrivata a quasi 800 visualizzazioni in due settimane. Probabilmente si tratta di curiosi, di chi si è trovato per caso sulla mia pagina senza dedicarsi alla lettura di un solo rigo, ma non importa.Questo post lo dedico anche a voi. E a voi tutti che mi ispirate, anche inconsapevolmente. A voi che mi permettete di essere, ancora una volta, cuore.
Siate anche voi il vostro cuore!

martedì 16 ottobre 2012

Dovremmo prendere esempio dalle rondini.

... I tre ragazzi entrarono in casa e cominciarono a parlare. La finestra era aperta ma stranamente nonostante fossero le tre di notte non faceva freddo. Due di loro si accomodarono sul divano, l'altro di fronte su una delle quattro sedie che erano attorno al tavolo.
Lei fu colpita dal tatuaggio che quel ragazzo seduto sulla sedia mostrava sulla parte interna dell'avambraccio, raffigurante una rosa con un petalo cadente.
" Questo tatuaggio ha un significato per te?" chiese la ragazza incuriosita.
" Sì, certo. Rappresenta la visione che ho della vita, il mio personalissimo senso della vita."
"Spiegati meglio, non capisco."
"Ecco. Vedi una rosa che sboccia simboleggia la nascita di una vita. Le spine che questa rosa presenta simboleggiano le varie avversità che nel corso della vita ognuno di noi deve affrontare, fino a che la rosa fiorisce. allora la tua vita ti sembra meravigliosa, piena, completa. Ma ecco che all'improvviso un suo petalo cade, perchè può accadere che una parte di quella vita che ti sembrava ricca, completa, al massimo della sua fioritura, all'improvviso ti abbandoni, scivolando via nella tua più totale impotenza. Questo per me rappresenta un lutto familiare, la morte di una persona a me molto vicina."
Lei rimase in silenzio ad ascoltare la sua minuziosa descrizione, non tralasciando nessun dettaglio. Quel racconto le trasmise un mix di emozioni contrastanti: delicatezza, trasparenza, sensibilità, tristezza ma al contempo gioia di vivere. Osservava quelle dita che scivolavano sull'avambraccio, come se volesse fare attenzione a non tralasciare alcun particolare, a descrivere il tutto con la massima accuratezza. A lei servì guardarlo negli occhi per capire che in quello che diceva ci credeva veramente. Fu allora che pensò di non avere ben chiaro quale fosse il suo senso della vita. C'era lì di fronte a lei un ragazzo seduto su una sedia che le stava rivelando il suo e che addirittura se lo era tatuato addosso destando in lei una forte ammirazione, eppure non aveva ben chiaro quale fosse il suo. Pensò che il suo senso della vita era stato oggetto di profondi e continui cambiamenti a seconda dei momenti trascorsi, ma che non ne aveva mai avuto una ferma coscienza al punto da inciderselo sulla pelle perchè ci credeva troppo. Ma forse il senso della vita sta nel non avere senso, sta nel programmare una vita sensata e razionale e poi fare tutt'altro, sta nel cambiare le carte in tavola quando tutto è rigidamente in ordine ma da cui non trasuda entusiasmo, passione, vita. Forse dovremmo prendere esempio dalle rondini che d'inverno, quando il freddo diviene insopportabile, per sopravvivere migrano verso il Sud Africa, alla ricerca di quel "calore" che le tiene in vita, di cui necessitano e che altrove non troverebbero sino probabilmente a morire. Dovremmo allontanarci anche noi forse da quei luoghi, quegli spazi, quelle circostanze o anche da quelle persone che ci induriscono, che ci raffreddano sino ad incupidirci l'anima, ricercando il coraggio di guardare verso nuovi orizzonti che siano in grado di ristorarci, spazi in grado di darci il calore necessario per non sopperire. Il senso risiederebbe nel ricercare tutto questo anche quando sembra che non abbia senso, perchè in fondo tutto questo l'aveva condotta lì a parlare di notte fonda di un senso della vita che forse non esiste o probabilmente è personale, ma che ad ogni modo la affascinava tremendamente. Lei fu incantata dal suo racconto, da quegli occhi che nel bel mezzo della descrizione trasudavano una bellezza d'animo inesplicabile intrisa da un velo di commovente rassegnazione. Ma era tardi e preferì allontanare lo sguardo da quel volto e lasciare che la sua mente si riempisse di pensieri non così complessi. Pensò allora che forse un giorno, quando avrebbe avuto il coraggio e maggiore sicurezza di sè, si sarebbe fatta un tatuaggio che la rappresentasse: una rondine, forse.

lunedì 15 ottobre 2012

Nella vita bisogna provare ogni cosa per capire chi sei e dove vuoi andare.

