martedì 11 dicembre 2012

Non accettate sogni dagli sconosciuti!

Non accettate sogni dagli sconosciuti, per carità!
Ci sono persone che ve li venderanno a metà prezzo come fossero automobili usate.
Ci sono persone che vi si avvicineranno e approfitteranno della vostra fragilità e momentanea confusione emotiva per propinarvi un prodotto già confezionato senza che vi sforziate a realizzarlo.
Ci sono persone che con un'incredibile cavalleria vi porgeranno la mano per essere accompagnati in una danza i cui passi appariranno dapprima confusi per poi definirsi un po' alla volta perchè in fondo saranno sempre gli stessi e riuscirete ad impararli in fretta, sino ad auto-convincervi che quella sia l'unica danza adatta per voi.
C'è chi quel sogno lo paga a caro prezzo o lo riceve semplicemente in dono da chi se ne sarà stufato. 
Ma non accettate sogni dagli sconosciuti, per carità!
Il sogno non si compra, non si vende, nè si regala. Il sogno è tuo e non sarà mai di altri. 
Non si tratta di caramelle, nè di automobili da rottamare. Il sogno nasce dal cuore e si espande con la veemenza dirompente di un fiume in piena sino ad arrivare a coprire ogni parte del corpo. 
Dal cuore passerà ai polmoni quando vi sentirete mancare il respiro ad una porta che vi sarà chiusa in faccia senza che vi sia data una spiegazione. Quando vi sentirete mancare il fiato alla visione di una porta che per voi sarà invece semplicemente socchiusa ed occorrerà soltanto spalancare con la forza che intanto dal cuore è giunta al cervello sino a pervadere la vostra anima. Dal cuore passerà allo stomaco quando sarà chiuso per i troppi bocconi amari digeriti, o vuoto, necessitante di cibo e del buon vino da mandare giù che vi sarà servito su di un piatto d'argento. Il sogno matura in ogni piccola parte di noi e quando sarà grande abbastanza, troppo perchè un corpo possa contenerlo, esploderà. Sarà in quel momento che dovremmo essere bravi abbastanza, scrupolosi ed attenti, da fare in modo che nessun pezzo venga tralasciato, che tutto venga confezionato con cura, ordinando tutti i pezzi come fosse un puzzle con estrema pazienza, con la consapevolezza che ci vorrà una settimana, un mese, un anno o talvolta molto di più. Ma una volta finito avremo un prodotto su cui porremo l'etichetta di sogno, e che sarà nostro, portato a spasso come fosse un cane, indossato come fosse il nostro più prezioso gioiello, un libro custodito in una borsa le cui pagine saranno infinite ma che mai ci stancheremo di leggere. Una fiamma che sarà nata e cresciuta in noi sino ad occupare ogni nostro spazio corporeo e mentale, sino poi a scoppiare in una forza dirompente che non avremmo potuto ostacolare. Un prodotto a cui avremmo dato tutta la nostra attenzione e avremmo definito sogno. Non si può vendere qualcosa che nasce in noi sino a pervadere l'intera anima, sino a compenetrarsi con essa. Non si può vendere un cuore, uno stomaco, un polmone. Non si vendono sogni nè si accettano. 
Tutti hanno la propria strada e chi ancora non l'avrà trovata non dovrà riempire una personalità che gli sembrerà vuota con sogni impacchettati come fossero souvenirs. Non sarà questo a farvi sentire meno vuoti, ma soltanto pieni di qualcosa che in fondo non vi apparterrà mai. Perchè un sogno è come un figlio che cresce dentro di te per poi venir fuori allo scadere del tempo necessario.

lunedì 10 dicembre 2012

Esigenza di spegnersi.

