giovedì 6 dicembre 2012

Dalla prima lettera di una discepola al Papa.

Sua Santità,
sono una dei tanti discepoli che ha appreso la notizia della sua presenza su Twitter.
Un social network divertente, semplice, fresco, creato apposta per i giovani. E' forse per quel suo tentativo di avvicinarsi a questo mondo, troppo confuso, privo di esempi di onestà ed integrità troppo spesso mortificati, forse marcio e come direbbe lei di "peccatori", che ha creduto fosse congeniale cominciare ad utilizzare un mezzo di comunicazione "giovanile".
Troppo buffo ma originale il suo account, "Pontifex". Pontifex che fa rima con "Durex". Sì è una marca di preservativi, non lo sapeva? Cioè, mi scusi, ma lei sta usando un mezzo di comunicazione creato apposta per noi giovani, per uno scambio di idee nuove, fresche, divertenti, e non sa che il suo account fa rima con una marca di preservativi? Ecco. Allora forse prima di usufruirne occorra che le descriva il mondo in cui viviamo, a cui lei vorrebbe avvicinarsi, ma che non conosce o forse non vuole nemmeno conoscere. Un po' come quell'ospite che invitato al tavolo tra gli altri commensali decide di restare in poltrona e che siano gli altri a portargli le portate del pasto.
Sa prima che lei gridi allo scandalo, vorrei comunicarle che la maggior parte dei giovani d'oggi decide di fare sesso prima del matrimonio, di condividere in un letto, su un tavolo, in un'automobile momenti di piacere. E se c'è amore tra di loro, sa, lì diventa ancora più bello. Perchè è una compenetrazione di anima e corpo, di piacere ed energia. Ed usano i preservativi. Sì, chiamasi "rapporto protetto", non ne ha mai sentito parlare? I preservativi proteggono da malattie sessualmente trasmissibili, come l'AIDS, malattia che pullula specie tra gli omosessuali. Sì su twitter, su facebook, al supermercato, nella fila alle poste, ci sono anche loro. Gli omosessuali, quelli che in questa nostra società logora e vecchia sono costretti al silenzio e all'ombra per timore di essere derisi, per timore di essere definiti, da quell'istituzione che segue le orme di Cristo che incitava all'amore e a dover essere tutti come fratelli, "peccatori", gente "contro natura", persone con "chiari disturbi psichici". Su twitter non ci troverà chi è costretto in un letto d'ospedale, nutrito quotidianamente nonostante non riesca a rendersene conto, versando in uno stato vegetativo, da settimane, mesi, anni, anni lunghissimi.
E nonostante quell'uomo abbia deciso di non voler vivere in quel modo solo grazie ad un tubo che in realtà gli toglie un pezzo di vita ogni giorno, nonostante quell'uomo in fondo sia già morto, per lei la vita è un dono di Dio, sacra, inviolabile. Ma non posso dargli colpe su questo. Chiamasi ingerenza nelle faccende dello Stato, o forse, sudditanza psicologica a dettami su cui la Chiesa si erge da parte della maggioranza parlamentare che sino a che vedrà la Chiesa contraria non riuscirà a presentare alcuna proposta di legge sul caso, alcuna possibilità per vite che così vissute mancano di dignità, a vite il cui donatario dovrebbe disporne ampiamente, come generalmente si fa con qualsiasi "dono", senza prendere direttive.
 Le dirò, su twitter pagano tutti l'IMU. Ma dubito che lei sappia cosa sia. Eppure certe persone ci piangono quando hanno anche troppe bocche da sfamare.
Alla fine Santità, non vorrei sembrarle presuntuosa, ma mi sembrava giusto metterla al corrente della vita reale a cui lei cerca di avvicinarsi. Ma non sarà un mezzo di comunicazione giovanile come quello di twitter ad accattivare i giovani. Prima di mezzi "giovanili" occorrono idee "giovanili", posizioni fresche, nuove, realistiche, umane. E non pretendo che accetti il sesso prematrimoniale, ma che forse ne cominci ad avvalorare per lo meno l'ipotesi e se ne cominci a parlare senza che nel 2012 sia ancora un taboo, un qualcosa per cui gridare allo scandalo. Pretendo che invece i divorziati e gli omosessuali non siano considerati peccatori, gente contro natura, con chiari disturbi psichici, anche se credo che è grazie proprio a questi beceri appellativi che se il Regno dei Cieli esiste, passeranno prima loro, per tutte le umiliazioni che hanno dovuto subire. Pretendo che nel mio Stato non ci sia più un confessionismo strisciante e si attui quel principio di laicità ad oggi solo formale, e si cominci a legiferare nelle giuste misure su questioni che riguardano la sola istituzione Stato, che è ora che faccia cessare questa sua inopportuna sudditanza verso l'istituzione Chiesa. L'IMU? L'IMU la paga la gente comune. Sa la gente comune non vede mai di buon occhio chi si arroga privilegi eccessivi, un po' come il rapporto fra dipendente e datore di lavoro, suocera e nuora. Non pretendo che lei mi risponda, in fondo i Corinzi hanno scritto lettere per un'intera vita senza mai essere risposti, ed io non sono certo una di loro. Però forse le suggerisco di cominciare a studiare questo mondo in cui vuole addentrarsi. Mi riferisco a Lei, perchè è la sua persona a rappresentare quell'istituzione cui desidero rivolgermi. Noi giovani soprattutto non abbiamo bisogno di esempi che si pongano in poltrona o su un alto piedistallo, abbiamo bisogno di esempi che siano realistici, che non siano coperti di polvere, che non sappiano di marcio, vecchio e stantio. Non abbiamo bisogno di un Papa su twitter, abbiamo bisogno di un Papa che prima di mettersi su twitter si cali nella realtà quotidiana, dove la gente comune paga l'IMU e non solo. Abbiamo bisogno di realismo e di umanità.