Credo che il segreto stia nel provare qualsiasi cosa. Colorare il nostro mondo di tutti i colori dell'arcobaleno. Questo non significa non accontentarsi mai fino a rimanere con poche briciole tra le mani che volerebbero via da noi con una sola folata di vento. Ma significa sperimentare tutto per capire su che strada incanalare la nostra esistenza.
Allora passeggiate e quando occorre correte sino a farvi venire il fiatone, ma sappiate anche fermarvi di fronte alla bellezza di un tramonto che renderà belli i vostri occhi e più sensibile la vostra anima.
Alzatevi la mattina. Seguite la vostra dieta. Fate tanto sport. Bevete un caffè con poco zucchero, tanta frutta e verdura. Ma non lasciate che questo vi schiavizzi. Alzatevi la mattina e sappiate sperimentare anche la bontà di un cappuccino con tanto zucchero ed un velo di cacao, anche se la vostra dieta ve lo proibisce. Bisogna ogni tanto abbandonarsi anche a questi piaceri, dare una nota di colore a quella routine che incombe costantemente e che sembra ci schiavizzi in schemi e congetture.
Aprite il vostro armadio e azzardate bizzarri accostamenti di colori. Cambiate ogni tanto taglio di capelli. Cambiare è la parola chiave per dare lucentezza ad una vita che sembra sia sempre la stessa.
Viaggiate, partite per mete inesplorate, con un biglietto di sola andata o anche quello di ritorno, non importa. Abbiate il coraggio di non partire mai con valigie troppo piene, così da riempirle strada facendo di nuove esperienze, amicizie, emozioni, culture in cui vi sarete affacciati. E quando deciderete di tornare, portate con voi anche tutto quello che avete vissuto. E' questo il miglior cambiamento e crescita che potrete portare a voi stessi.
Sperimentate il sesso, quello fugace, quello di emozioni che bruciano istantaneamente. Sperimentate l'amore adolescenziale, quello delle carezze, dei baci rubati, di un telefono che si aspetta che suoni per ore.
Sperimentate l'amore fraterno, quello del ci sono ogni volta che ne avrai bisogno. Sperimentate quell'amore intenso, maturo, che ti assale di emozioni contrastanti, che ti entra dentro con una passione quasi lacerante, quell'amore tremendo in grado di offrirti il paradiso quanto l'inferno.
Sperimentate la calma. Abbandonatevi alla follia.
Fate progetti. Sappiate abbandonarvi a ciò che la vita vi offrirà sapendo quando occorre buttare all'aria i vostri programmi.
Siate negli schemi, ma sappiate uscirne prima che vi risucchino facendovi diventare entità robotiche prive di entusiasmo.
Sappiate sorridere, ridere, anche fino a scoppiare. Ma sappiate anche piangere ed urlare per il troppo dolore.
Siate persone in grado di grandi gesti e grandi passioni, ma non dimenticate la genuinità di semplici gesti quotidiani.
Sappiate ascoltare, ma sappiate parlare quando occorre per far valere le vostre idee.
Sappiate vincere con destrezza, ma sappiate assaporare con umiltà l'amarezza delle sconfitte.
Sappiate dire basta, ma sappiate anche non smettere mai.
Sappiate arrivare, ma sappiate andar via quando per voi non ci sarà più posto.
Sappiate trovare il coraggio di dichiararvi a qualcuno che pensate non vi voglia, sappiate farlo con i modi più dolci, con la delicatezza di una piuma, ma sappiate anche esplodere, fare tanti chilometri, prendere un aereo, un treno o un autobus per bussare alla sua porta e gridarle/gli in faccia che la/lo amate!
Imparate a vivere con gli altri, a rimanere in ambienti affollati e chiassosi, ma sappiate ascoltare anche il silenzio e ogni giorno sperimentate anche solo un pizzico di solitudine per rigenerare la vostra mente.
Sperimentate qualsiasi cosa, non sarà mai troppo, e non lasciate mai che qualcuno vi dica che siete sbagliati nel pensare di sperimentare tutto questo. Voi non lo sarete mai. Non c'è peggior cosa che possiate fare se non quella di accettare consigli su come tracciare il sentiero della vostra vita da chi è sempre rimasto seduto a guardare gli altri correre.