Ci sono momenti in cui ho necessità di spegnermi.
Ma il mio spegnermi non è un'imposizione, il mio è un bisogno, un desiderio forse.
Il mio spegnermi non è come starsene al buio, a rimurginare una potenziale vita che avresti voluto avere e che non hai avuto il coraggio di scrivere nel libro della tua vita. Perchè quando mi spengo in realtà mi accendo. Mi accendo di ricordi, come il proiettore su di uno schermo che mi fa ripercorrere il film della mia vita. Quella vita vera, in cui ci sono state battaglie perse e molte altre vinte, quella vita fatta di piccole soddisfazioni o grandi traguardi, quella vita in cui nel momento in cui pensavi di non farcela ti sei rimboccata le maniche per vincere le tue paure, quella vita in cui ti sei sentita pesante, demotivata, come una mina vagante alla ricerca della sua meta perduta, quella vita in cui un giorno ti svegli e ti accorgi di esser diventata donna in un batter d'occhio. Quella vita in parte scritta, ma mai programmata, quella vita che non hai ancora finito di scrivere, che sai che non smetterà di sorprenderti, quella vita in cui hai ogni tanto l' esigenza di spegnerti per poterla guardare da spettatrice. 
E stasera allora mi spengo. Mi spengo perchè voglio accendere i ricordi. Voglio accendere quella che ero con le ginocchia sbucciate che da bambina si è procurata quella cicatrice sul ginocchio destro perchè durante una corsa tra amici voleva arrivare prima, quella che dopo sono diventata con un cuore spesso fatto a pezzi e poi ricomposto, quella che oggi sono. Una che non ha niente se non un libretto universitario le cui righe non dovranno essere più riempite. Una che al traguardo finale in fondo non ci è ancora arrivata. Una che voleva mollare ma le sue priorità gliel'hanno impedito. Una a cui quando le chiedono che progetti ha per il futuro le viene la pelle d'oca, perchè nel suo mondo rigidamente programmato, dove tutti sanno già dove andare, con chi andare e cosa vogliono dalla vita, lei non lo sa, o forse sì, ma vuole tenerlo segreto, al sicuro, al caldo, per timore che il sogno si disperda come una bolla di sapone. Una che non fa a tempo a gioire che viene inondata da mille domande a cui crede sia prematuro rispondere, una che le risposte le darà solo a se stessa e alle persone giuste, non di certo a chi accecato dalla curiosità vorrà saperlo solo per trarre bilanci. Una che ha paura del futuro come di deludere le aspettative di chi la vorrebbe già in toga. Una che per non deludere le aspettative di questi ultimi in questi ultimi tempi si alzava dal letto col magone di chi sentiva di indossare scarpe troppo strette, di chi correva senza avere abbastanza fiato nei polmoni, di chi sui libri sognava ciò che avrebbe voluto invece fare perchè questo era l'unico modo che aveva per riempire il cuore, un cuore spento, all'ombra, che non aveva il coraggio di mostrare. Una che ha pensato sempre agli altri e poi a se stessa. Una che oggi non ha paura di dire che il futuro le fa paura ma non così tanto da non poterci provare. Un futuro che se programmato perde in fondo di consistenza, di realismo, della sua profonda essenza. Una che ha un sogno ma non si precluderà la possibilità di poterne trovare altri per strada lungo il tragitto. Una che, sebbene non abbia avuto il tempo di gioire, questa volta invece di lasciare che ancora una volta gli altri si intromettano decide di spegnersi. Sì allora mi spengo, per avere la possibilità di accendermi, e se la luce per alcuni sarà troppo forte consiglio di abbassare le persiane perchè io, questa volta, nel brusio di chi giudicherà per sport mi ci metterò fino al collo, perchè io questa volta, dopo aver accontentato tutti, dopo esser giunta ad un piccolo traguardo che vale per me quanto una tappa importante, una soddisfazione immensa, nell'ombra non mi ci metto più. Mi spengo come solo io so fare, accendendomi.

giovedì 6 dicembre 2012

Dalla prima lettera di una discepola al Papa.