Cordialmente,

Una discepola.

Dignità.

Ha dignità un ramoscello d'ulivo, un fiore di pesco, una foglia ingiallita che segna l'autunno.
Ha dignità una grassa risata, un accenno di sorriso, il rossore in viso per il forte imbarazzo.
Ha dignità una lacrima che scorre perchè siamo stanchi, spenti, poco stimolati.
Ha dignità lo strapparci i capelli perchè sembra quasi che gridare a squarciagola non basti.
Ha dignità il silenzio, il farci da parte quando capiremo di non aver spazio nella vita dell'altro.
Ha dignità il rumore delle porte sbattute, il pianto di chi grida il suo amore conservando fra le mani congiunte il suo cuore che gli è stato gettato contro dall'altro, senza alcuna protezione, così, sanguinante.
C'è dignità in un cuore spezzato che non avremo paura di mostrare.
C'è dignità in tutto ciò che esprimiamo o che facciamo se prima riusciremo ad ascoltarci palesando solo ciò che avremo sentito sussurrare.
C'è profonda dignità nel chiedere aiuto nel momento del bisogno senza vergogna, senza costringerci ad essere forti e a superare tutto da soli, perchè quando le nostre preoccupazioni peseranno troppo sulle nostre spalle qualcuno potrebbe aiutarci in un tragitto che sarà sempre e solo nostro, che dipenderà dalla nostra forza e dalla nostra pazienza, ma che condiviso ci renderà quel peso a tratti più leggero.
Ha dignità l'attesa, la pazienza, subire le decisioni altrui.
Ma ha anche dignità il voler rompere silenzi e decidere di propria iniziativa.
C'è profonda dignità nell'ammettere di amare qualcuno, che quel qualcuno ci manca, ammettere che senza di lui è uno strazio che non augureremo mai a nessuno. C'è profonda dignità nel manifestarlo, nel far seguire ad un "mi manchi" un "ti vengo a prendere", nel tentare di far cessare quell'incredibile strazio in cui versiamo.
C'è una dignità immensa nel seguire il nostro cuore senza pretendere che esso ci dia indicazioni, assumendoci le nostre responsabilità senza dover necessariamente prevederne le conseguenze.
La dignità. Troppo spesso confusa con l'orgoglio che è invece prodotto del cervello, seminato su inutili cliché da quattro soldi, pregiudizi e luoghi comuni, che vincola e nega una parte della nostra anima. Una dignità troppo spesso acclamata ma al contempo mortificata. Una dignità sulle bocche di tutti, ma nel cuore di pochi. Una dignità pesata, misurata, con quell'inutile metro che portiamo nelle tasche, con la presunzione di poter misurare ogni sentimento, quell'astrattezza che nasce proprio per non esser misurata, per comprimersi sino a scomparire ma espandersi senza limiti, a tal punto che contenerla in un corpo sarebbe una mortificazione, allora serviranno due corpi o anche di più. Una dignità che è in fondo parte di noi, una compenetrazione fra anima e corpo, una dignità che rispecchia noi, che siamo noi. Allora sarà proprio quando bandiremo quei pregiudizi e quei luoghi comuni insidiatisi nella nostra mente, quando ci faremo guidare dal cuore, quando entreremo a contatto con il nostro io interiore accorgendocene per quella incredibile sensazione di pienezza che avvertiremo, sarà allora che la nostra dignità sarà valorizzata. E' quando prevarranno le barriere e gli schemi che avremo costruito come forme di protezione o per conformarci ad uno stereotipo che ci allontana da ciò che siamo e dal calore che potremmo trasmettere, sarà allora che quella dignità andrà persa, e con essa un po' di noi. Andrà persa quando ci imporremo di comportarci in un certo modo solo perchè lo crediamo giusto, solo perchè così si fa, così fanno tutti, così fanno i forti, non pensando che in realtà anche i più forti hanno paura, anche i più forti sono fragili. Non quando correremo da qualcuno per manifestargli il nostro perdono, il nostro amore nonostante sembra che l'altro non voglia darcene. Andrà persa quando riempiremo il nostro viso di sorrisi finti, nascondendo le lacrime che scorreranno solo quando saremo soli nella nostra stanza, a luci spente. Andrà persa quando vorremmo mostrare a tutti una finta felicità solo per non apparire i soliti tristi, stanchi e demotivati. Andrà persa quando non daremo ad una nostra passione la possibilità di venir fuori, quando non ci paleseremo per ciò che siamo, con le nostre paure, le nostre fragilità, le nostre insicurezze.
Perchè avere e preservare la tanto acclamata dignità, significa essere autentici.
La dignità è soprattutto verità. Credo.