In amore vince chi resta



In amore vince chi resta perchè chi fugge è vigliacco, ed i vigliacchi non sapranno mai amare.
In amore vince chi resta perchè chi fugge preferisce la strada più comoda piuttosto che sacrificarsi, e l'amore, quello vero è anche sacrificio.
In amore vince chi resta perchè chi fugge dal letto di una donna o di un uomo ha voluto condividere con lei o lui solo un momento fugace, chi resta invece non vede l'ora di risvegliarsi ed averla/o accanto sperando che stia ancora dormendo per rimanere in silenzio ad ascoltare il suo respiro.
In amore vince chi resta perchè chi fugge vorrà solo un altro trofeo da esporre, mentre chi resta riuscirà a viverti intimamente senza aver bisogno di esporti mai come fossi un trofeo.
In amore vince chi resta perchè chi fugge non sa aspettare, e amare significa anche aspettarsi.
In amore vince chi resta perchè a chi fugge non interessa starti accanto, ascoltarti e conoscere le smorfie del tuo volto. Chi resta invece tutto questo lo pretende.
In amore vince chi resta perchè chi fugge non vorrà sentirti piangere e nemmeno ridere. Chi resta nel confortarti piangerà insieme a te, e riderà con te quando tutto sarà finito.
In amore non vince chi fugge perchè se avesse voluto amarti e donarti anche un pezzettino soltanto di sé non avrebbe avuto timore di restare.
In amore vince chi resta perchè chi fugge ha deciso di non amarti, e se non ci ha nemmeno provato, probabilmente non ci riuscirà mai e passerà un'intera vita a fuggire.
In amore vince chi resta anche se non ti siede accanto, tentando di colmare le distanze in tutti i modi che ha a disposizione. In amore vince chi è fuggito ma poi ha avuto il coraggio di fare un passo indietro per riprenderti. In amore vince chi si è amato, si è perso per poi ritrovarsi in un pomeriggio d'autunno ad un bar del centro percependo con il solo potere dello sguardo di non essersi mai persi fino in fondo.

Forse bisogna ripeterselo tante volte, per evitare di dare troppo spazio a chi fugge sottovalutando chi ci è accanto e ha deciso di restare, semplicemente perchè ci ama e continuerà a farlo nonostante i nostri occhi guarderanno altrove, perchè l'amore lo si fa in silenzio.

sabato 13 ottobre 2012

Dialogo tra amanti.

"Ecco. Vorrei dirti tante cose ma non so proprio da dove cominciare..."

"Dai dimmi, tranquilla...perchè sei così agitata?"