Sua Santità,
sono una dei tanti discepoli che ha appreso la notizia della sua presenza su Twitter.
Un social network divertente, semplice, fresco, creato apposta per i giovani. E' forse per quel suo tentativo di avvicinarsi a questo mondo, troppo confuso, privo di esempi di onestà ed integrità troppo spesso mortificati, forse marcio e come direbbe lei di "peccatori", che ha creduto fosse congeniale cominciare ad utilizzare un mezzo di comunicazione "giovanile".
Troppo buffo ma originale il suo account, "Pontifex". Pontifex che fa rima con "Durex". Sì è una marca di preservativi, non lo sapeva? Cioè, mi scusi, ma lei sta usando un mezzo di comunicazione creato apposta per noi giovani, per uno scambio di idee nuove, fresche, divertenti, e non sa che il suo account fa rima con una marca di preservativi? Ecco. Allora forse prima di usufruirne occorra che le descriva il mondo in cui viviamo, a cui lei vorrebbe avvicinarsi, ma che non conosce o forse non vuole nemmeno conoscere. Un po' come quell'ospite che invitato al tavolo tra gli altri commensali decide di restare in poltrona e che siano gli altri a portargli le portate del pasto.
Sa prima che lei gridi allo scandalo, vorrei comunicarle che la maggior parte dei giovani d'oggi decide di fare sesso prima del matrimonio, di condividere in un letto, su un tavolo, in un'automobile momenti di piacere. E se c'è amore tra di loro, sa, lì diventa ancora più bello. Perchè è una compenetrazione di anima e corpo, di piacere ed energia. Ed usano i preservativi. Sì, chiamasi "rapporto protetto", non ne ha mai sentito parlare? I preservativi proteggono da malattie sessualmente trasmissibili, come l'AIDS, malattia che pullula specie tra gli omosessuali. Sì su twitter, su facebook, al supermercato, nella fila alle poste, ci sono anche loro. Gli omosessuali, quelli che in questa nostra società logora e vecchia sono costretti al silenzio e all'ombra per timore di essere derisi, per timore di essere definiti, da quell'istituzione che segue le orme di Cristo che incitava all'amore e a dover essere tutti come fratelli, "peccatori", gente "contro natura", persone con "chiari disturbi psichici". Su twitter non ci troverà chi è costretto in un letto d'ospedale, nutrito quotidianamente nonostante non riesca a rendersene conto, versando in uno stato vegetativo, da settimane, mesi, anni, anni lunghissimi.
E nonostante quell'uomo abbia deciso di non voler vivere in quel modo solo grazie ad un tubo che in realtà gli toglie un pezzo di vita ogni giorno, nonostante quell'uomo in fondo sia già morto, per lei la vita è un dono di Dio, sacra, inviolabile. Ma non posso dargli colpe su questo. Chiamasi ingerenza nelle faccende dello Stato, o forse, sudditanza psicologica a dettami su cui la Chiesa si erge da parte della maggioranza parlamentare che sino a che vedrà la Chiesa contraria non riuscirà a presentare alcuna proposta di legge sul caso, alcuna possibilità per vite che così vissute mancano di dignità, a vite il cui donatario dovrebbe disporne ampiamente, come generalmente si fa con qualsiasi "dono", senza prendere direttive.
 Le dirò, su twitter pagano tutti l'IMU. Ma dubito che lei sappia cosa sia. Eppure certe persone ci piangono quando hanno anche troppe bocche da sfamare.
Alla fine Santità, non vorrei sembrarle presuntuosa, ma mi sembrava giusto metterla al corrente della vita reale a cui lei cerca di avvicinarsi. Ma non sarà un mezzo di comunicazione giovanile come quello di twitter ad accattivare i giovani. Prima di mezzi "giovanili" occorrono idee "giovanili", posizioni fresche, nuove, realistiche, umane. E non pretendo che accetti il sesso prematrimoniale, ma che forse ne cominci ad avvalorare per lo meno l'ipotesi e se ne cominci a parlare senza che nel 2012 sia ancora un taboo, un qualcosa per cui gridare allo scandalo. Pretendo che invece i divorziati e gli omosessuali non siano considerati peccatori, gente contro natura, con chiari disturbi psichici, anche se credo che è grazie proprio a questi beceri appellativi che se il Regno dei Cieli esiste, passeranno prima loro, per tutte le umiliazioni che hanno dovuto subire. Pretendo che nel mio Stato non ci sia più un confessionismo strisciante e si attui quel principio di laicità ad oggi solo formale, e si cominci a legiferare nelle giuste misure su questioni che riguardano la sola istituzione Stato, che è ora che faccia cessare questa sua inopportuna sudditanza verso l'istituzione Chiesa. L'IMU? L'IMU la paga la gente comune. Sa la gente comune non vede mai di buon occhio chi si arroga privilegi eccessivi, un po' come il rapporto fra dipendente e datore di lavoro, suocera e nuora. Non pretendo che lei mi risponda, in fondo i Corinzi hanno scritto lettere per un'intera vita senza mai essere risposti, ed io non sono certo una di loro. Però forse le suggerisco di cominciare a studiare questo mondo in cui vuole addentrarsi. Mi riferisco a Lei, perchè è la sua persona a rappresentare quell'istituzione cui desidero rivolgermi. Noi giovani soprattutto non abbiamo bisogno di esempi che si pongano in poltrona o su un alto piedistallo, abbiamo bisogno di esempi che siano realistici, che non siano coperti di polvere, che non sappiano di marcio, vecchio e stantio. Non abbiamo bisogno di un Papa su twitter, abbiamo bisogno di un Papa che prima di mettersi su twitter si cali nella realtà quotidiana, dove la gente comune paga l'IMU e non solo. Abbiamo bisogno di realismo e di umanità.