mercoledì 5 dicembre 2012

Ombre.

Degli uomini sono come il cancro.
Si insinuano in una piccola cellula del tuo corpo per poi estendersi progressivamente con una forza dirompente quanto ingestibile, man mano, sempre di più. E ne vorresti arrestare il flusso perchè il suo progressivo avanzare ti provoca un male atroce, una sofferenza che penetra sin dentro alle ossa, partendo dal cuore e giungendo al cervello, un qualcosa che ti impedisce di restare in equilibrio, che provoca vertigini, che a tratti ti immobilizza. Ci sono degli uomini che sono il peggior male in cui certe donne possano incappare eppure si troveranno a combattere tra il desiderio inconscio di liberarsene e l'ostinato tentativo di lasciarlo scorrere nelle nostre vene, come se realizzare che quest'uomo sia per noi un cancro non sia abbastanza per combatterlo, per annientarlo, per rimuoverlo. Ma cos'è questa tendenza all'autolesionismo?
E' paura forse di dimenticare, di finire, timore di archiviare un altro pezzo di vita. Perchè le cose finiscono solo quando le avremo rimosse, dimenticate, archiviate nel cesto di quei ricordi sin troppo lontani per averne un'immagine nitida. Temiamo la fine perchè conosciamo quanto sia faticoso ricominciare, quanto sia straordinario rinascere ma quanta pazienza occorra. Allora vigliaccamente preferiremo mancanze presenti solo con le loro ombre che si estenderanno in ogni singola cellula sino ad impadronirsi della nostra anima, condizionando il nostro umore, i nostri gesti, proprio come un cancro. Ma la verità è che non potrai permettere a quest'uomo di essere così forte, anzi, di renderti così debole ed impotente. Dimentica, rimuovi, archivia, non aspettare di morire. O se vuoi fallo, ma dopo, permettiti di rinascere! Liberati come un soffione trascinato dalla forza del vento, ma mai dalla forza di qualcun'altro.

martedì 4 dicembre 2012

L'arte dello spettegolare.