"Non chiedermi perchè sono così agitata. Anzi, lasciami parlare e per favore non mi interrompere!
Ecco... per la verità non volevo cominciare questo discorso. Anzi, ad essere sincera mi sento una stupida però lo devo fare perchè questa storia mi fa pensare troppo e quando penso divento incredibilmente pericolosa. Sei diventato il mio tormento. Sì vaffanculo, mi tormenti! Trovati una donna, non lo so, qualcuno con cui stare o anche solo scoparci perchè la tua presenza non la tollero più.. E' possibile che ti ritrovi ad aspettarmi in ogni angolo di strada, sotto casa, nel posto in cui lavoro, al freddo e anche sotto la pioggia mentre tenti di riparare quell'ombrello sempre rotto che ti porti dietro? E'rotto, compratene un altro!
No aspetta.. Non volevo dire questo.. Aspetta un attimo, non mi interrompere, fammi parlare e dire tutto quello che sento in questo momento. E' che ogni volta che parliamo, ogni volta che mi sorridi, ogni volta che si comincia un discorso anche stupido vorrei gridarti qualcosa, sì..sbatterti in faccia tutta la mia rabbia per farti capire cosa si prova essere sbattuti in un angolo da un vortice di emozioni contrastanti. Da dove comincio.. ehm.. no aspetta, non mi interrompere.. perchè posso cominciare da quella volta che mentre mi lamentavo di quanto odiassi tremendamente il mio lavoro, te ne sei uscito con "Ma guarda che culo ha quella lì!" Ed io mi sono profondamente innervosita ma ho riso perchè lo so che sei stupido. Però poi mi hai preso la mano e mi hai detto "Tranquilla, ne uscirai fuori, o potrai sempre trovare un altro lavoro, in fondo sei in gamba!" Io ti ho sorriso. Tu anche mi hai sorriso. Ti ho sentito vicino. Tutto qui.. Ti volevo dire solo questo..
..Ehm.. No aspetta, c'è altro.. Aspetta ti ho detto che non mi devi interrompere, lo sai che divento aggressiva! Quella volta che mi hai presentato la tua ragazza. Sì quella lì, proprio lei, non ricordo il nome, quella biondina, slavata, longilinea, che sembrava un po' la moglie di Braccio di ferro.. Effettivamente, credimi, non ho mai capito come facesse a piacerti. Come fa a piacerti una che detesta il cibo giapponese, che non ha mai letto un libro, che trova i Beatles roba vecchia, che ama Justin Bieber, una il cui film preferito è Melissa P., per carità nulla in contrario, ma dimmi, cosa c'entra con te?
Per la verità nemmeno io c'entro molto con te. Eh no, non c'entravo molto nemmeno con quel tipo che mi presentasti una sera con cui sarò uscita qualche volta ma niente di più. E lo sai perchè? Perchè la verità è che posso uscire con chi voglio ma nessuno sarà te. Tu sei l'amico che tutti vorrebbero avere. Sì tutti, tranne me. Io non ti voglio, anzi ti detesto. Detesto il tuo modo di camminare, il tuo modo di impugnare le posate, il tuo film preferito è Star Wars e io detesto quella saga, i tuoi interessi non sono i miei.
Io amo il sushi, tu lo detesti. Il mio colore preferito è il verde, il tuo il celeste.
Eppure ogni volta che ti penso ho un nodo in gola. Ogni mattina il mio pensiero è rivolto a te. Un'alchimia di opposti quasi simbiotica. E' strano sai perchè sono stata io la prima a prometterti la mia amicizia, a piangere sulla tua spalla quando mi sono sentita gettata via da quel coglione del mio ex mentre tu mi dicevi "Ma guardati, sei meravigliosa, non buttarti così per uno che se ti avesse capita non ti avrebbe lasciato più andare!" Ti ho sentito vicino. Ma quando sei stato tu a dirmi "Sono un tuo amico.." eh sì lì ho avvertito una strana sensazione. Come se io sapessi di volerti non come amico, ma non avrei mai potuto dirti il contrario, per non spezzare quell' illusorio equilibrio che ci eravamo costruiti attorno. Ma tu no, non potevi dirmelo. Perchè forse tu lo pensavi sul serio, ma io no, non lo pensavo, non l'ho mai pensato. Ho passato così tanto tempo ad essere la scelta di uomini sbagliati. La verità è che ho sempre voluto essere la tua, vigliaccamente sì, perchè se avessi avuto più coraggio forse per una volta avrei scelto io e avrei scelto te perchè quando ti penso non riesco a levarmi questo fottutissimo sorriso dalla faccia. Perchè sebbene c'entri poco con te, sento di appartenerti. Ti sento vicino ogni volta che mi guardi e che accenni un sorriso, quando mi cerchi, quando mi aspetti ad un qualunque angolo di strada sotto la pioggia e tutto bagnato mi dici "L'ombrello si è rotto!" ed io ti sorrido, perchè so che è sempre lo stesso ombrello rotto che ti porti dietro perchè per pigrizia non vuoi comprartene uno nuovo. Ti sento vicino quando parliamo e non riusciamo a toccarci nemmeno la mano perchè sarebbe troppo rischioso, rischioso per entrambi avvicinarsi troppo. Ora non lo so, non so più cosa dire.. se non..."
"Capisco, mi fa piacere quello che mi dici. Sul serio. Sei una ragazza speciale. Ma è tutto così complicato che forse sarebbe meglio continuare ad essere amici. Ma resta il fatto che ti trovo meravigliosa e non voglio rovinare il rapporto con te."
".. Non sto dicendo di amarti. Non so nemmeno io cosa provo. Ma mi sei entrato dentro e non riesco a farti uscire. Forse ci siamo aspettati troppo o forse questa mia idea di appartenenza a te è sbagliata. Sì forse ti posso rimuovere dalla mia mente, perchè spesso capita che quando vuoi una cosa con tutto te stesso non riesci mai ad ottenere ciò che vuoi che si presenta invece quando non lo desideri più così tanto. E così capiterà anche a noi, perchè so che mi vuoi anche tu, ma quando riuscirai ad ammetterlo forse sarò io a non volerti più così tanto. Peggio per te. Anzi.. Non lo so scusa.. Forse quest'ultima affermazione è stata infelice. Però forse ora vado a letto. Sì perchè dopo aver parlato un'ora da sola davanti allo specchio fingendo che ci fossi tu, cercando la forma più adatta per esprimermi e cercando di immaginare perfino le tue risposte, forse è meglio che vada. Domani sarà un altro giorno. Ci sentiremo al telefono, parleremo per ore, prima di incontrarci stanchi e stressati alla fermata di un autobus, sotto un lampione, in qualche angolo di strada, sperando che non piova perchè so che non avrai un ombrello nuovo con te. Sì, ci ritroveremo lì. Io ti sorriderò, tu pure lo farai. I nostri sguardi si incroceranno, resteremo in silenzio per una manciata di secondi prima di scoppiare a ridere per qualche assurdità che qualcuno dei due avrà combinato e sì poi saremo amici, come sempre. "

venerdì 12 ottobre 2012

Grigio come il cielo di Londra, diviso a metà.