Cordialmente,

Una discepola.

Dignità.

Ha dignità un ramoscello d'ulivo, un fiore di pesco, una foglia ingiallita che segna l'autunno.
Ha dignità una grassa risata, un accenno di sorriso, il rossore in viso per il forte imbarazzo.
Ha dignità una lacrima che scorre perchè siamo stanchi, spenti, poco stimolati.
Ha dignità lo strapparci i capelli perchè sembra quasi che gridare a squarciagola non basti.
Ha dignità il silenzio, il farci da parte quando capiremo di non aver spazio nella vita dell'altro.
Ha dignità il rumore delle porte sbattute, il pianto di chi grida il suo amore conservando fra le mani congiunte il suo cuore che gli è stato gettato contro dall'altro, senza alcuna protezione, così, sanguinante.
C'è dignità in un cuore spezzato che non avremo paura di mostrare.
C'è dignità in tutto ciò che esprimiamo o che facciamo se prima riusciremo ad ascoltarci palesando solo ciò che avremo sentito sussurrare.
C'è profonda dignità nel chiedere aiuto nel momento del bisogno senza vergogna, senza costringerci ad essere forti e a superare tutto da soli, perchè quando le nostre preoccupazioni peseranno troppo sulle nostre spalle qualcuno potrebbe aiutarci in un tragitto che sarà sempre e solo nostro, che dipenderà dalla nostra forza e dalla nostra pazienza, ma che condiviso ci renderà quel peso a tratti più leggero.
Ha dignità l'attesa, la pazienza, subire le decisioni altrui.
Ma ha anche dignità il voler rompere silenzi e decidere di propria iniziativa.
C'è profonda dignità nell'ammettere di amare qualcuno, che quel qualcuno ci manca, ammettere che senza di lui è uno strazio che non augureremo mai a nessuno. C'è profonda dignità nel manifestarlo, nel far seguire ad un "mi manchi" un "ti vengo a prendere", nel tentare di far cessare quell'incredibile strazio in cui versiamo.
C'è una dignità immensa nel seguire il nostro cuore senza pretendere che esso ci dia indicazioni, assumendoci le nostre responsabilità senza dover necessariamente prevederne le conseguenze.
La dignità. Troppo spesso confusa con l'orgoglio che è invece prodotto del cervello, seminato su inutili cliché da quattro soldi, pregiudizi e luoghi comuni, che vincola e nega una parte della nostra anima. Una dignità troppo spesso acclamata ma al contempo mortificata. Una dignità sulle bocche di tutti, ma nel cuore di pochi. Una dignità pesata, misurata, con quell'inutile metro che portiamo nelle tasche, con la presunzione di poter misurare ogni sentimento, quell'astrattezza che nasce proprio per non esser misurata, per comprimersi sino a scomparire ma espandersi senza limiti, a tal punto che contenerla in un corpo sarebbe una mortificazione, allora serviranno due corpi o anche di più. Una dignità che è in fondo parte di noi, una compenetrazione fra anima e corpo, una dignità che rispecchia noi, che siamo noi. Allora sarà proprio quando bandiremo quei pregiudizi e quei luoghi comuni insidiatisi nella nostra mente, quando ci faremo guidare dal cuore, quando entreremo a contatto con il nostro io interiore accorgendocene per quella incredibile sensazione di pienezza che avvertiremo, sarà allora che la nostra dignità sarà valorizzata. E' quando prevarranno le barriere e gli schemi che avremo costruito come forme di protezione o per conformarci ad uno stereotipo che ci allontana da ciò che siamo e dal calore che potremmo trasmettere, sarà allora che quella dignità andrà persa, e con essa un po' di noi. Andrà persa quando ci imporremo di comportarci in un certo modo solo perchè lo crediamo giusto, solo perchè così si fa, così fanno tutti, così fanno i forti, non pensando che in realtà anche i più forti hanno paura, anche i più forti sono fragili. Non quando correremo da qualcuno per manifestargli il nostro perdono, il nostro amore nonostante sembra che l'altro non voglia darcene. Andrà persa quando riempiremo il nostro viso di sorrisi finti, nascondendo le lacrime che scorreranno solo quando saremo soli nella nostra stanza, a luci spente. Andrà persa quando vorremmo mostrare a tutti una finta felicità solo per non apparire i soliti tristi, stanchi e demotivati. Andrà persa quando non daremo ad una nostra passione la possibilità di venir fuori, quando non ci paleseremo per ciò che siamo, con le nostre paure, le nostre fragilità, le nostre insicurezze.
Perchè avere e preservare la tanto acclamata dignità, significa essere autentici.
La dignità è soprattutto verità. Credo.

mercoledì 5 dicembre 2012

Ombre.