Chiamatela pure arte quella dello spettegolare, perchè in effetti ce ne vuole tanta per essere zucche vuote ma con bocche eccessivamente piene.
Mi sa tanto di futili congreghe di vecchiette settantenni che in quei paesini di dieci abitanti, trenta pecore e cinquanta galline si riuniscono in cortili per allestire il focolare del pettegolezzo più rozzo e meschino. Mi sa tanto di quelle donne che si incontrano dal parrucchiere per tenersi informate degli ultimi sviluppi di persone che a mala pena saluteranno per strada ma di cui conosceranno vita, morte e miracoli. Chi ha lasciato chi, chi ha tradito chi e perchè, se la moglie del salumiere se la intenda veramente con il barbiere dei suoi figli.
Non so quanto possa effettivamente valere spettegolare su amici, parenti, conoscenti o addirittura ignoti, ma effettivamente è un'arte che non mi ha mai particolarmente attirato, e non perchè io sia la fatina buona, ma perchè ad essa ho sempre preferito il silenzio. Il silenzio l'ho sempre trovato molto più dignitoso, molto più umano, meno convenzionale. Anche perchè credo che quest'arte appartenga a chi sia vuoto, a chi abbia poco o addirittura niente da dire su di sé, a chi ometta il silenzio nella scala delle possibilità. E' forse questo che spinge persone dalla personalità confusa a tratti camaleontica, cervelli vuoti e vite spente a tentare di riempirsi di altri. Ma la verità è che saranno solo le loro bocche a riempirsi poichè i loro cervelli rimarranno sempre vuoti e le loro vite sempre spente. L'unico dato positivo sarà che metteranno sotto i riflettori ancora una volta quelle vite che non avranno bisogno di ulteriori illuminazioni, perchè saranno già da sole in grado di splendere di luce propria, ed andranno avanti con le loro vite invidiate da chi non potrà fare altro che riempirsi solo la bocca, da chi forse venderebbe l'anima al diavolo per averne una così, ma non ci riusciranno mai, perchè non è possibile per zucche vuote e vite spente.
Quanto amo chi riuscirebbe a parlar di sé per ore. Quanto amo chi predica l'arte del silenzio.

lunedì 3 dicembre 2012

L'amore basta?

Non so se l'amore basti. Io onestamente me lo sono sempre fatto bastare.
Perchè c'è chi dice che l'amore non basti per stare insieme, ma la verità è che forse dipende da che accezione diamo a questa entità misteriosa che ci porta sù con la stessa rapidità in cui è in grado di farci sprofondare, che comunemente prende il nome di "amore".
Perchè se per amore intendiamo assenza di egoismo, la negazione dell'orgoglio, la voglia di scoprirsi, slanci di entusiasmo avvertiti anche per semplici gesti quotidiani, un sorriso appena svegli e prima di andare a dormire, sacrificarsi reciprocamente scendendo talvolta da quel piedistallo che spesso ci tiene troppo in alto, al freddo, senza permetterci di accalorarci, allora posso dire che l'amore basta.
In effetti io me lo sono fatto bastare, e forse è per questo che se fossi uomo una donna come me forse non riuscirei ad amarla, nè vorrei averla accanto, perchè chi non sopporta il freddo pur di riscaldare spesso può scottare. Perchè per me l'amore, così inteso, è sempre bastato. E' bastato quando mi strappavo il cuore riponendolo così com'era, senza alcuna forma di protezione, nelle mani dell'altro, tra un sorriso o anche in un fiume di lacrime. E' bastato quando ho preso un aereo per volare da chi pensavo c'entrasse poco con me eppure volevo essere lì semplicemente per congiungermi con un pezzo della mia anima che in quel momento era l'altro a possedere, senza la quale forse non avrei avuto la forza di continuare. E' bastato perchè in quell'amore non c'era orgoglio nè egoismo nè piedistalli che potessero reggere il confronto. E mi è bastato anche quando ho viaggiato in treno per sentirmi dire che tutto quello in cui avevo creduto in realtà non c'era o forse non era mai esistito. Non c'era entusiasmo, nè sorrisi, lì c'era la voglia di amare e basta nonostante tutto, ne era rimasto solo un nocciolo, la piena essenza, dove non c'era egoismo nè orgoglio, ma solo un cuore strappato dal petto e pestato ripetutamente. Sono una che ha avuto sempre bisogno di conoscere la verità prima di prendere decisioni che mi sono trovata invece il più delle volte a subire. Sono una che l'amore lo vive con estrema passione e struggente dolore. Sono una che l'amore lo vive con telefoni muti e porte sbattute. Sono una che spesso ha avuto bisogno di morire per poter rinascere, una morte sofferta ma una rinascita in fondo meravigliosa che mi ha fatto credere che a volte valga la pena morire per poter rinascere in questo modo.
Ma se oggi mi chiedessero se ne è valsa la pena, se è valsa la pena far salire il cuore così in alto per poi farlo sprofondare in uno strazio a tratti ingestibile, io risponderei che ne è valsa la pena, comunque. Perchè vale sempre la pena amare. Non so se l'amore basti, ma io me lo sono fatto bastare, e credo che in un'accezione ampia e totalitaria alla fine possa bastare. Perchè non dovrebbe date le tante coppie in giro che stanno insieme nonostante la totale assenza di amore, ma per abitudine, perchè va bene così, perchè alla fine in due si è meno soli. Allora a chi dice che l'amore non basta rispondo che forse si sta sbagliando o forse sbaglia nel concepirne il suo reale significato. Forse non può dire che l'amore non basti, ma che forse non ama abbastanza. Forse in quell'amore di cui parla non ci mette l'assenza di egoismo ed orgoglio, l'entusiasmo di scoprirsi, la voglia nonchè il bisogno di sacrificarsi perchè l'amore non è solo un sorriso ma anche lacrime amare, gesti inconsulti, urla di dolore, ci mette la freddezza di un piedistallo troppo alto. Forse crede che l'amore non basti perchè crede che l'amore sia solo gioia e spensieratezza, crede che l'amore si riduca ad un "ti amo" troppo facile da dire, che in effetti anche dei bambini sanno pronunciare. Invece l'amore, se esiste ed è pieno, basta, anzi, trabocca, è tutto, e alla fine, vince sempre.