Essere sotto le coperte mentre fuori diluvia. Era da un po' che non vivevo una situazione del genere. Un temporale che ha spazzato via un pezzo d'estate, preannunciando un autunno lungo ed impegnativo. Quel cielo grigio che ti pervade l'anima di un grigiore nostalgico, di una sottile vena malinconica, che vorresti spazzare via, ma non ci riesci perchè fuori continua a piovere incessantemente. Un cielo grigio che richiama ricordi, momenti trascorsi, un pezzo di te che non può più tornare. Era da Londra che forse non vedevo un cielo così. Ma questo cielo è soltanto grigio e non sa di niente. La pioggia che cade sull'asfalto provoca un rumore troppo forte. Così forte che è inevitabile domandarsi se ti va di sentirlo, anche se forse dovrai farlo per forza.
Mi guardo attorno e mi accorgo di avere uno yogurt sulla scrivania lasciato a metà, un romanzo sul comodino letto a metà che quasi mi implora di finirlo, una finestra aperta a metà, un cellulare da riparare, un evidenziatore che sta per finire, un post scritto a metà per timore di metterci troppo di me stessa dentro, e un cuore a metà. E come se tutto questo riflettesse il mio stato attuale di sentirmi a metà, a metà tra i ricordi e la vita attuale, a metà tra la realtà e l'immaginazione, a metà tra me e l'altro, a metà tra quella che appaio e quella che vorrei essere. A volte ci sentiamo così: una metà.
Una metà tra il dire ed il fare, tra ciò che vogliamo e ciò che invece dobbiamo fare, una metà tra la ragione e l'istinto, tra il dove siamo e dove vorremmo essere. Viviamo in un tempo in cui le parole vengono dette a metà, i sentimenti sono vissuti a metà, un tempo dove le persone non vengono mai vissute completamente, ma sempre a metà. E' il tempo dei "mi manchi" mai seguiti da un "ti vengo a prendere", dei "ti voglio" seguiti da "ma forse non è il momento per volerti", dei "ti amo" seguiti dalla certezza di non farlo mai abbastanza. E' tempo di quelle vite in cui ti guardi allo specchio e sai solo ciò che non vuoi, ciò che non devi fare, ciò che non devi dire per essere appropriata. E' il tempo in cui le negazioni prevalgono sugli interrogativi e le affermazioni. E' il tempo del non senso. E' il tempo del "sottrarre" piuttosto che dell' "aggiungere". E' il tempo dei messaggi cifrati perchè non si ha tempo. E' il tempo dei momenti vissuti di fretta perchè non riusciamo mai a goderci la pienezza dell'attimo. E'il tempo degli assaggi che non ci renderanno mai sazi. Delle fessure che forse non riusciremo mai a spalancare completamente.
E' il tempo di un cielo grigio come quello londinese, che forse lascerà spazio a giornate tiepide in cui sarà possibile scorgere un lieve raggio di sole, ma che non riusciremo a godere pensando che tanto oramai è autunno!
E' tempo di uno yogurt che quando decideremo di finire sarà forse scaduto. Di un romanzo che quando decideremo di finirlo non ci interesserà più e ne vorremmo comprare un altro. E' il tempo di quelle metà che non ci soddisfano, di metà che non abbiamo il coraggio di riempire, perchè talvolta ci basta pensare che potremmo sempre farlo. Lasciare le cose a metà spesso fa comodo, perchè credi di poterle portare a compimento quando vuoi. Invece forse le cose, le persone, non aspettano te. E tu resterai sempre con quella metà di te che non hai voluto completare perchè quel senso di completezza in fondo un po' ti fa paura. Quella paura di aver completato qualcosa e di fartelo bastare per non iniziare qualcos'altro. E' tempo di quelle metà che si cercano ma che hanno paura di fondersi, allora si dicono frasi a metà, si inviano messaggi cifrati, si dicono "mi manchi" e se lo fanno bastare, scappano via lasciando uno yogurt sulla scrivania ed un romanzo sul comodino, pensano di non potere e non volere. Ma in fondo aspettano che qualcuno aggiunga un pezzo al loro puzzle lasciato incompleto, perchè forse troppo poco coraggiosi o semplicemente stanchi di cercare il pezzo mancante. Ma è anche il tempo di chi non sa aspettare, o di chi lo fa solo per metà. Ci accontentiamo di tante metà che poi spesso si rivelano niente. E spesso nemmeno cominciamo per paura di lasciare le cose a metà.