Degli uomini sono come il cancro.
Si insinuano in una piccola cellula del tuo corpo per poi estendersi progressivamente con una forza dirompente quanto ingestibile, man mano, sempre di più. E ne vorresti arrestare il flusso perchè il suo progressivo avanzare ti provoca un male atroce, una sofferenza che penetra sin dentro alle ossa, partendo dal cuore e giungendo al cervello, un qualcosa che ti impedisce di restare in equilibrio, che provoca vertigini, che a tratti ti immobilizza. Ci sono degli uomini che sono il peggior male in cui certe donne possano incappare eppure si troveranno a combattere tra il desiderio inconscio di liberarsene e l'ostinato tentativo di lasciarlo scorrere nelle nostre vene, come se realizzare che quest'uomo sia per noi un cancro non sia abbastanza per combatterlo, per annientarlo, per rimuoverlo. Ma cos'è questa tendenza all'autolesionismo?
E' paura forse di dimenticare, di finire, timore di archiviare un altro pezzo di vita. Perchè le cose finiscono solo quando le avremo rimosse, dimenticate, archiviate nel cesto di quei ricordi sin troppo lontani per averne un'immagine nitida. Temiamo la fine perchè conosciamo quanto sia faticoso ricominciare, quanto sia straordinario rinascere ma quanta pazienza occorra. Allora vigliaccamente preferiremo mancanze presenti solo con le loro ombre che si estenderanno in ogni singola cellula sino ad impadronirsi della nostra anima, condizionando il nostro umore, i nostri gesti, proprio come un cancro. Ma la verità è che non potrai permettere a quest'uomo di essere così forte, anzi, di renderti così debole ed impotente. Dimentica, rimuovi, archivia, non aspettare di morire. O se vuoi fallo, ma dopo, permettiti di rinascere! Liberati come un soffione trascinato dalla forza del vento, ma mai dalla forza di qualcun'altro.

martedì 4 dicembre 2012

L'arte dello spettegolare.

Chiamatela pure arte quella dello spettegolare, perchè in effetti ce ne vuole tanta per essere zucche vuote ma con bocche eccessivamente piene.
Mi sa tanto di futili congreghe di vecchiette settantenni che in quei paesini di dieci abitanti, trenta pecore e cinquanta galline si riuniscono in cortili per allestire il focolare del pettegolezzo più rozzo e meschino. Mi sa tanto di quelle donne che si incontrano dal parrucchiere per tenersi informate degli ultimi sviluppi di persone che a mala pena saluteranno per strada ma di cui conosceranno vita, morte e miracoli. Chi ha lasciato chi, chi ha tradito chi e perchè, se la moglie del salumiere se la intenda veramente con il barbiere dei suoi figli.
Non so quanto possa effettivamente valere spettegolare su amici, parenti, conoscenti o addirittura ignoti, ma effettivamente è un'arte che non mi ha mai particolarmente attirato, e non perchè io sia la fatina buona, ma perchè ad essa ho sempre preferito il silenzio. Il silenzio l'ho sempre trovato molto più dignitoso, molto più umano, meno convenzionale. Anche perchè credo che quest'arte appartenga a chi sia vuoto, a chi abbia poco o addirittura niente da dire su di sé, a chi ometta il silenzio nella scala delle possibilità. E' forse questo che spinge persone dalla personalità confusa a tratti camaleontica, cervelli vuoti e vite spente a tentare di riempirsi di altri. Ma la verità è che saranno solo le loro bocche a riempirsi poichè i loro cervelli rimarranno sempre vuoti e le loro vite sempre spente. L'unico dato positivo sarà che metteranno sotto i riflettori ancora una volta quelle vite che non avranno bisogno di ulteriori illuminazioni, perchè saranno già da sole in grado di splendere di luce propria, ed andranno avanti con le loro vite invidiate da chi non potrà fare altro che riempirsi solo la bocca, da chi forse venderebbe l'anima al diavolo per averne una così, ma non ci riusciranno mai, perchè non è possibile per zucche vuote e vite spente.
Quanto amo chi riuscirebbe a parlar di sé per ore. Quanto amo chi predica l'arte del silenzio.

lunedì 3 dicembre 2012

L'amore basta?