domenica 2 dicembre 2012

Detesto quindi temo.

Detesto il verbo dimenticare. Anzi ne ho timore, il che per me equivale a dire lo stesso. Comincio a detestare tutto ciò che mi fa paura perchè è come se non volessi dare a me stessa la possibilità di averne, ma quando la paura si impossessa di una parte della mia mente facendomi sentire fragile ed impotente, acquisto un po' di umanità. Ma anche quello detesto. Detesto la mia paura e la mia umanità. Perchè data la mia spiccata vena passionale non conosco mezze misure. Allora le mie paure saranno paure profonde come pozzi in cui non riesci a vedere la superficie, buie ed impervie come le sue pareti, paure come pozzi in cui cadi avvertendo la sensazione che forse non riuscirai più ad uscirne. Quelle paure che destabilizzano ma al contempo ti tengono ferma immobilizzando dapprima i piedi per poi salire alle ginocchia sino ad indurire persino il busto. La mia umanità invece non riesco a definirla, per la stessa ragione per cui io non ami particolarmente i complimenti nè tanto meno farli a qualcuno, per la stessa ragione per cui se dovessi parlare di me a qualcuno comincerei ad elencare i miei difetti e solo se mi venisse chiesto due o tre pregi, di quelli comuni, sentiti tante volte, di quelli che sembrano appartenere un po' a tutti, perchè la verità è che la mia insicurezza non mi ha mai permesso di analizzare i miei lati positivi. Qualche volta sarà capitato che mi sia riconosciuto qualche pregio, ma mai abbastanza, sempre a metà, per paura. Ho paura anche di questo. E sì allora lo detesto. Ho paura di riconoscermi pregi per non apparire presuntuosa ma al contempo detesto trovarmi con una lunga lista di difetti senza riuscire a fare una lista altrettanto lunga di pregi. Non so nemmeno se ne abbia per la verità, ma detesto soprattutto citare quei difetti che in fondo non mi riconosco ma li pronuncio comunque per sentito dire, perchè oramai li ho inculcati.
Detesto ergo ho paura. Detesto dimenticare quindi ne ho paura. Ho paura di dimenticare quindi anche di essere dimenticata. Ho così paura che ogni giorno un po' del mio tempo lo dedico alla prevenzione della mia paura ricordando. Ma ricordare circostanze, luoghi che hai visto, incredibili esperienze, persone entrate straordinariamente nella tua vita, ricordare emozioni, gioie, delicate quanto intense sensazioni, ti impedisce di dimenticare ma non di essere dimenticata. Però è come se il mio ricordo ed il mio desiderio sempre acceso di non dimenticare smorzasse i toni di questo inguaribile timore, quasi come se questa mia paura si riducesse della metà e con l'altra metà riuscissi a convivere. In realtà non ci convivo serenamente perchè la mia insicurezza, da me fortemente detestata quindi temibile, talvolta mi rende succube di questa paura. E' come se credessi che esista una regola per cui necessariamente se uno ricorda l'altro dimentica, se uno ha paura l'altra non ne ha. Anche questa è un'altra cosa che temo e che quindi detesto. Però la verità è che la paura, l'ansia, la paranoia di essere dimenticata oramai fa parte di me, rintanata in un piccolo spazio del mio cervello, che talvolta lo annebbia ma forse senza questa sensazione che mi accompagna non mi riconoscerei più. Senza tutte queste paure non sarei più me stessa, nè forse avrei quell'umanità che temo, che detesto, ma in fondo lo devo dire, me ne riconosco tanta. Sì sono molto umana. Sarò presuntuosa, ma sono umana. Punto. Stop. Lo sono e oggi me lo riconosco, domani non so, ma oggi sì. Ma il punto è che forse solo se riuscissi ad aver paura senza detestare questo sentimento, solo se riuscissi ad accettare le mie paure e farne un punto di forza, se riuscissi a conviverci senza sprofondare in pozzi bui dalle pareti impervie di cui sarà impossibile scrutarne la superficie, potrei cominciare forse ad allungare la lista dei pregi e renderla non della stessa lunghezza (non esageriamo!) ma quanto meno simile alla lista dei miei difetti, che stranamente non temo, nè detesto.