Non so se l'amore basti. Io onestamente me lo sono sempre fatto bastare.
Perchè c'è chi dice che l'amore non basti per stare insieme, ma la verità è che forse dipende da che accezione diamo a questa entità misteriosa che ci porta sù con la stessa rapidità in cui è in grado di farci sprofondare, che comunemente prende il nome di "amore".
Perchè se per amore intendiamo assenza di egoismo, la negazione dell'orgoglio, la voglia di scoprirsi, slanci di entusiasmo avvertiti anche per semplici gesti quotidiani, un sorriso appena svegli e prima di andare a dormire, sacrificarsi reciprocamente scendendo talvolta da quel piedistallo che spesso ci tiene troppo in alto, al freddo, senza permetterci di accalorarci, allora posso dire che l'amore basta.
In effetti io me lo sono fatto bastare, e forse è per questo che se fossi uomo una donna come me forse non riuscirei ad amarla, nè vorrei averla accanto, perchè chi non sopporta il freddo pur di riscaldare spesso può scottare. Perchè per me l'amore, così inteso, è sempre bastato. E' bastato quando mi strappavo il cuore riponendolo così com'era, senza alcuna forma di protezione, nelle mani dell'altro, tra un sorriso o anche in un fiume di lacrime. E' bastato quando ho preso un aereo per volare da chi pensavo c'entrasse poco con me eppure volevo essere lì semplicemente per congiungermi con un pezzo della mia anima che in quel momento era l'altro a possedere, senza la quale forse non avrei avuto la forza di continuare. E' bastato perchè in quell'amore non c'era orgoglio nè egoismo nè piedistalli che potessero reggere il confronto. E mi è bastato anche quando ho viaggiato in treno per sentirmi dire che tutto quello in cui avevo creduto in realtà non c'era o forse non era mai esistito. Non c'era entusiasmo, nè sorrisi, lì c'era la voglia di amare e basta nonostante tutto, ne era rimasto solo un nocciolo, la piena essenza, dove non c'era egoismo nè orgoglio, ma solo un cuore strappato dal petto e pestato ripetutamente. Sono una che ha avuto sempre bisogno di conoscere la verità prima di prendere decisioni che mi sono trovata invece il più delle volte a subire. Sono una che l'amore lo vive con estrema passione e struggente dolore. Sono una che l'amore lo vive con telefoni muti e porte sbattute. Sono una che spesso ha avuto bisogno di morire per poter rinascere, una morte sofferta ma una rinascita in fondo meravigliosa che mi ha fatto credere che a volte valga la pena morire per poter rinascere in questo modo.
Ma se oggi mi chiedessero se ne è valsa la pena, se è valsa la pena far salire il cuore così in alto per poi farlo sprofondare in uno strazio a tratti ingestibile, io risponderei che ne è valsa la pena, comunque. Perchè vale sempre la pena amare. Non so se l'amore basti, ma io me lo sono fatto bastare, e credo che in un'accezione ampia e totalitaria alla fine possa bastare. Perchè non dovrebbe date le tante coppie in giro che stanno insieme nonostante la totale assenza di amore, ma per abitudine, perchè va bene così, perchè alla fine in due si è meno soli. Allora a chi dice che l'amore non basta rispondo che forse si sta sbagliando o forse sbaglia nel concepirne il suo reale significato. Forse non può dire che l'amore non basti, ma che forse non ama abbastanza. Forse in quell'amore di cui parla non ci mette l'assenza di egoismo ed orgoglio, l'entusiasmo di scoprirsi, la voglia nonchè il bisogno di sacrificarsi perchè l'amore non è solo un sorriso ma anche lacrime amare, gesti inconsulti, urla di dolore, ci mette la freddezza di un piedistallo troppo alto. Forse crede che l'amore non basti perchè crede che l'amore sia solo gioia e spensieratezza, crede che l'amore si riduca ad un "ti amo" troppo facile da dire, che in effetti anche dei bambini sanno pronunciare. Invece l'amore, se esiste ed è pieno, basta, anzi, trabocca, è tutto, e alla fine, vince sempre.