sabato 1 dicembre 2012

Quando la vita ti chiama, rispondile!

Quando la vita ti chiama, rispondile! 
 Talvolta il tuo telefono squillerà senza tregua, come un disco rotto che per pigrizia o semplicemente per la tua tendenza autolesionista fingerai di non sentire. Scoprirai sul tuo telefono tante chiamate senza risposta. Proverai a richiamare ma non è detto che lei ti risponda, giustificandoti con gli altri e con te stesso dicendo "Ma io ho richiamato, lei non mi ha risposto. La vita è così, adesso non posso fare nulla".  Può darsi che ti faccia attendere per ore prima di ricevere una risposta dal centralino, ti dirà di aspettare senza ricevere una risposta o talvolta sarà lei a negarsi. Perchè la vita è superba, pretende che alle sue telefonate tu risponda. Allora quando la vita ti chiama, rispondile! Devi rispondere.
Quando si tratta di eventi spiacevoli a causa delle tue mancate risposte potrà decidere di lasciare dei messaggi in segreteria che ascolterai per poi cestinare, come se quel messaggio non l'avesse mai inviato. Ma l'ha fatto e quando un dolore, un fallimento, un'amara sconfitta ti travolgerà non potrai di certo giustificarti. La vita ti aveva informato, sei stato tu a far finta di niente. Perchè per queste cose la vita insiste come se fossero circostanze che in fondo ti sono dovute. E' per le cose belle che spesso non lo fa. Ve l'ho detto, la vita è superba. Telefonerà una volta, al massimo due, dopo di che non si affaticherà a lasciare messaggi in segreteria perchè in fondo se avessi voluto esser felice avresti risposto. Non l'hai fatto allora continua a pestare merde e a fermarti per giorni, mesi, addirittura anni, con la presunzione di poterti sfilare la merda dalle suole e ricominciare a passeggiare con le scarpe pulite, come se la vita intanto ti stesse aspettando. Ma la vita non ti aspetta. Un uomo o una donna che sia dovrebbe chinarsi soltanto per raccogliere tutti i fiori più belli e profumati incontrati durante il tragitto ma intanto continuare la sua passeggiata che a volte diverrà una corsa. E quando le merde si infileranno sotto le suole dovrà continuare. Non potrà perdere giorni, mesi o addirittura anni per potersele sfilare e far apparire le sue scarpe come nuove. Ci dovrà camminare comunque, perchè a furia di camminare, a tratti di correre, dimenticheremo di avere le scarpe sporche, man mano sarà il tragitto stesso a pulircele. Perchè se ci affaccendiamo in quest'opera certosina intanto quei fiori potenzialmente belli e profumati da raccogliere lungo il tragitto potrebbero seccarsi o essere raccolti da qualcun'altro. Allora quando la vita ti chiama, devi risponderle, soprattutto se hai appena pestato merde, la vita non si focalizza su inutili convenevoli, ti accoglierà soprattutto se le tue scarpe saranno infangate. Non lasciare che il tuo telefono squilli a vuoto, ritrovandoti sommersa da chiamate che non riceveranno mai più una risposta e non confidare nei messaggi di segreteria perchè è raro che per le cose belle lo faccia. 
Quando la vita ti chiama, rispondile. Perchè può darsi voglia regalarti un fiore o più di uno il cui profumo servirà a rimuovere la puzza delle suole sporche di merda.